Conte in videocollegamento con l’assemblea Coldiretti
Il Presidente Conte è intervenuto in videocollegamento con l’assemblea Coldiretti
Videocollegamento con l’assemblea Coldiretti
Martedì, 15 Dicembre 2020
Ancora buongiorno a tutti e un saluto caro al Presidente Ettore Prandini, al Segretario generale Enzo Gesmundo che abbiamo appena ascoltato e al ministro Amendola. Io saluto anche tutti coloro che ci stanno seguendo in questo momento.
Tra l’altro sono deliziato da quel cesto con tante bontà che sono tipiche della produzione agricola italiana, un cesto che riscalda il cuore, che è collocato tra il Presidente Prandini e il Segretario generale Gesmundo. Quindi, mi dispiace in particolare di non essere con voi perché immagino che avremmo potuto aprire insieme questo cesto, ma ci rifaremo.
Rivolgo un caloroso saluto a tutti i partecipanti a questa Assemblea, e ovviamente sono onorato di questo invito perché siamo giunti quasi al termine di questo anno 2020, attraversato da una crisi pandemica che ha sconvolto la nostra economia, la nostra società, ci sta mettendo ancora a dura prova e ancora dovremo continuare a vigilare, a non abbassare la soglia di attenzione.
Però direi che proprio quest’anno, più che mai, si è mostrato con estrema chiarezza il ruolo decisivo che la filiera agricola e quella agroalimentare svolgono in Italia. E voi siete un asse assolutamente portante di questo comparto, di questa filiera; quindi io vi ringrazio particolarmente per tutto il lavoro che fate, che state svolgendo, e ringrazio in particolare tutti gli attori di questa filiera che – come ci invita oggi a riflettere il titolo che avete scelto, quanto mai puntuale – sono gli autentici “eroi del cibo”, su cui il Paese ha potuto contare, ha potuto fare affidamento per attraversare i mesi che sono alle spalle e potrà contare per affrontare i mesi che ci aspettano avanti, ancora.
Grazie al vostro lavoro – svolto con grande dedizione professionale, con vero amore e con grande senso di responsabilità – i generi alimentari non sono mai mancati anche nei momenti più difficili, quando il paese si è fermato in un lockdown generalizzato (ricordiamo tutti la scorsa primavera).
Non sono mai mancati negli scaffali dei negozi e dei supermercati i generi alimentari, né sulle tavole di tutti i cittadini italiani. Il settore ha dimostrato tutta la sua strategicità per la sicurezza e per tutelare quella che chiamerei la sovranità alimentare del nostro Paese, soprattutto nel periodo più complesso, caratterizzato da corse agli accaparramenti e da una concentrazione improvvisa, ricordiamo bene, della domanda alimentare.
Il governo, e voi lo avete sottolineato, nel corso del 2020 ha fatto la sua parte con numerosi provvedimenti di sostegno al settore agricolo e agroalimentare, ben consapevole delle forti ripercussioni negative che sarebbero derivate dalle necessarie misure di contenimento del contagio.
Queste misure hanno interessato anche purtroppo il canale della ristorazione e dell’ospitalità e hanno determinato effetti negativi in molti settori specifici del più ampio comparto agricolo.
Adesso non sto qui a ricordare tutti gli interventi che abbiam fatto, però mi piace sottolinearne qualcuno: il Fondo ristorazione, abbiamo stanziato 600 milioni di euro finalizzati alla erogazione di un contributo a fondo perduto per l’acquisto, effettuato dopo il 14 agosto di quest’anno, di prodotti di filiere agricole e alimentari. Tra questi i prodotti vitivinicoli, anche DOP e IGP, valorizzando la materia prima del territorio, anche attraverso l’acquisto di prodotti in vendita diretta dalle aziende agricole.
Ovviamente non è che la pandemia ci ha fatto scoprire per la prima volta l’importanza del settore agricolo.
Nel 2019 i dati ci hanno molto colpito, e mi hanno personalmente colpito, perché l’Italia si è aggiudicato, nell’ambito dell’Unione europea, il primo posto per valore aggiunto e il terzo per valore di produzione agricola, e ancora il primo, lo ha ricordato anche il Presidente Prandini, per numero di occupati, abbiamo superato il milione di occupati in agricoltura.
