QUESTO È IL TEMPO DELLA RETORICA E DELLA FURBIZIA
Lettere lucane
Più passano gli anni e più mi risulta insopportabile la retorica. Ovunque mi giri sento dominare quella che un tempo avremmo definito “cattiva letteratura”. Confesso che sono terribilmente attratto dall’intelligenza e dai ragionamenti lucidi, sinceri ed essenziali, e che provo sempre più ammirazione per chi si sottrae a un livello emotivo ed elementare della comunicazione. In tv, sui giornali, nella vita, invece, sempre meno mi càpita di ascoltare argomentazioni complesse e generose; più spesso, al contrario, sono costretto ad ascoltare finte certezze, sentenziosità, retorica, aggressività, intolleranza, narcisismo, buonismo, tanto buonismo, che di solito è abbondantemente utilizzato dai cattivi. Mai come in questo 2020 mi sono sentito sommerso dalla retorica (si pensi alle frasi fatte su Maradona, su Paolo Rossi, sui medici, sugli infermieri, sulla grandezza del popolo italiano, ecc.). Non nego che in alcuni momenti della vita privata e pubblica non possa anche emergere un livello retorico del comunicare, ma non può essere che un intero Paese – che peraltro dimostra assai spesso di essere crudele, cinico, spregiudicato, ecc. – stia accettando una simile ipocrisia e semplificazione del discorso pubblico. È il trionfo della furbizia. Cos’è la furbizia? È la cugina scema dell’intelligenza. La furbizia è l’abilità estrema di chi non ha qualità morali e intellettuali, e non può far altro che fiutare da quale parte tira il vento. Ormai vedo un Paese irrimediabilmente votato alla furbizia, attraverso la quale nascondere la sua debolezza emotiva, la sua irresponsabilità politica, la sua fragilità intellettuale. Tra i tanti difetti che abbiamo come popolo, devo dire che noi lucani non abbiamo mai avuto il difetto della furbizia. Infatti siamo dei pessimi commercianti, e volentieri parliamo male di noi. Difetti che ora vedo come pregi.
