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SUL PARCO EOLICO DELLA ADEST IL MINISTERO DEVE ORA DECIDERE

La società materana ha vinto il ricorso al Tar, il silenzio sulle autorizzazioni è illegittimo: adesso o l’ok oppure il diniego

“Prima Corona”: per il parco eolico della materana Adest Srl a Tricarico, ma con opere di connessione alla rete elettrica nazionale nei Comuni di Irsina, Oppido Lucano e Tolve, il Ministero dell’Ambiente non può più temporeggiare. La società ha vinto il ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Basilicata e il silenzio serbato dal Ministero dell’Ambiente sull’istanza dell’Adest, quella del settembre del 2018, è stato dichiarato illegittimo: Roma deve sciogliere la riserva. L

a società con sede a Matera, però, per come autorizzata dalla Regione Basilicata nel 2014 avrebbe già dovuto ultimare tutti i lavori: «1 anno per l’inizio dei lavori e di 5 anni per l’ultimazione dei lavori». Sennonchè nel corso degli anni, la Adest ha cambiato più volte la proposta progettuale. Il primo progetto proposto nel 2013 per la Valutazione di impatto ambientale (Via) regionale concerneva in un parco eolico costituito da 20 aerogeneratori da 2,1 MW l’uno per una potenza complessiva di 42 MW. L’anno successivo, date le prescrizioni del Comitato territoriale regionale ambientale, eliminata una pala, 19 aerogeneratori da 2MW: totale potenza 38 MW. Nel 2016, Adest ha introdotto ulteriori modifice: 17 pale da 2,2 MW per una potenza complessiva pari a 37,4 MW. Successivamente, nel 2018, il parco eolico dell’Adest all’attenzione del Ministero data la competenza per via del Decreto legislativo 104 del 2017 sugli impianti eolici con potenza superiore a 30 MW, composto da 15 aerogeneratori da 2,2 MW l’uno per 33 MW totali.

L’Adest è certa, si potrebbe dire, di riottenere tutte le autorizzazioni poichè «l’area del Parco eolico, non è compresa nel perimetro di Parchi nazionali, regionali o locali, né di riserve naturali e non rientra nell’ambito di Sic né di Zps». L’area inoltre, «non ricade poi tra quelle a rischio idraulico e idrogeologico». Tuttavia se il Ministero tace, la Soprintendenza della Basilicata ha parlato esprimendo, nel giugno dell’anno scorso, «parere contrario». Tra le contestazioni, il fatto che la società non avesse presentato un nuovo studio di impatto ambientale, con riferimento, per il parco eolico, «a 6 beni paesaggistici, 3 beni architettonici e 5 tratturi», e per il percorso del cavidotto a 4 tratturi. Il Parco prende il nome dal “Tratturo comunale di Corona” che è un bene tutelato dal Decreto ministeriale del 1983. Ma sulle contestazioni della Soprintendenza, impugnate dalla Adest, è ancora pendente il relativo ricorso al Tar di Basilicata. Ad ogni modo dall’anno scorso fino a pochi mesi fa, luglio, la società materana ha più volte sollecitato il Ministero dell’Ambiente la cui ultima comunicazione risale al 2018: non avrebbe dato ulteriore seguito alla domanda della Adest, «perché non erano stati allegati numerosi documenti necessari per esaminare tale istanza», depositata nel settembre di quell’anno. La Adest, però nel febbraio 2019, ha presentato una nuova istanza di modifica progettuale e di proroga dei termini di validità della Via, corredata questa volta di tutta la documentazione che non aveva fornito in precedenza. Per questi e altri motivi, per il Tar di Basilicata il Ministero deve rompere il silenzio: parco eolico “Prima Corona”, o sì o no.

 

Ferdinando Moliterni

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