MORTE DI MARCO GIACCHETTA, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: È UN SUICIDIO, AUTOPSIA PSICOLOGICA DIRIMENTE
Viviamo un periodo buio
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE
MORTE DI MARCO GIACCHETTA, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: È UN SUICIDIO, AUTOPSIA PSICOLOGICA DIRIMENTE
Marco Giacchetta, 25 anni, è scomparso il 17 settembre 2015 da Cave, Roma.
Il suo corpo è stato trovato nella zona di Colle Palme, una frazione di Cave, 4 giorni dopo, il 21 settembre.
Causa della morte: dissanguamento da recisione dell’arteria carotide destra.
Ieri la trasmissione “Chi l’ha visto?” ha trattato il caso e la criminologa Ursula Franco si è espressa sui social: “uso di droga, pensieri ossessivi persecutori che datavano da tempo, se non è schizofrenia è psicosi indotta dagli stupefacenti, hesitation marks, il sangue è stato assorbito dal terreno come nel caso Lidia Macchi… quello di Marco Giacchetta non è un omicidio ma un suicidio e l’autopsia psicologica è dirimente”, l’abbiamo contattata per ulteriori approfondimenti.
Dottoressa Franco, com’è morto Marco?
Si è suicidato.
Sul collo di bottiglia, con il quale si sarebbero ferito, c’è il sangue di Marco ma non sono state rinvenute le sue impronte, neanche frammentarie, come se lo spiega?
Sul collo di bottiglia non ci sono impronte perché non sempre lasciamo impronte sulle cose che tocchiamo.
Sul posto del ritrovamento pare non vi fosse sangue, che ne pensa?
Il sangue è stato assorbito dal terreno, come nel caso Lidia Macchi.
Nonostante le ricerche in quell’area il corpo di Marco è stato trovato solo dopo 4 giorni, secondo lei è stato spostato?
La casistica insegna, spesso i cadaveri si trovano in aree già battute dai cani e dai soccorritori. Gli esempi che potrei farle sono infiniti, dal caso Ceste al caso Parisi/Mondello, passando per il caso Gambirasio e Mingarelli. E poi, se il corpo fosse stato spostato all’esame autoptico sarebbe emerso attraverso lo studio delle macchie ipostatiche. Peraltro, nessuno trasferirebbe un corpo in un’area nella quale ci sono le ricerche del disperso in corso, siamo seri.
Dottoressa, le multiple ferite non mortali presenti sul cadavere?
Sono d’accordo con il primo medico legale, quello che ha eseguito l’autopsia, si tratta di Hesitation marks (tagli di prova), lesioni di frequente riscontro nei suicidi. Peraltro sono stati i familiari a riferire che alcuni testimoni hanno sentito qualcuno urlare e pregare ad alta voce proprio nell’area in cui è stato trovato il cadavere di Marco, un’ulteriore riprova dello scompenso psicotico.
Ieri su Rai3 a “Chi l’ha visto?”, la madre di Marco ha dichiarato: “Mio figlio stava scappando e si stava nascondendo”, da chi scappava il Giacchetta?
Da immaginari persecutori.
Dottoressa Franco, si spieghi meglio, anche per i nostri, numerosi ed assidui lettori
Marco era in balia di pensieri ossessivi persecutori che potrebbero essere stati causati sia ad un disturbo schizofrenico non ancora diagnosticato che ad una psicosi indotta dall’uso di stupefacenti. Sono state la madre e la sorella a raccontarci delle sue paure, per questo motivo dico che l’autopsia psicologica è dirimente.
Le riporto alcune loro dichiarazioni in merito.
Madre: “Un anno prima marco da un po’ di tempo aveva dimostrato delle paure dei pensieri (…) come se temesse che qualcuno gli volesse far del male (…) Lui era convinto che qualcuno l’avesse registrato de… de registrazioni audio o video non so bene mentre penso che lui nominava qualche persona che magari lui riteneva pericolosa (…) Abbiamo scoperto che marco aveva fatto uso di stupefacenti lo convinsi a farsi seguire da una terapeuta perché per me il problema principale non erano gli stupefacenti ma il motivo per cui Marco era caduto in queste sostanze (…) lo vedoooo… sempre più spaventato, cioè che gli stanno ritornando le paure dell’anno pri… dell’anno precedente mi ripete di queste registrazioni non avevo capito il grave problema che aveva mio figlio fino a pochi giorni prima della scomparsa di essere accompagnato dai miei genitori nascosto dentro al portabagagli della macchina, questo me lo scrisse sopra un foglietto, aveva paura che qualcuno lo vedesse, allora voleva che io lo nascondessi dentro al portabagagli per portarlo fuori da Cave e aveva paura, era il 15 (settembre), lui aveva paura che gli succedesse qualche cosa, o il 16, o il 17 visto che su questo foglietto che mi aveva fatto leggere c’era scritto: “Se non succede niente il 18 ritorno”
Sorella: “Mi parlava delle registrazioni telefoniche eee… che qualcuno comunque lo avesse registrato e gli voleva fare del male, appunto per questo fece una denuncia nella caserma qui a Cave, ha parlato con il maresciallo che ha segnato tutto quanto e lui l’ha fatta come una cosa di protezione nei suoi confronti, “se dovesse succedere qualcosa io mi sento protetto perché sono andato dai carabinieri”, fece questa denuncia perché appunto perché aveva delle paure, era un modo per tutelarsi”
- un biglietto scritto da Marco Giacchetta, con didascalie, si noti “SONO PARANOICO”
- sempre il biglietto scritto da Marco Giacchetta, con didascalie, si noti “SONO UNO DI POCA FIDUCIA”
Dottoressa è stata molto chiara, Vuole aggiungere qualcosa?
I giornalisti non hanno competenze in campo psichiatrico e spesso commettono errori grossolani perché non sanno di non sapere.
Il caso di Antonietta e Salvatore docet.
A “Chi l’ha visto?” il problema psichiatrico di Antonietta non è stato riconosciuto.
Dottoressa FRANCO, la soluzione ci sarebbe: interpellare gli esperti
Viviamo un periodo buio.