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«IO COMBATTO IL COVID AL FIANCO DEI SANITARI IL MIO INTERESSE È TUTELARE LA SALUTE DI TUTTI»

Il Dg dell’Asm fa il punto sul contagio, i posti letto nell’ospedale di Matera e chiarisce la sua posizione sugli operatori sanitari

MATERA. Nella giornata in cui il bollettino dei numeri Covid a Matera raggiunge quota 590 mantenendo una media di circa 40 contagiati al giorno, perfare il punto della situazione clinica, sanitaria ed epidemiologica, abbiamo intervistato il DottorGaetano Annese, direttore generale dell’Asmdi Matera, cogliendo anche l’occasione perfare chiarimento in merito a una frase estrapolata da una dichiarazione rilasciata nei giorniscorsi dal dottor Annese nel corso di un’ intervista televisiva, che ha suscitato diversi malanimi e ripercussionimediatiche nelmondo degli operatori sanitari e infermieristici dell’ospedale Madonna delle Grazie e nelle sedi delle loro rappresentanze sindacali. Direttore, partiamo dalla situazione generale a Matera. «È innegabile che si sta verificando un aumento dei ricoveri e noi per quanto possibile abbiamo aumentato i posti letto». Può fornire dei numeri precisi? «Sì. La situazione ad oggi è la seguente: abbiamo 77 ricoverati di cui 55 in malattie infettive, 11 in pneumologiaCovid e 11 in terapia intensiva. Con una disponibilità al momento di 2 posti letto in infettivi,zero posti in pneumologia e 4 posti in terapia intensiva.

Diciamo quindi che la situazione si mantiene in equilibrio tra dimessi e nuovi ingressi. Sicuramente una boccata d’ossigeno l’avremo per fine mese quando si saranno ultimati i lavori per l’allestimento di 36 posti letto in pneumologia Covid a pressione negativa e ciò sicuramente ci darà un attimo di “respiro” e ci farà essere più tranquilli perché avremo una capienza maggiore di posti letto». I problemi però permangono. «Il problema è legato al fatto che qui possiamo aumentare gli spazi però accanto agli spazi ci vuole il personale e comunque glispazi non sono aumentabili a dismisura anche perché questo non è un ospedale tuttoCovid è un ospedaleCovid e “normale” per patologie che non di certo con il Covid vanno in vacanza; noi comunque continuiamo ad effettuare tutti gli altriricoveri che normalmente l’ospedale fa».

Come vi siete organizzati? «Abbiamo segregato tutta l’area Covid in un unico piano, abbiamo separato i percorsi, ma comunque è una situazione critica perché c’è questa commistione dei due percorsi che gestiamo al meglio creando delle separazioni e ovviamente in questo dobbiamo anche chiedere la collaborazione di tutti coloro che fanno ingresso in ospedale perché non devono pretendere di poter accompagnare il paziente che viene a visita in due o in tre;se proprio è necessario una persona ma altrimenti l’interessato può venire da solo a visita perché è chiaro che più persone entrano in ospedale e maggiore è il rischio di contagi». Bene Dottore! A proposito di contagi, la sua frase sugli operatorisanitari che hanno preso il Covid ha scatenato un vero e proprio caos. «Ecco.In proposito a qualche dichiarazione che è stata fatta l’altro giorno circa il contagio degli operatori se è interno o esterno posso dire che dalle indagini che noi effettuiamo, verifichiamo che spesso si tratta di contagi esterni, provenienti dall’esterno che poi l’operatore porta all’interno, però nulla esclude che possa anche verificarsi all’interno o a causa di persone che entrano comunque e che portano il virus, si pensi agli asintomatici o anche durante l’attività lavorativa,si pensi alle manovre di vestizione e svestizione, basta una distrazione, o per mille altri motivi, ci si può contagiare. Ma in ogni caso è difficile poi andare a chiarire e a verificare appieno se il contagio è interno o esterno;tant’è vero che l’Inailstessa ha emanato una circolare in base alla quale tutte le positività degli operatori vengono dichiarate infortuni; anche l’Inail dunque ammette questa difficoltà e quindi nel dubbio non avendo la certezza di poter capire se il contagio è interno o esterno comunque viene fatta la denuncia di infortunio sul lavoro; ecco perché quella mia dichiarazione. Comunque a tranquillità di tutti gli operatori non è che ho escluso a priori assolutamente: è vero l’uno ma è vero anche l’altro.

D’altra parte come vede la mia frase presa nell’intero discorso cambia completamente. Dunque è stata letta male». Che vuol dire agli operatori sanitari? «Spero di aver contribuito a rasserenare anche gli animi perché ho capito che sono un po’agitati. Ma poi figuriamoci io sono in campo in prima linea come loro e quindi è interesse mio tutelare la loro salute, quindi non solo non ho criticato assolutamente il loro operato professionale, anzi li ringrazio per l’impegno che profondono e poi desidero ribadire che io sono in prima linea come loro. Io non sono al di fuori. In questo momento è vero che faccio il direttore generale ma io sono prima di tutto il direttore sanitario dell’ospedale. Io fondamentalmente vivo nell’ospedale». Che ci può dire dei due ospedali da campo donati aMatera dal Qatar? «Sono in atto le gare di appalto da parte della regione sia per un sistema di rinforzo e sia per tutto il resto che serve per renderli operativi e quindi penso che appena arriva il materiale potremo allestirli.Nel frattempo desidero comunicare che abbiamo allestito 14 posti letto a Stigliano per pazienti pauci-sintomatici o che sono clinicamente guariti. Dal 16 poi avremo altri 16 posti letto residenziali cioè di chi non può fare la quarantena a casa, perché non ha sintomi o non può stare a casa perché la casa è piccola e allora li ospitiamo in questa struttura a Stigliano garantendo loro ospitalità alberghiera». Un suo messaggio ai cittadini materani… «Non aspettiamo che ci chiudano completamente cioè non aspettiamo un lockdown generalizzato;siamo noi gli artefici di questa situazione perché potremmo rispettare la libertà che comunque c’è stata ancora concessa mantenendo però un atteggiamento molto riguardoso di quelle che sono le norme di distanziamento, del lavaggio delle mani delle mascherine e potremmo godere di un minimo margine di libertà rispettando le regole e non arrivare a doverci far chiudere del tutto. Purtroppo siamo in guerra e dobbiamo combattere».

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