SE GLI È RIMASTO UN BRICIOLO DI DIGNITÀ, SI DIMETTA
Triste siparietto in Consiglio. Cicala (Lega) sveste i panni del Presidente e tra gli scranni dell’Aula fa un intervento d’avanspettacolo per provare a dirottare le royalties del petrolio al Comune guidato dal fratello. Prende improperi da tutti ed e’ costretto a ritirare l’emendamento
Il “golpe” del ponte dell’Immacolata, così come architettato dai colonnelli Cicala ai danni del Generale Bardi, è fallito. Il sogno di spostare il 30% di royalties petrolifere dalla Regione alle case dei “Comuni del comprensorio Val d’Agri”, che con l’apposito Fondo, di cui Viggiano ha la fetta più grande, hanno già garantito da anni il 15% del totale di quanto versa l’Eni, resta per ora un sogno del presidente del Consiglio regionale Carmine Cicala e di suo fratello Amedeo, sindaco per l’appunto di Viggiano. Il Generale Bardi, presente, in remoto, alla seduta svoltasi ieri, seppur chiamato in causa a pronunciarsi sul “golpe”, data la materia, il petrolio, ha preferito sedersi in silenzio sulla “sponda del fiume” e aspettare che il “cadavere” del suo nemico passasse.
E così è stato. Dopo accesa discussione in aula e dopo una presentazione scioccante del suo emendamento, tra l’altro a colpi di urla che lo stesso Piro ha interrotto con «sì ma non gridare», Cicala si è visto costretto, su impulso della stessa maggioranza, a ritirarlo.
Entrare nel merito dell’emendamento di Cicala sul “ruba royalties” ai lucani per darle «in aggiunta», e non in sostituzione a quello che già riceve, al “Comprensorio Val d’Agri”, è irrilevante. Sarebbe come abbassarsi al livello dell’ingorgo di parole e ragionamenti improbabili che lo stesso Cicala, andatosi a sedere nel suo banco di consigliere, ha esposto pubblicamente in aula. Per rendere la cifra, 2 passaggi: i sindaci della Val d’Agri avrebbero bisogno di più milioni di euro delle royalties perchè hanno «timore» a spendere quelli che già gestiscono. Non solo, «anche a Viggiano c’è la disoccupazione», quindi il sindaco Amedeo Cicala, invece che “cambiato”, spetta questo ai cittadini-elettori, va aiutato con più milioni di euro nelle casse comunali.
Milioni, però, sottratti al resto della Regione e a comparti fondamentali come, ad esempio, la Sanità.
Come ha sottolineato Perrino, ormai più che alla «dipendenza dalle royalties, si è alla tossicodipendenza delle royalties».
Come ha sintetizzato Polese, sarebbe da chiedere alla Giunta regionale se ritiene giusto «smettere di finanziare con le royalties l’Università della Basilicata, per finanziare il calcio a 5 a Viggiano o per far cantare Alvaro Soler».
Per Polese, Cicala ha dimostrato che il presidente del Consiglio regionale «prima del bene comune, pensa al bene del proprio Comune».
Durissimo l’intervento di Braia che si è fermamente opposto alla «logica perversa del trasformare Viggiano in un Emirato», ma ancor più pesante l’attacco di Cifarelli.
Il capogruppo del Pd è stato chiaro: «Cicala deve rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio regionale».
Non può, è stato rimarcato, un presidente scendere tra i banchi dell’aula e dettare la linea politica governativa. Ma soprattutto, ha ribadito Cifarelli, lo stesso presidente, data l’assenza di unione sull’approvazione dell’emendamento non soltanto della maggioranza, ma della stessa Lega, «non può strumentalizzare il Consiglio, piegandolo all’interesse di una parte del territorio».
«Dottor Jekyll e mister Hyde dopo aver mostrato la sua inadeguatezza – ha chiosato Cifarelli – ha ora finalmente gettato anche la maschera: deve dimettersi».
Palpabile la contrarietà all’emendamento “Principato di Viggiano” anche da parte della maggioranza di centrodestra. Tanto che Vizziello stesso, tagliando corto su un Consiglio che sarebbe durato giorni per l’importanza contenutistica del “ruba royalties”, ha sommessamente chiesto a Cicala, «ci tengo alla tua immagine», di ritirare l’emendamento collegato alla finanziaria. Questo dettaglio è il grave precedente storico, inedito in Basilicata, ma non solo, di un presidente del Consiglio che presenta un collegato così destabilizzante, economicamente, ma anche sotto altri profili, a una legge di stabilità. Polverizzata la neutralità e la paventata garanzia in favore della terzietà.
Prima Viggiano, poi i lucani: questo sembrava ieri il motto di Cicala.
La proposta di legge con gli articoli votati ieri in Consiglio aveva la seguente dicitura: “Disposizioni di integrazione e manutenzione del sistema normativo regionale”.
L’emendamento dei colonnelli Cicala più che manutenzione, era ed è una vera e propria distruzione.
Era ed è perchè Cicala l’ha ritirato, ma lo ripresenterà, ha detto, alla prossima Assise.
Data «la complessità della materia», ha precisato, ha solamente «concesso» del tempo all’aula per meglio studiare l’emendamento “Principato di Viggiano”.
Ma se il governatore Bardi e il centrodestra, pur facendoglielo capire in privato, sono andati leggeri ieri, «ci tengo alla tua immagine», tutto lascia presagire che non sarà così al prossimo giro.
Cicala, infine, sbraitando coi suoi ha abbandonato l’Aula, i lavori consiliari sono proseguiti ed un dato è emerso come cristallino: ormai ha le ore contate e non c’è altra soluzione che votare un nuovo presidente del Consiglio. Sembra al tramonto il successo dei fratelli Cicala, come se la vittoria li avesse sconfitti.