Tsu-Memo: 26 dicembre 2004, a sedici anni dallo tsunami dell’Oceano Indiano
Il CAT-INGV è stato creato proprio per migliorare la risposta dell’Italia e dei Paesi del Mediterraneo a possibili futuri tsunami
ALESSANDRO AMATO :
Il 26 dicembre di 16 anni fa si verificò il più grande terremoto e il più devastante tsunami del XXI secolo, che causò la morte di 250.000 persone in molti Paesi dell’Oceano Indiano. Sul sito web del Centro Allerta Tsunami (CAT) con Lorenzo Cugliari abbiamo pubblicato un breve ricordo del maremoto.
Il CAT-INGV è stato creato proprio per migliorare la risposta dell’Italia e dei Paesi del Mediterraneo a possibili futuri tsunami
Tsu-Memo: 26.12.2004, a sedici anni dallo tsunami dell’Oceano Indiano
Sedici anni fa, il 26 dicembre del 2004, alle 6:58 del mattino (00:58 UTC), nella regione di Banda Aceh in Indonesia, avvenne uno tra i terremoti più forti registrati nel XXI secolo: magnitudo 9.2, generato da una faglia lunga oltre 1000 km.
A soli 20 minuti dalla scossa, uno tsunami catastrofico interessò le coste dell’Indonesia, e nelle ore successive, quelle dell’intero Oceano Indiano causando vittime e danni anche a migliaia di chilometri di distanza dall’epicentro.
Circa 230.000 persone persero la vita e si contarono oltre 22.000 dispersi.
Gli effetti dello tsunami, osservabili su scala oceanica, fecero emergere due aspetti fondamentali:
- la crescita esponenziale della densità abitativa lungo le coste, che comporta un aumento significativo dell’esposizione delle comunità al pericolo tsunami
- la necessità di realizzare un sistema di allerta rapida regionale, per tutti i bacini oceanici e marini a rischio maremoto.
L’UNESCO, oltre a fornire immediatamente supporto alle popolazioni colpite dalla catastrofe, indì il primo di una lunga serie di incontri internazionali, svoltosi a Parigi nel 2005, con lo scopo di migliorare le conoscenze del fenomeno, affinare la valutazione del rischio tsunami, rendere sempre più efficienti i sistemi di allerta rapida e mettere a punto interventi di comunicazione e formazione per i cittadini e le comunità esposte così che, in caso di necessità, si applichino le dovute misure di protezione .
Nel caso dello tsunami del 2004, la consapevolezza del rischiodelle popolazioni costiere dell’Oceano Indiano si rivelò molto scarsa e questo contribuì alla catastrofe.
Ci furono due esempi, tutt’oggi oggetto di studio e di spunto, che mostrarono come la conoscenza possa salvare vite umane e come una singola persona possa mettere in salvo centinaia di persone che le sono vicine o una comunità storicamente preparata possa integralmente salvarsi.
Questi sono i casi di Tilly Smith, una bambina inglese di 9 anni, nel 2004 in villeggiatura a Phuket in Thailandia, che studiò gli tsunami in una lezione di geografia a scuola e, grazie a ciò che apprese, la mattina del 26 Dicembre riuscì a mettere in salvo circa 100 persone sulla spiaggia di Maikhao Beach dopo che vide il mare ritirarsi per centinaia di metri e ribollire. Il suo allarme fu ascoltato dai bagnanti che trovarono riparo ai piani alti delle strutture turistiche. La spiaggia di Maikhao Beach fu l’unica spiaggia thailandese colpita dallo tsunami in cui non si registrarono vittime.
Il secondo caso rilevante fu registrato nell’isola di Simeulue, collocata a 60 km dall’epicentro del terremoto che generò lo tsunami. Gli abitanti dell’isola, in seguito a uno tsunami che colpì l’isola nel 1907, composero un canto tradizionale: “canzone dello Smong”, il cui testo descrive chiaramente i comportamenti da mettere in pratica in caso si avvertano i segnali precursori di uno tsunami. Il canto fu tramandato di generazione in generazione ed entrò a far parte del costume popolare. Su quell’isola soltanto 7 persone su 78.000 abitanti persero la vita.
Per mantenere i sistemi di allertamento sempre efficienti sono necessari dei test periodiciche verifichino il funzionamento degli apparati tecnologici e la correttezza delle procedure da attivare in caso di tsunami.
L’ultima esercitazione che interessò l’area NEAM (NEAMWave17 , link esterno) si tenne nel 2017. E’ stata rimandata (causa COVID) al 9 marzo 2021la prossima esercitazione che vedrà coinvolti tutti i centri di allerta e di Protezione Civile dell’area NEAM (NEAMWave21).