La lettera dei familiari di Mattia Mingarelli nell’anniversario della sua scomparsa
Pubblichiamo la lettera scritta dai familiari di Mattia Mingarelli nell’anniversario della sua scomparsa
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE
Pubblichiamo la lettera scritta dai familiari di Mattia Mingarelli nell’anniversario della sua scomparsa
Il corpo di Mattia Mingarelli, 30 anni, è stato ritrovato nel tardo pomeriggio del 24 dicembre 2018 da alcuni sciatori nel bosco di Chiesa Valmalenco (Sondrio), in località Barchi, a poca distanza dal rifugio dove era stato visto per l’ultima volta in compagnia del proprio cane.
Mingarelli era scomparso il 7 dicembre 2018.
Nel giugno scorso la Procura di Sondrio ha depositato nella cancelleria del Giudice una richiesta di archiviazione per l’indagine sulla morte di Mattia Mingarelli che sarebbe deceduto a causa delle ferite riportata alla testa compatibili con una caduta .
Il procuratore di Sondrio Claudio Gittardi ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Riteniamo altamente probabile che la scomparsa di Mattia MIngarelli non sia collegata ad alcuna attività delittuosa.
Per una serie di situazioni, forse legate ad uno stato di alterazione, si è allontanato da solo verso dal rifugio “I Barchi”, è stato male, ha perso il telefono, è tornato nella sua abitazione, dove ha lasciato cappello e cappotto, per poi uscire e cadere accidentalmente nel bosco. Non è stato colpito da nessuno, questo è stato accertato, la caduta e il freddo ne hanno causato il decesso. Resta il giallo sul perché si sia inoltrato nel bosco”
Ecco la lettera:
“Vorremmo condividere i nostri pensieri ed emozioni come famiglia: mamma papà e sorelle di Mattia. Sono passati quasi due anni dal 7 dicembre 2018 in alta Valmalenco (Località Barchi) con le luci del tramonto, data ed orario nella quale nel tardo pomeriggio nostro figlio e fratello è scomparso e morto. Trovato per caso da dei passanti dopo 17 giorni di estenuanti ricerche a tappeto della Protezione Civile e altri, elicotteri, sommozzatori, cani molecolari, noi e gli amici di Mattia…. senza esito, malgrado per varie volte siano passati vicini al luogo del ritrovamento.L’alta valchiavenna sopra Sondrio è fin dall’antichità famosa per essere un luogo di confine con esperti contrabbandieri e ancora oggi bracconieri abili a nascondere, luogo che ancora nasconde la verità che cerchiamo. Ma la verità probabilmente sta nella gente del luogo più che in esso stesso. Per noi vittime come Mattia il passare del tempo senza risposte e spiegazioni è un tempo “impossibile”, un tempo che non facilita le nostre esistenze e che contribuisce a tenere aperta la ferita ed il dolore. Ci siamo affidati alla Giustizia, sempre con collaborazione attiva e discrezione, non ci sembra possibile che non si riesca a raggiungere una spiegazione realistica e soddisfacente dei fatti, facendo ricorso ad ogni possibile mezzo di indagine; ci aspettiamo che ogni sforzo praticabile venga fatto, che nulla sia lasciato intentato.Ci sembra un tempo ingiusto, 2 lunghi anni, un tempo che rischia di far dimenticare un accaduto atroce al di fuori dell’umanità, ma che ancora ci mantiene in un atteggiamento di collaborazione e fiducia con la giustizia, se la Giustizia vuole, come deve, essere perseverante. Crediamo importate rivolgerci alla Giustizia per poter avere spiegazioni di quello che è accaduto quel tardo pomeriggio sia per noi che per altri che potrebbero trovarsi in situazioni simili in futuro.Il 7 di dicembre di quasi 2 anni fa abbiamo perso le tracce di Mattia, un uomo amorevole, concreto sorridente e pacifico, era andato in montagna, nella casa che noi conoscevamo da anni, per preparare le festività natalizie, con l’intento di tornare a casa il giorno successivo. Era in compagnia unicamente di Dante, il nostro cane affettuoso e gentile.
Alle sue non risposte continue alle chiamate telefoniche ci siamo allarmati, il telefono lo portava sempre vicino e rispondeva prontamente, o richiamava appena non impegnato nel lavoro, il telefono è stato trovato il giorno successivo alla scomparsa di Mattia presso il rifugio “Ai Barchi”.
Il giorno successivo eravamo anche noi ai Barchi, abbiamo iniziato a cercarlo, nella neve nelle case nel freddo con il supporto lodevole del soccorso alpino..ma le nostre ricerche lunghe e faticose soprattutto per il cuore, non hanno portato a nulla..il vuoto..il silenzio della morte certa dopo 17 infiniti giorni.
Era il 24 di dicembre, vigilia di Natale, all’imbrunire quando il corpo di Mattia è stato trovato steso nel bosco , senza vita…quel luogo così battuto nelle ricerche, quel corpo composto e bello.
Non crediamo sia possibile per un giovane uomo abituato alla montagna fin da piccolo, oltre che scialpinista, e così prudente addentrarsi in un bosco a lui sconosciuto e nel buio se non in una situazione di grave pericolo. Condividiamo un quadro amato da Mattia di Monet, suo artista preferito con l’augurio che guardando la stessa bellezza si possa trovare la stessa verità, che non cambierà la presenza di Mattia su questa terra, ma contribuirà in parte a riparare i nostri sentimenti cosichè le ferite possano diventare cicatrici.
Mamma Monica, Papà Luca e le sorelle Chiara ed Elisa”