«NELLE ZONE ROSSE LE SCUOLE NON SONO STATE CHIUSE, NELLA BASILICATA ARANCIONE SÌ»
Potenza (Popolari Uniti) chiede alla Regione «se esiste un piano collegato a queste scelte o come sempre a subire saranno i cittadini»
«Non è il momento per marcare diversità politiche o di pensiero, ma la situazione, in specie quella dell’amministrazione della Regione Basilicata, richiede una presa di coscienza e il coraggio delle idee. Un tempo sarebbe stato utile un appello ai liberi e forti di questo Paese e agli uomini di buona volontà». Questo è quanto afferma Sergio Potenza, dirigente dei Popolari Uniti. «Ancora una volta però prosegue Potenza i ritardi e le inadempienze di governo, senza distinguo alcuno, vengono scaricate sui cittadini e sui figli di questa terra. L’ordinanza emessa dal Presidente Bardi di chiusura delle scuole “primarie e secondarie di primo grado”, con esclusione di quelle dell’infanzia, è solo l’ultimo atto.
Un provvedimento questo, che da subito denota una diversa valutazione sull’invocato diritto alla salute, infatti esclude i più piccoli, e sbaglia obiettivo in base ai dati di contagio noti». «Nelle regioni dichiarate “rosse” aggiunge Potenza – le su indicate scuole non sono state chiuse. Le attività didattiche sono state preservate anche disponendo delle turnazioni, pur di garantire in sicurezza il sacrosanto diritto all’istruzione. Arrivare in Basilicata, zona arancione, a togliere ai bambini e alle bambine la socialità, seppure limitata, l’impegno e la crescita culturale è dimostrazione di un preoccupante stato di disordine». «È assurdo pensare continua il dirigente di sostituire semplicemente le lezioni in presenza con la didattica a distanza.
Nel caso del primo anno di primaria i bambini dovrebbero imparare a leggere e scrivere, ma come faranno? Con la D.a.d.?”» «Piuttosto continua il dirigente la sospensione dell’attività didattica senza una strategia collegata e/o un piano di azione programmato, rimarrà la solita iniziativa di riparo». «Le scelte fatte conclude Sergio Potenza ricadranno ancora una volta sulla vita della popolazione e, nel caso di specie, incideranno profondamente su una generazione che rappresenta il futuro e la promessa del Paese».