Ecco, gli agricoltori in realtà sono gli ambasciatori non solo del buon cibo ma anche del buon vivere italiano, che rende le nostre produzioni uniche in tutto il mondo.
Il nostro tesoro è straordinario, e abbraccia tanti comparti, tanti settori specifici.
Immaginiamo per esempio la varietà dell’offerta di prodotti vegetali connessi alla “dieta mediterranea”, per la quale peraltro il Mezzogiorno gioca un ruolo primario. Penso all’ortofrutta, un settore che nel 2019 ha raggiunto la coltivazione complessiva di oltre 7 miliardi di euro, e anche qui abbiamo raggiunto, conseguito il primato in Europa.
Siamo consapevoli che abbiamo tutti insieme un bene prezioso da tutelare. E abbiamo la responsabilità storica, noi, voi, di valorizzarlo e di tramandarlo anche alle future generazioni.
Per questo, l’agricoltura, abbiamo deciso, sarà un asse portante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, quello che ormai correntemente chiamiamo tutti Recovery plan.
Nel corso delle direttive impartite dalla Commissione europea, queste direttive sono già di per sé vincolanti, il vincolo del 37% è destinato a risorse collegate a progetti green.
Il cibo è fondamentale in questa prospettiva, perché è il fondamento del benessere umano, ma intreccia, interseca tre profili della sostenibilità; voi sapete che la sostenibilità è una direttrice di orientamento di ogni azione del governo, del governo che coordino, e c’è sostenibilità sociale, ambientale, economica.
Il cibo infatti è coesione sociale, attorno ad esso si sono sviluppati e si sviluppano città, percorsi, mestieri, sapienza, convivialità. Il cibo è anche sviluppo, occupazione e crescita, come testimonia il valore economico del Made in Italy.
Infine, il cibo può e deve essere cura del territorio e dell’ambiente, grazie a metodi di produzione meno inquinanti, più rispettosi del benessere animale e più efficienti anche dal punto di vista del consumo di acqua e di suolo.
Ritengo quindi che il cibo debba e possa essere il baricentro di questa “rivoluzione verde” che il Governo ha sposato con determinazione e coraggio e direi azione intensa.
La posizione del Governo, in tema di cambiamento climatico, è molto chiara e l’impegno nel percorso di transizione ecologica sarà costante. Non è un caso peraltro che sarà anche al centro della nostra Presidenza.
Voi sapete che è iniziata da poco, il 1° dicembre, la Presidenza italiana del G20. E’ un appuntamento storico. Significa che l’Italia potrà presiedere un G20 tra vent’anni e significa anche che tornerà il G20 in Europa tra molti anni.
Ecco noi abbiamo scelto tre P, le abbiamo poste al centro dell’agenda di lavoro, chiamando tutti i leader mondiali a riflettere su queste tre P. P come persona, P come pianeta, P come prosperità.
La sostenibilità ambientale sarà uno dei pilastri su cui si fonderà la nostra azione, l’azione della Presidenza italiana, in quanto tema imprescindibile di qualsiasi politica economica, sia a livello nazionale che globale, ma politica anche sociale, aggiungiamo politica culturale.
Un rapporto di Coldiretti mi ha molto colpito. Ha mostrato che il rincorrersi di eventi estremi ha determinato, è costato all’agricoltura italiana una perdita di oltre 14 miliardi, parliamo di perdite della produzione agricola nazionale, danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
Ecco il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza servirà anche a questo, a rilanciare l’intero comparto. Noi dobbiamo di accompagnare come Governo la filiera agricola in questo processo di riconversione, con la ministra Bellanova stiamo lavorando, e devo qui ringraziare ovviamente il ministro Amendola che sta coordinando i lavori con grande efficacia e grande impegno, a dispetto di tutte le ansie, le tensioni, anche le preoccupazioni che in questo momento ci sono perché comprendiamo bene che fino a quando questo Piano non sarà definito, giustamente ci siano ansie e tensioni anche legittime perché è una grande occasione storica per l’Italia, quindi è giusto che fino a quando non sarà definito, non sarà collettivamente condiviso ci siano questi atteggiamenti.
