PARCO DEL VULTURE, 2.000 FIRME IN 3 GIORNI
Venosa, ecco cosa chiedono i cittadini che hanno risposto all’appello di “Natura e Libertà”
In pochissimi giorni, nonostante la pandemia, il Comitato apolitico e apartitico “Natura e Libertà” ha raccolto quasi 2000 firme per lanciare un appello al Sindaco di Venosa in merito al Parco del Vulture. Questi numeri straordinari indicano quanto l’argomento sia centrale per la popolazione e meriti attenzione la parte del Comune. Chiediamo cose semplici e ragionevoli: 1) annullare le videoconferenza di domani (certe cose non si decidono in una chat privata su invito) 2) spostare ogni decisione al termine della pandemia (il sindaco pensi all’ospedale) 3) organizzare incontri, dibattiti e convegni aperti al pubblico; 4) rispondere con una relazione tecnica, scientifica, economica e giuridica ai 15 quesiti che abbiamo posto; 5) indire una referendum popolare affinché sia il popolo a decidere. Di seguito la lettera che è stata protocollata al Sindaco Iovanni: Egregio Signor Sindaco Iovanni, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni non abbiamo ricevuto alcun riscontro da parte Sua. Le rinnoviamo le nostre richieste:
1. Annullare la videoconferenza prevista per domani;
2. Rinviare la decisione sull’ingresso di Venosa nel perimetro del Parco al termine della pandemia;
3. Organizzare incontri, dibattiti e convegni che coinvolgano tutta la popolazione;
4. Realizzare uno studio sul piano tecnico, giuridico, economico, agricolo e ambientale per dare un riscontro scritto ai 15 elementi di criticità che Le abbiamo evidenziato nella precedente mail;
5. Indire un referendum popolare affinché l’ultima parola spetti alla cittadinanza Voci molto ricorrenti dicono che sia stato già deciso l’ingresso del Parco rimandando la determinazione delle aree ad un secondo momento. Nell’interesse di Venosa Le chiediamo di non percorrere questa strada scellerata.
La questione del Parco è molto divisiva nella cittadinanza. Le ricordiamo che alle ultime elezioni amministrative si sono presentate ben 5 liste a dimostrazione che la cittadinanza è già molto divisa. Non crei ulteriori motivi di divisione. A livello simbolico, per farle percepire il malessere che coinvolge la cittadinanza, abbiamo raccolto in 4 giorni quasi 1650 firme in formato cartaceo e oltre 200 in formato elettronico. Consideri l’alto valore democratico che hanno queste firme raccolte in pochissimo tempo, peraltro in un periodo di pandemia e di raccolta delle olive per tanti venosini. La popolazione è già molto afflitta, angosciata, terrorizzata sia per i problemi legati alla salute che per quelli legati al lavoro. Non crei ulteriori motivi di preoccupazione sotto tutti i punti di vista. Ci appelliamo alla Sua coscienza, non faccia calcoli politici. Le chiediamo un gesto di apertura e di rasserenamento dello stato d’animo collettivo. Rinviamo tutto a tempi migliori. Le ricordiamo che nel Suo programma, con cui ha chiesto i voti ed è stato eletto, si parlava di diretta streaming, referendum consultivo senza quorum e interpellanza del cittadino. Per realizzare questi punti del Suo programma non ha bisogno delle nostre sollecitazioni e delle nostre firme.
Non vogliamo imporre nulla e allo stesso modo chiediamo che non ci venga imposto nulla alla cittadinanza. Sindaco non può ignorare circa 2000 cittadini. Il questa occasione dimostri di essere il Sindaco di tutti e dia corso ad una nuova fase politica aperta e partecipata. Dia un segnale forte, annulli subito la videoconferenza fissata per domani. Concentri tutte le Sue energie sulla pandemia e sull’Ospedale. Siamo certi che terrà conto delle nostre parole. Buon lavoro e distinti saluti COMITATO NATURA E LIBERTA’ Angelo Dichirico In particolare, il Comitato ha posto al Sindaco e al Consiglio Comunale le seguenti 15 domande chiedendo un riscontro scritto che ad oggi ancora non è arrivato: 1. Attualmente uno Statuto vero e proprio del Parco non esiste, né esiste un Piano del Parco. Sarebbe più opportuno scrivere prima le regole insieme e poi, se davvero rappresentano un vantaggio, aderire al perimetro nelle forme più adeguate? 2. Il Parco nasce per la tutela e la valorizzazione del Monte Vulture e dei Laghi di Monticchio.
