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«L’IMPATTO DELL’EPIDEMIA SUI TERRITORI DELLA BASILICATA È STATO DEVASTANTE»

Dalla Caritas lucana un “Dossier sulla vulnerabilità alla povertà”. Tra le situazioni di maggiore gravità, le Diocesi di Tricarico e Acerenza

«Vedere, leggere e capire prima i segni dei tempi e delle storie delle persone per essere capaci di intervenire non sull’emergenza ma con una progettualità più a lungo termine». È qiesto in modo estremamente sintetico il messaggio che viene fuori dalla Caritas Lucana dopo aver trascorso quasi a occuparsi del ProgettoRegionale di PromozioneCaritas, “Zetema:ricerca e sperimentazione per la crescita della comunità”, realizzato dalla Delegazione Caritas della Basilicata da gennaio 2019 a dicembre 2020, è stato redatto il “Dossier sulla vulnerabilità alla povertà”. «Il suddetto test – spiega la Caritas – è uno strumento per valutare la vulnerabilità di una persona alla povertà. Il suo uso può essere valido sia nell’ambito dei CdA Diocesani e Parrocchiali che nell’ambito dell’intervento sociale più in generale, affinchè si possano implementare, prima che lo stato di povertà diventi conclamato, azioni di contrasto e inclusione. “Zetema” ha inteso ripartire da quello strumento, che fino a questo momento aveva solo la conformazione di una ricerca di tipo teorico senza alcuna validazione, perrealizzare una sperimentazione con la finalità di vidimarne l’efficacia e l’attendibilità.

L’uso sistematico di questa modalità di intervento se validata e accertata, consentirebbe di attuare percorsi di uscita dalla povertà in maniera sostenibile nel tempo, superando la logica dell’assistenzialismo». Nel percorso direalizzazione del progetto il test è stato somministrato in tutte e sei le diocesi su un numero campione di 100 persone per Diocesi. Si sono così raccolte 600 schede che hanno condotto alle seguenti conclusioniriguardanti il profilo della persona che ha avuto accesso aiservizi in quest’arco temporale: il 55,5% è di sesso femminile; il 20% è cittadino straniero; il 28% non ha concluso il ciclo della scuola dell’obbligo. Il dato culturale che maggiormente emerge è che la vulnerabilità alla povertà assume due importanti variabili: presenza/assenza della rete sociale di protezione e tempi di assenza/inadeguatezza di introiti economici. «Infatti» è spiegato nel rapporto «la povertà può essere anche momentanea o duratura a seconda delle condizioni che la comportano: disoccupazione temporanea, acuzie, spese impreviste, problemi con la giustizia.» Il 64,5% degli intervistati che hanno risposto al test dichiara di non avere nessun introito mentre il 20,3% ha un salario non sufficiente per supportare la spesa mensile.

Il 15% circa fa intendere che il lavoro è sufficiente a gestire le spese ma non è regolare. Il 69% di questi nuclei familiarisono monoredditi, dunque non cisono altre fonti di introiti oltre che allo stesso intervistato e per questa ragione nel 46,6% dei casi non si è in grado disopportare le esigenze dei propri figli (alimentari, abbigliamento, istruzione, ecc.), lasciando ampio margine non solo per una condizione di povertà economica ma anche educativa, intesa come opportunità per le nuove generazioni di apprendere,sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Nel 79,3% dei casi, la famiglia allargata (nonni, zii, cugini, nipoti, ecc.) non sono un reale supporto perché non forniscono una copertura economica necessaria persopperire le spese.

Gli amicisono presentisolo nel 23% degli intervistati. Il72% circa degli intervistati ricevono indennità e altre forme disostegno da parte di enti locali (Regione e Comune). Se famiglia, amici e vicinato, non garantiscono un reale supporto, nel 39% degli intervistati, l’unico supporto lo ricevono dalla parrocchia e/o da associazioni di volontariato del territorio. La Diocesi di Matera ha una frequenzamaggiore di casi con gravità moderata (circa il 57% deisuoi intervistati) così come Acerenza con il 43% e Tricarico con il 36% e Tursi(addirittura con il 59%).

Per la Diocesi di Potenza e Melfi, invece la frequenza maggiore è nella fascia lieve della gravità con il 57% degli intervistati nella Diocesi del capoluogo e 55%nelVulture-Melfese.Tra le situazioni dimaggiore gravità, Tricarico e Acerenza (rispettivamente con il 13% e 15%) presentano una maggiore frequenza nel range compreso tra 16 e 20 nella scala dell’indice sinteticoeComune) L’azione pastorale dell’impegno alla carità è un compito da viversi non nella logica della “delega”, che sarebbe deresponsabilizzante, ma in quella del “mandato” così da interpellare e coinvolgere tutta la comunità. Il mandato della Chiesa alla Chiesa stessa e alla comunità civile, attraverso questo semplice ma nuovo strumento, vuole essere quello di suscitare a “vedere, leggere e capire prima” i segni dei tempi e delle storie delle persone per essere capaci di intervenire non sull’emergenza ma con una progettualità più a lungo termine.

 

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