Fermo restando che, l’abbiamo detto sin dall’inizio e con il ministro Amendola e tutti gli altri ministri siamo ben consapevoli, l’abbiamo detto sarà un Piano nazionale, non abbiamo assolutamente come Governo una concezione padronale, non è che perché ci siamo battuti in Europa per ottenere queste risorse riteniamo che siano nostre e debbano essere gestite con arbitrarietà da parte del Governo o di qualche singolo ministro.
Assolutamente no. Queste risorse sono le risorse della comunità nazionale, sarà il Piano nazionale e diremo di più che resterà il Piano nazionale come abbiamo chiarito anche in fase di attuazione, e monitoraggio dell’attuazione.
Quindi c’è un concetto centrale di cui non si ragiona molto in questi tempi ma noi l’abbiamo già sottolineato, è un concetto, di solito si usa una parola inglese, accountability, accountability pubblica, significa che tutti i cittadini, non solo il Parlamento, non solo le parti sociali, non solo le associazioni di categoria, ma ogni singolo cittadino dovrà, in qualsiasi momento, poter controllare sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sul sito ufficiale, ogni progetto, lo stato di avanzamento di ogni progetto, e potrà verificare se per la realizzazione di quel progetto, di quell’investimenti pubblici, destinati a noi tutti e anche alle future generazioni, quel progetto quell’investimento sia o meno in ritardo, ci siano delle carenze nell’esecuzione o meno.
Questo è il miglior sistema a garanzia di tutti.
E una parte importante di questo Piano sarà dedicata alla riconversione della filiera agricola, abbiamo intenzione di realizzare, e dicevo la ministra Bellanova sta lavorando molto intensamente con noi in questa direzione, investimenti finalizzati alla crescita della competitività del settore agricolo, con particolare attenzione alla diffusione delle tecniche dell’agricoltura di precisione, soprattutto nel Mezzogiorno.
Mi fa piacere che anche il Presidente Prandini abbia sottolineato che il progetto Transizione 4.0, questo poderoso programma di investimenti sarà per lo più anche e soprattutto Agricoltura 4.0 ed è importante che anche gli agricoltori ragionino di innovazione digitale.
Abbiamo sentito spesso nell’intervento del Presidente Prandini ragionare di blockchain e di intelligenza artificiale ed è anche bello rimarcare che abbiamo scelto una città come Napoli per l’istituzione di un Polo agritecnico che comprenderà numerosi laboratori e infrastrutture all’avanguardia dedicati alla ricerca e alla sperimentazione delle tecnologie del settore agroalimentare.
Il ministro Amendola da buon napoletano lo ha sottolineato anche nel suo intervento. Ma prevediamo anche interventi di incentivo alla riqualificazione energetica, tramite l’efficientamento energetico degli immobili agricoli e l’isolamento termico degli immobili adibiti a uso produttivo nel settore agricolo e zootecnico.
La nostra azione riserverà poi un’attenzione specifica particolare alla logistica molto importante per gli agricoltori del comparto agricolo. Dedicheremo, infatti, specifici contributi alle aziende per abbassare l’impatto ambientale del sistema dei trasporti, per migliorare la capacità di stoccaggio delle materie prime agricole, per potenziare la capacità logistica dei mercati all’ingrosso e per liberare il potenziale delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane in termini di export.
Non dimentichiamo, poi, neppure le problematiche legate al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo che pure riguardano voi tutti agricoltori.
A tal proposito, prevediamo un potenziamento degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e un incremento della resilienza dei territori agli eventi climatici estremi, promuovendo anche un complessivo rafforzamento della governance e della progettazione di tali investimenti.
E poi ancora, un parte importante: dobbiamo assolutamente sviluppare tutti gli investimenti in termini di piantumazione in un’opera di grande riforestazione di tutto il territorio della penisola, per renderla ancora più verde.
Poi c’è il profilo internazionale, adesso è in corso un negoziato con la Gran Bretagna che ci preoccupa molto. Manoi, come Stati membri dell’Unione europea siamo molto uniti, siamo molti forti e solidali. Noi, l’abbiamo detto, non possiamo accettare un negoziato, un deal, che non sia fondato su regole certe, un deal che non offra, l’ho detto chiaramente nell’ultimo Consiglio europeo, un level playing field, una parità di condizioni. Non possiamo divenire il territorio franco per il falso Made in Italy. Difenderemo tutte le nostre produzioni, l’autenticità e la qualità dei nostri prodotti, del nostro Made in Italy e chiaramente anche i progetti Nutri-Score non ci vedono soddisfatti perché rischiano di creare un grosso fraintendimento sul valore e sulla qualità della dieta mediterranea.