Il nostro territorio ha caratteristiche completamente diverse. Non abbiamo castagneti, faggi, querce secolari, la farfalla bromea, l’alborella del Vulture. Quindi perché entrare? Si chiede quali specie animali e vegetali l’Amministrazione intende tutelare con l’ingresso nel Parco? 3. Qual è il costo economico di adesione, gestione e partecipazione al Parco che sarà a carico di tutta la cittadinanza anche per gli anni a venire? 4. L’Art. 34 della legge regionale del Parco prevede che ogni modifica di ampliamento o riduzione del perimetro sia soggetta all’autorizzazione del Parco stesso e della Regione, pertanto il Comune, se dovesse entrare nel Parco, non potrebbe uscirne facilmente. Prima di aderire genericamente al perimetro del Parco non sarebbe opportuno specificare chiaramente quali aree saranno coinvolte e se saranno ricomprese in zona 1, 2 o 3? 5. Tra i principali fautori all’adesione del Parco esistono titolari di conflitti d’interesse che per un ipotetico tornaconto personale stanno sacrificando gli interessi dell’intera comunità venosina? 6. Il divieto di caccia all’interno del Parco favorirebbe la riproduzione, diretta e indiretta, di cinghiali e lupi. Le strade di Venosa già attualmente sono attraversate dai cinghiali. Si rappresenta all’Amministrazione che l’attività di abbattimento selettivo è affidata sempre a cacciatori e il divieto di caccia allontanerebbe questi ultimi dal nostro territorio. I cinghiali oltre a rappresentare un pericolo per la popolazione, ogni anno provocano molti danni all’agricoltura. Prima di aderire, l’Amministrazione ha effettuato un’indagine analitica dei costi dei danni provocati dai cinghiali nelle zone che aderiscono a Parchi confrontandoli con quelli arrecati nelle zone libere da vincoli? Da dati Regionali, in nostro possesso, risultano per il 2019 ben 3.200.000 euro di danni provocati dai cinghiali nelle aree protette ed appena 850.000 euro nelle aree non protette. Questi dati sono stati ponderati dal Comune per il territorio di Venosa? 7.
Nel mese di ottobre 2020, nonostante la pandemia, è stata certificata la presenza e il pernottamento nelle strutture ricettive di Venosa di 100 cacciatori. Il Comune ha effettuato un’indagine accurata per valutare quale sia l’impatto economico della caccia per il settore del turismo, del commercio, dell’agricoltura, dell’artigiano e della ristorazione e quali benefici la caccia produce nella tutela del territorio? 8. Come tutti sanno, a Melfi per andare a raccogliere le castagne serve un permesso e bisogna pagare. Potrebbe accadere la stessa cosa a Venosa per quanto attiene la raccolta di asparagi, funghi, more, tartufi, frutta, legna, ecc.? 9. In merito all’ipotetico “rischio” connesso alle trivellazioni per estrazione di idrocarburi, si chiede all’Amministrazione di verificare se l’ingresso nel Parco abbia effetto retroattivo e se sono in essere domande già presenti che resterebbero valide. Inoltre, si chiede di verificare se Venosa, anche non aderendo al Parco, in qualità di zona adiacente allo stesso possa comunque ottenere particolari tutele. L’Amministrazione ha effettuato un’accurata indagine per verificare se esistono altri strumenti giuridici per tutelare il territorio considerando la valenza culturale, storica, archeologica e turistica del territorio medesimo? In particolare, si chiede di verificare se questo tipo di tutela possa essere ottenuta attraverso il piano paesaggistico redatto dalla Regione congiuntamente al Ministero per i Beni e le Attività Culturali. 10.
Il regolamento Regionale vieta le recinzioni dei terreni agricoli fatta eccezione di quelle realizzate in materiali tradizionali, ovvero staccionate in legno. Questa è una forte limitazione dell’esercizio della proprietà privata tutelata anche dalla costituzione. La mancata possibilità di una recinzione “normale” sarebbe un forte disincentivo per la realizzazione di nuove abitazioni e depositi agricoli con ulteriore danno per la cittadinanza, l’edilizia, il commercio, l’agricoltura e l’artigianato. Soprattutto a seguito della pandemia, non sarebbe più opportuno incentivare le famiglie ad andare a vivere in campagna avvicinandosi ad una vita più salutare e a stretto contatto con la natura? 11. E’ vero che l’adesione al Parco, anche in zona 3, comporterebbe vincoli autorizzativi anche per la modifica del regolamento urbanistico e di tutti gli strumenti urbanistici che sarebbero sottoposti anche al parere obbligatorio del Parco? Quali altre autorizzazioni e permessi richiederebbero un doppio passaggio burocratico con limitazione anche dei poteri in capo al Sindaco e delle attribuzioni e funzioni degli uffici comunali con danni per la cittadinanza, le attività economiche, produttive, artigianali, agricole, industriali, professionali, ecc.? 12.
L’adesione al Parco comporterebbe il divieto assoluto nella creazione di nuove strade e infrastrutture per alcune zone del Parco e la necessaria autorizzazione del Parco per altre zone. Vale veramente la pena rinunciare per sempre all’urgente e primario problema stradale e infrastrutturale? 13. Il divieto di bruciare le potature quale impatto avrebbe tanto sull’agricoltura intensiva quanto su quella che risponde al fabbisogno familiare? Perché creare così tanti disagi e danni economici? 14. Il Parco imporrebbe numerosi vincoli e divieti soprattutto nel settore agricolo. Prima di aderire al Parco, il Comune ha valutato analiticamente l’impatto economico che tali limitazioni e divieti avrebbero in questo settore? 15. Il Parco si riserva l’acquisizione di immobili di proprietà privata (disciplinata dall’art. 25 della L.R. n. 28/1994). In particolare, l’Ente Parco può, ai sensi del D. Lgs. n. 325/2001: espropriare e/o imporre servitù di passaggio su strade e sentieri, ecc.. Vale la pena limitare la proprietà privata e i diritti della comunità cittadina? In nome di cosa? In attesa di un riscontro scritto che chiarisca tutti queste criticità si chiede: – di annullare immediatamente la videoconferenza programmata per il 10 novembre, – di non aderire al perimetro del Parco entro la data del 15 novembre, – di organizzare al termine della pandemia incontri, convegni e dibattiti che coinvolgano tutta la cittadinanza e di affidare la decisione finale alla comunità venosina tramite un referendum popolare secondo i principi della democrazia diretta.
IL PRESIDENTE ANGELO DICHIRICO COMITATO PROMOTORE “NATURA E LIBERTA’”