“LE MERAVIGLIE DELL’INSETTO STECCO”
Tra le atre caratteristiche ha possibilità di automutilarsi per distrarre i predatori, ma l’arto si autorigenera
Tra arbusti e rovi presenti nella nostra regione vive un ospite che è tra gli insetti più strani della fauna locale il quale proprio per la sua abilità a mimetizzarsi, per molto tempo è stato considerato un insetto rarissimo: è l’insetto stecco, scientificamente Bacillus rossius.
A presentarcelo, come di consueto, il naturalista lucano (di Bella) Carmine Lisandro, già autore del documentario “Lucania a Nord-Ovest”.
«Una delle particolarità di questo animaletto è che, mentre al centro-sud sono presenti sia maschi che femmine al Nord vi sono solo femmine che si riproducono per Partenogenesi, capacità di riprodursi senza che le uova siano fecondate.
L’insetto stecco fa parte dell’ordine dei Fàsmidi (dal latino “Phasma”, fantasma) e difatti diventa come un fantasma per la sua capacità, chiamata “fitomimetismo”, di confondersi con l’ambiente assumendo il colore della pianta ospite: dal nocciòlo al rovo o al melo, inoltre le zampe possono presentare delle piccole sporgenze che sembrano essere delle spine.
Per la sua forma allungata e sottile gli è stato dato il nome (comune) di Insetto stecco, un animaletto che non è capace di saltare ma si sposta con un movimento molto lento e se viene disturbato, non reagisce tentando di fuggire o di difendersi ma, continua a conservare una perfetta immobilità imitando rametti o steli.
Oltre al mimetismo, se vengono leggermente toccati hanno un irrigidimento che si chiama Tanatòsi (si fingono morti restando immobili) cessato il pericolo oscillano come dei ramoscelli al vento.
L’insetto stecco ha un capo piccolo, le zampe hanno una lunghezza variabile, di solito sono tanto lunghe quanto più è lungo il corpo. Le femmine possono raggiungere anche gli 11 cm di lunghezza, i maschi, invece, sono più piccoli (arrivano massimo a 6/7 cm.)
Due volte l’anno le femmine depongono un centinaio di uova nere dalla forma ovale abbandonandole sul terreno o inserite nella corteccia della pianta ospite oppure, grazie ad un ovodepositore, lanciate lontano. La schiusa varia da un minimo di 5/6 mesi ad un massimo di 2 anni. Alla nascita i piccoli sono verdi e crescendo il loro colore tende a cambiare sul marrone.
L’Insetto stecco, durante il giorno riduce gli spostamenti al minimo ma, dovendo nutrirsi, appena incomincia a fare buio, diventa più attivo e oscillando si sposta per rosicchiare le foglie della pianta ospite sperando di non essere notato dagli immancabili predatori come: Capinere, Cinciallegre, Cinciarelle, Lucertole, Mantidi e Ragni tigre.
A volte può capitare che all’Insetto stecco, alle prese con un predatore, si stacchi un arto, ma la Natura li ha dotati, come le Lucertole, i Gechi, i Titoni, le Salamandre e gli Orbettini di un’altra caratteristica, l’autotomia cioè la possibilità di automutilarsi: è una strategia che usa come difesa, infatti lascia una zampetta le cui contrazioni distraggono il predatore così da riuscire a sfuggirgli.
Niente paura con il tempo, anche se più corta, la zampa si rigenererà e, se non farà altri brutti incontri, la sua aspettativa di vita sarà di un anno.