Processo “Aemilia”, in Appello confermati 2 anni a Vincenzo Iaquinta
I giudici hanno letto un lungo dispositivo nell’aula bunker della Dozza, per i 118 imputati
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE
Per il calciatore IAQUINTA, processo AEMILIA, confermati 2anni in appello
Processo “Aemilia”, in Appello confermati 2 anni a Vincenzo Iaquinta
All’ex calciatore, imputato nel maxi processo contro la ‘Ndrangheta in Emilia Romagna, è stato comunque concesso il beneficio della sospensione condizionale. Pena ridotta da 19 a 13 anni per il padre
Quando il 9 Luglio 2006 Vincenzo Iaquinta alzava la Coppa del Mondo sotto il cielo di Berlino probabilmente non avrebbe mai immaginato che 9 anni dopo avrebbe dovuto difendersi in tribunale per evitare il carcere.
Nel 2015, infatti, la direzione distrettuale antimafia di Bologna rinvenne a casa del padre Giuseppe delle armi di proprietà dell’ex calciatore di Juventus e Udinese. Giuseppe in seguito ad un divieto, non poteva averle in casa, motivo per cui il figlio rispose, in concorso con lui, di detenzione abusiva di armi e munizioni, oltre che di non aver denunciato lo spostamento delle pistole.
A cinque anni di distanza Vincenzo Iaquinta continua a dichiararsi innocente e a chiedere il rilascio dal padre incarcerato a Voghera.
Vincenzo Iaquinta oggi rischia 2 anni di carcere
Dalle stelle alle stalle, è proprio il caso di dirlo. Vincenzo Iaquinta due anni dopo l’inizio del processo Aemilia, spera di uscirne pulito. Il pm della Dda Beatrice Ronchi, ieri nelle vesti di sostituito procuratore generale in Appello, ha chiesto la conferma delle condanne di primo grado di 19 anni per Giuseppe Iaquinta per associazione mafiosa e di 2 anni per il figlio Vincenzo per detenzione illecita di armi (senza l’aggravante mafiosa). Il legale dei due uomini ha spiegato: “Giuseppe era il padre del campione e tutti lo cercavano, ma queste frequentazioni erano prive di fondamento malavitoso.
Le dichiarazioni dei pentiti non hanno mai trovato riscontro oggettivo.
Giuseppe non ha mai avuto consapevolezza di partecipare a un’associazione mafiosa“. Invece su Vincenzo, l’avvocato ha precisato: “non esiste il dolo per il concorso in detenzione illecita di armi. Lui ha oltretutto detto ai carabinieri dove si trovavano”.
Sul motivo per cui l’ex attaccante della Juventus detenesse le armi, il legale ha spiegato: “Era miliardario e voleva difendere il suo patrimonio dai ladri”.
L’arringa si è poi conclusa con questa frase:
“Giuseppe è accusato di aver speso 800mila dollari per un blindato, ricevendo poi 1,4 milioni da dividere con altri. Ma che convenienza avrebbe avuto, visto che il figlio allora guadagnava 20 milioni con la Juve“
Vincenzo non ha mai smesso di dichiararsi innocente e a marzo scorso aveva lanciato un appello su Instagram “Giuseppe Iaquinta innocente” con tanto di tag al premier Giuseppe Conte.
BOLOGNA Condanna a due anni confermata in appello per Vincenzo Iaquinta, imputato per reati di armi nel processo “Aemilia”.
All’ex calciatore campione del mondo i giudici hanno concesso però il beneficio della sospensione condizionale.
Il padre, l’imprenditore Giuseppe Iaquinta, accusato di associazione mafiosa, si è visto ridurre la pena da 19 a 13 anni.
I giudici hanno letto un lungo dispositivo nell’aula bunker della Dozza, per i 118 imputati.
All’ex calciatore, imputato nel maxi processo contro la ‘Ndrangheta in Emilia Romagna, è stato comunque concesso il beneficio della sospensione condizionale.
Pena ridotta da 19 a 13 anni per il padre