E voglio qui sottolineare, a proposito di dieta mediterranea, l’importanza della vostra iniziativa “Filiera Italia”, un’iniziativa molto bella che dimostra il vostro amore per l’Italia, dimostra la vostra propensione per la distintività del cibo, del sistema agroalimentare, che coinvolge i produttori ma anche anche i trasformatori dei prodotti agricoli.
Da questo punto di vista noi siamo con voi perché anche il Governo ama l’Italia, anche il sottoscritto ama l’Italia.
E dobbiamo lavorare a un sistema di tutela giuridica ancora più efficace dei marchi dei prodotti italiani,ad indicazioni geografiche di qualità che rappresentano circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare del nostro Paese, soprattutto per tutelarci da quei Paesi nei quali questo fenomeno è più radicato.
Dobbiamo agire risolutamente in sede comunitaria, presidiano i tavoli a tutti i livelli con la massima concentrazione. Non si può pensare di affidare tutto al Presidente del Consiglio durante il Consiglio europeo. In quelle occasioni, state tranquilli, il Presidente tutelerà sempre gli interessi nazionali. Ma è tutta una filiera, a livello di articolazioni a tutti i livelli, che deve agire con la massima determinazione, con un indirizzo strategico ben preciso di tutela dei nostri interessi e dei nostri prodotti nell’ottica di una strategia complessiva rivolta costantemente al domani, ci impegneremo anche nell’attuazione del Patto per l’Export, una strategia innovativa per il rilancio del Made in Italy a livello mondiale.
In questa prospettiva, il nostro obiettivo è quello di consolidare il ruolo del vero Made in Italy sui mercati internazionali e ampliarne la diffusione a livello comunitario e globale, grazie all’impiego di strumenti e metodologie comunicative dedicate, tra cui l’e-commerce, la promozione del sistema fieristico e gli strumenti di accesso al credito.
E poi, vorrei anche cogliere l’occasione per invitare tutti i cittadini ad acquistare prodotti autenticamente italiani. Non si tratta soltanto di una scelta alimentare sicura e di qualità, ma è anche il modo migliore per ringraziare e sostenere proprio quegli “eroi del cibo” a cui è dedicato l’incontro di oggi.
Nel ringraziarvi nuovamente per l’invito e nell’augurarvi un buon proseguimento dei lavori odierni, ribadisco quindi l’impegno – mio personale e di tutto il Governo – a rendere il settore dell’agricoltura sempre più protagonista della strategia complessiva di rilancio dell’intero Paese.
Richiamo adesso le parole del segretario generale Gesmundo che mi ha definito “Presidente agricolo”: caro segretario, caro Enzo, non potevi farmi complimento migliore. Per me è un grande onore questo giudizio, io mi sento profondamente “agricolo”, nel senso che mi sento profondamente legato alla terra. La terra per me è concretezza, anche ricchezza, saldezza, rispetto della natura e dell’ambiente, anche programmazione e quindi visione. Sono cresciuto, confesso – perdonatemi questo particolare intimistico – a contatto con la terra, perché ho avuto una grande fortuna: sia la nonna materna sia i nonni paterni erano tutti la terra, orto, vigna, terreni agricoli. Sono cresciuto e ho trascorso lunghi periodi con loro, nella mia infanzia, nella mia giovinezza e quindi con loro ho apprezzato i prodotti diretti della terra. Eravamo, erano, famiglie semplici, umili e da questo punto di vista ho ereditato questo amore per la terra. E oggi, devo dire la verità, anche da Presidente del Consiglio e da politico conservo questo amore per la terra e soprattutto – per carità è una metafora – mi sento legato alla terra. Io ritengo che un politico debba fermarsi spesso per accostare l’orecchio alla terra. È una metafora per dire che deve sempre conservare quel radicamento al suolo che gli dà concretezza, ricchezza, solidità, anche umiltà, rispetto della natura e dell’ambiente, anche visione e progettazione.
Grazie a tutti.