ALESSANDRO AMATO: È molto difficile ipotizzare un trasferimento di stress o di fluidi da Zagabria a Verona, in tre ore, alla velocità di un’automobile
Sappiamo che ci sono decine di terremoti al giorno in Italia come in Croazia o in Grecia o in Turchia. Trovare delle correlazioni temporali tra due eventi o due sequenze è molto frequente, ma correlazione NON vuol dire causalità (non casualità!)
TERREMOTI
Ieri, dopo il terremoto in provincia di Verona (alle 15:37), che aveva seguito di poco più di 3 ore quello della Croazia (12:20), la prima domanda di tutti era: sono collegati?
Faccio due considerazioni, una geologico-sismologica, l’altra no.
Come si vede dalle due mappe, tagliate sul nord-Italia, gli effetti sulle persone (scuotimento) non sono stati tanto diversi.
Ho provato a mettermi nei panni di chi sente un terremoto a mezzogiorno, per esempio a Verona o a Trieste o a Milano, si spaventa, poi scopre che il terremoto era lontano, 300 o 400 km, si tranquillizza, vede però le immagini dei crolli a Prestinja, sente che ci sono dei morti e dei feriti.
Resta una sensazione di sgomento e di disorientamento.
Tre ore dopo, altra botta.
Stavolta più forte (per chi è vicino all’epicentro), forse più corta, ma comunque spaventosa.
Sono passate solo tre ore dal precedente.
Sono collegati?
Vado a vedere, scopro che il terremoto stavolta è più vicino ma anche più piccolo.
Non ha fatto danni.
Si rinforza la sensazione di paura, di incertezza, poi di questi tempi, col COVID ecc.
Sono collegati?
Vediamo: sono oltre 300 km di distanza, sono sistemi di faglia completamente diversi e separati (un terremoto come quello croato è generato da una faglia di una trentina di km di lunghezza della catena Dinarica, quello di Verona forse un paio nelle falde sud-alpine sepolte sotto i depositi della pianura), due mondi geologici diversi.
Quindi un collegamento diretto non può esserci.
Tuttavia, esistono le interazioni tra le faglie.
Le faglie “parlano” tra loro, comunicano attraverso dei trasferimenti di stress (sforzi), ossia una faglia che si muove con un forte terremoto perturba le condizioni di stress delle faglie vicine, questo è accertato; comunicano attraverso trasferimenti di fluidi: acqua, anidride carbonica principalmente nelle catene come l’Appennino o le Dinaridi.
Queste interazioni però sono dimostrate e plausibili se le faglie sono vicine, qualche km o qualche decina.
È molto difficile ipotizzare un trasferimento di stress o di fluidi da Zagabria a Verona, in tre ore, alla velocità di un’automobile.
Ergo, se non esiste un modello fisico che possa spiegare questo trasferimento e quindi questa attivazione a distanza, i due fenomeni vanno considerati indipendenti.
Sappiamo che ci sono decine di terremoti al giorno in Italia come in Croazia o in Grecia o in Turchia.
Trovare delle correlazioni temporali tra due eventi o due sequenze è molto frequente, ma correlazione NON vuol dire causalità (non casualità!).
A meno che non si pensi a quella farfalla in Brasile che genera un tornado in Texas.
Un’altra possibilità, si è detto, è che se una faglia si trova in condizioni critiche, ossia vicina alla rottura, potrebbe ricevere una minima perturbazione da un terremoto lontano.
Qualche volta ciò è stato osservato per sistemi critici (geotermali) al passaggio delle onde sismiche di forti terremoti lontani.
Ma a Verona le onde sismiche croate, anche quelle superficiali che arrivano per ultime e sono forti, sono passate un minuto o due dopo il tempo origine del terremoto, non tre ore dopo.
Quindi, riassumendo questa parte, la correlazione temporale NON può essere interpretata come rapporto di causa-effetto ( = il terremoto croato ha provocato quello veneto) finché non c’è un modello in grado di spiegare come questo fenomeno possa essere avvenuto.
L’altra considerazione è sul motivo per cui tutti, chi sente il terremoto, chi non lo sente ma lo vede da lontano, giornalisti, zie, padri, figli e figlie, sentono il bisogno di sapere se due fenomeni, in questo caso due terremoti, sono “collegati”.