LE PAGELLE DEL CONSIGLIO REGIONALE
Con un Re al vertice impera la noia patrizia
Il Consiglio regionale ha un “Re”, il presidente Cicala, ma la maggioranza di centrodestra è caotica e disorganizzata. L’Assise continua, se non per rari sprazzi dei singoli, a proseguire su bassi standard qualitativi sia sotto il profilo politico che amministrativo. Per la coalizione di eletti alla prima esperienza a via Verrastro, la scuola di formazione è lungi dall’essere conclusa. Oltre i limiti personali, l’impressione che la maggioranza restituisce all’esterno è quella di un assemblaggio del tutto casuale. Si ritrovano insieme, ma a loro insaputa. In tale contesto le opposizioni hanno gioco facile nel dispensare lezioni di metodo e di governo. Tra agosto e ottobre, inoltre, per mesi l’attività consiliare è stata pari a quella di un encefalogramma piatto. Nuovamente, non è un caso, l’anno si è concluso con l’approvazione dell’autorizzazione all’esercizio finanziario provvisorio. Un Consiglio regionale da gioco equestre dove ogni componente della maggioranza gareggia per lo più soltanto per la propria Contrada, ovvero bacino elettorale.
VINCENZO ACITO 6
Per lui un solidale abbraccio e un augurio di mettersi alle spalle i problemi fisici che lo hanno colpito. Va detto per con onestà intellettuale che ci si aspettava molto di più nel suo ruolo di consigliere. L’anno scorso era sembrato di una spanna superiore a tutti i suoi colleghi del centrodestra, oggi il giudizio non può essere confermato: si è relegato al ruolo di stopper più che di fantasista. Se tornerà a esprimere le sue potenzialità andrà ben oltre il 6 in futuro. Merita comunque la sufficienza per alcune pdl tutte farina del suo sacco
GIANUARIO ALIANDRO 4,5
Rimane la sua faccia pulita che gli attribuisce il profilo di bravo ragazzo. Per il resto poco altro. Ci si aspettava una crescita anche politica per l’esperienza maturata in 12 mesi da consigliere. Nemmeno a parlarne: rimane ai margini e quando sale capita che è per una brutta storia di firme quanto meno sospette con la toppa peggiore del buco.
VINCENZO BALDASSARRE 6
Rimane un po’ anonimo con una innata timidezza che non gli consente di prendere il centro del campo. Rispetto a 12 mesi fa però riesce ad acchiappare la sufficienza per alcune comparsate da presidente del Consiglio in sostituzione di Carmine Cicala che se non altro hanno mostrato quello che dovrebbe essere un presidente.
GERARDO BELLETTIERI 6,5
Ha preso possesso del ruolo. Dopo i primi mesi in cui appariva spaesato e ancora legato alle dinamiche da amministratore comunale di Potenza, oggi appare uno dei legislatori regionali più attenti e puntuali con capacità di buona proposta. Difficile che gli sfugga qualcosa. Certo paga mezzo voto per una prosa non ricercata e forbita.
LUCA BRAIA 6,5
Croce e delizia dell’aula consiliare. Come oppositore pochi come lui. Sta sempre sul pezzo e bombarda chiunque della maggioranza con puntiglio e foga dialettica da vero e proprio maratoneta dei banchi del Consiglio. Le qualità non mancano e nemmeno la voglia di fare. Avrebbe meritato almeno mezzo voto in più se non fosse che a volte anche agitarsi troppo, se pure per cause nobili, stroppia. Ma sufficienza più che abbondante.
PASQUALE CARIELLO 6—
Leggermente migliorata il voto di 12 mesi fa (era 5,5). Migliora di poco, non perché non sia cresciuto ma piuttosto perché non si comprende spesso quale sia il suo ruolo in Consiglio: di attaccante o di mediano.
Ha in più una antipatica questione sulle spalle che gli auguriamo di chiarire al più presto per andare a sufficienza piena
CARMINE CICALA 2
Più di qualcuno lo ha definito il peggior presidente del Consiglio regionale della storia. Giudizio che in parte non possiamo non condividere. In più il “presidenDe” del Consiglio non fa niente per dimostrare il contrario farcendo i propri interventi di luoghi comuni ed errori marchiani di dizione a cui pare non porre alcuna attenzione. Da “brividi” il suo intervento da consigliere semplice sul blitz – andato a male – sulla legge 40. Per molto meno in passato ci si sarebbe dimessi. Altri tempi e altre carature.
ROBERTO CIFARELLI 6,5
Alza spesso il livello del dibattito consiliare. E’ politico di razza e spesso lo dimostra. Certo, come è noto, fare opposizione è più semplice che governare ma il politico materano è puntuale e spesso approfondisce. Per lui c’è poco Wikipedia e molto di competenza maturata in anni da amministratore. Se non è proprio il migliore, è senz’altro sul podio per qualità dei contenuti.
