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LE CASE ABBANDONATE E IL GRANO DI GROTTOLE

Lettere lucane

Ogni tanto sento al telefono lo scrittore lucano Giuseppe Melillo, e gli chiedo dov’è, cosa fa. È un uomo generoso, che ogni volta vorrebbe – lo sento nettamente – darmi notizie o riflessioni originali sulla nostra terra, che lui gira e rigira ossessivamente, un po’ come fanno tutti gli scrittori di “razza antropologica”, da Arminio a Teti, da Pellegrino a Bevilacqua. Anche ieri l’ho sentito, ma il tono della mia voce era più spento del solito, perché a volte la sento troppo sorda, la mia terra, troppo muta. “È solo una mia sensazione, Giuseppe?

Non la ricordavo così dieci, quindi anni fa. Ma forse sono io che non riesco più a sentire la sua vitalità”. Giuseppe mi conferma che nemmeno lui la ricordava così spenta, la nostra terra, tanto che mi racconta un’esperienza di qualche giorno fa: “Guidavo sulla Basentana. Possibile, mi sono chiesto, che non passa nemmeno una macchina? Per la prima volta mi sono chiesto, e ti parla uno che la Basilicata la ama alla follia, che cosa ci faccio ancora qui?” È più spenta di sempre, la mia terra – me ne accorgo dal fatto che faccio sempre più fatica a sentire il suo calore.

Di colpo dico a Giuseppe di dirmi una cosa bella che si sta facendo, e lui mi risponde con sicurezza, e mi dice che una delle cose più belle dell’ultimo periodo è “Wonder Grottole”, un progetto molto interessante – appunto, a Grottole, in provincia di Matera – che ha come obiettivo ripopolare il centro storico, che attualmente registra 600 case abbandonate e poco meno di 200 abitanti. Mi faccio raccontare i dettagli di questa iniziativa giovanile, e piano piano torno a sentire un po’ di calore – anche perché all’improvviso ricordo la prima volta che andai a Grottole nei primi anni del 2000, ospite di una famiglia di coltivatori di grano a cui ero molto legato. E il ricordo di tutto quel grano, per un attimo, mi riempie gli occhi d’oro.

diconsoli@lecronache.info

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