“PLINTI E PIATTAFORME PER L’EOLICO COZZANO CON IL SANTUARIO DELL’ACQUA”
Lo studio: «Qualsiasi attività industriale e movimentazione terra comporta un rischio di inquinamento potenziale delle falde che bisogna scongiurare»
L’enorme patrimonio idrico dell’acquifero denominato “Santuario dell’acqua dei Monti di Muro Lucano-Marzano-Ogna-Contursi Terme” è già inserito in una proposta di legge del Senatore Ortolani sulla tutela degli acquiferi sotterranei.
«Qualsiasi attività industriale, come la costruzione di plinti e piattaforme e movimentazione terra per l’installazione di pale eoliche comporta un rischio di inquinamento potenziale delle falde acquifere che bisogna scongiurare anche in applicazione del principio di precauzione e nell’ottica di una politica di tutela e uso sostenibile delle risorse idriche» spiega lo studio dell’Associazione ambientalista di Muro Lucano, guidata da Carmine Sarcinella.
«Gli inquinamenti rilasciati dalla superficie topografica possono diffondersi muovendosi con l’acqua piovana, disciolti o trasportati insieme ai detriti e raggiungere le falde acquifere. Le acque durante lo scorrimento possono mescolarsi agli inquinanti presenti e possono trasportarli in laghi, invasi, fiumi, zone umide, acque sotterranee, acque costiere. Gli acquiferi carsici, in particolare, sono i più vulnerabili all’inquinamento, perché le acque non sono sottoposte a filtrazione e il trattamento e il trasporto degli inquinanti nelle acque può essere veloce».
In quest’ottica «l’impianto eolico “Monte Raitiello” che minaccia le montagne di Muro Lucanoprevede nella zona di ricarica dell’acquifero la realizzazione di oltre 10km di nuova viabilità, in luoghi poco antropizzati, ricchi di biodiversità e presuppone, inoltre, l’adeguamento della viabilità esistente, oltre 20km di strada di montagna dove l’ampiezza della carreggiata non consente il transito di mezzi pesanti. Sono diversi i km che nella zona saranno attraversati da scavi per il passaggio dei cavidotti, un luogo non urbanizzato e il rischio di alterare la rete superficiale di ricarica dell’acquifero non è da sottovalutare – spiega Sarcinella-
Nella zona più superficiale di un acquifero carsico, le acque si muovono a velocità elevate, e l’effetto di autodepurazione è praticamente nullo: quello che entra in un acquifero carsico, quasi sempre esce immutato alla sorgente, spesso in brevissimo tempo. Non solo: le aree carsiche presentano, nella zona di assorbimento, di una grande quantità di depressioni, inghiottitoi, pozzi e doline ideali per farne delle comode discariche. Troppo spesso si dimentica, o si finge di non sapere che così si inquina l’intero sistema carsico e l’inquinamento prodotto nella zona di assorbimento può andare a contaminare sorgenti distanti anche chilometri, addirittura in valli adiacenti».