TOMMASO COVIELLO 4
Capogruppo della pattuglia leghista solo sulla carta: non riesce a guidare i suoi e spesso subisce senza mai dar la sensazione di poter governare quello che sarebbe il maggior partito della Regione. Bocciatura ‘senza se e senza ma’ motivata dal tipo di comunicazione copia e incolla sui social dove spesso pare quello che si crede di aver inventato l’acqua calda, con citazioni da Wikipedia che danno la sensazione di trattare gli elettori come minus habens. Un velo pietoso poi sul cosiddetto “SalvaCoviello”, la norma ad personam per la quale forse avrebbe meritato un voto ancora più basso
CARMELA CARLUCCI SV
Difficile poter esprimere un voto compiuto così come è complicato ricordare di lei in Consiglio un intervento politico degno della massima assemblea legislativa regionale. Sembra completamente spaesata forse perché vive questa esperienza nel limbo dell’incertezza: è subentrata a legislatura in corso per sentenza del TAR e ancora è in attesa della definitiva conferma che potrebbe pure non arrivare, stante le nuove emergenze processuali portate avanti dal collega/concorrente Giorgetti.
GIANNI LEGGIERI 5,5
Che sia il meno grillino della pattuglia regionale del Movimento 5 stelle è cosa risaputa e questo potrebbe anche non essere un difetto. Certo alla lunga l’eccessiva predisposizione alla mediazione e all’uscita strategica dalle querelle nei momenti caldi mortifica il giudizio che pure potrebbe essere più alto. Mezzo voto in meno per l’assidua frequentazione della stanza del presidente/ex collega Gen. Bardi.
GIANNI PERRINO 6
Discorso opposto del suo collega Leggieri: Perrino è un 5 stelle puro. La lunga esperienza in Consiglio regionale non lo ha modificato. E’ quello dell’inizio: non fa sconti e spesso è molto ‘acceso’ negli attacchi. Insomma è quello che ci aspetta da un legislatore pentastellato. Per questo si merita la sufficienza piena anche se poi a volte si dimentica che a Roma il suo partito sta in maggioranza…
FRANCESCO PIRO 6,5
Può piacere e può non piacere: Piro è questo. Qualcuno può non condividerne metodo e stile. La caratura dello statista forse non vuole nemmeno gliela si dia, venendo dall’impresa, il mondo non delle chiacchiere ma del fare. Ma offre sempre l’impressione di quello che ha il quadro ben chiaro. Memorabile il suo intervento in Consiglio regionale durante l’intervento di Cicala per l’emendamento sulle royalties, il suo “sì, ma non urlare” al collega di colazione vale tutto il prezzo del biglietto.
MARCELLO PITTELLA 6,5
E’ l’ex presidente della Regione. Il suo portato politico e umano non è mai in discussione. Una fuoriserie in un garage pieno di utilitarie. Ma il suo ruolo non è quello di consigliere regionale semplice: soffre e patisce essere in gradinata e non in tribuna. Meriterebbe altre platee. Ma questa è vita. Mezzo voto in più per la brillantissima intervista rilasciata ultimamente a questa testata.
MARIO POLESE 7
Ha la consapevolezza di essere diventato il primo della classe. Molto per meriti propri e un po’ per demeriti altrui. Ma sulla capacità ormai di condizionare l’agenda politica anche extra regionale è un fuoriclasse: tendoni del Qatar e Commissione speciale per il Recovery Fund le ultime 2 ciliegine di una lunga serie. Paga un quadro politico ancora poco chiaro sia in Regione ma soprattutto a livello nazionale che forse lo frena un po’.
PIERGIORGIO QUARTO 6
Rischia di passare alla storia della politica regionale come una sorta di Bartali: eterno secondo. È partito da possibile assessore e poi si è accomodato solo in Consiglio. Era dato per certo come sottosegretario del Consiglio ma passano i mesi e rimane al palo. Doveva essere un leader ma rischia di rimanere intruppato in un centrodestra sempre in lotta con se stesso. Si ritaglia un ruolo sul Recovery fund, ma col soccorso di Polese.
GERARDINA SILEO 6-
L’unica donna in Consiglio regionale ha carattere forte e non c’è seduta di Consiglio regionale in cui non riesca a imporre la propria veemenza dialettica. Forse un po’ troppo per la sufficienza ma la nomina a responsabile della Cultura da parte di Bardi è un buon auspicio per salire di posizioni e di voti.
CARLO TREROTOLA 6,5
E’ uomo di grande pazienza e lo mostra anche nel suo agire. Paga, a volte, la sua poca incisività politica ma non c’è dubbio che non perde mai lucidità e stile: mai una parola urlata e in un Consiglio dove gli scontri tra maggioranza e opposizione sono all’ordine del giorno la sua è una rarità gradita. Per il 7 aspettiamo lo scatto di reni nel 2021
GIOVANNI VIZZIELLO 5,5
Per i non addetti ai lavori probabilmente è difficile associarne nome a volto: è trascorso anche il secondo anno di legislatura ma il medico-consigliere del centrodestra ancora non è riuscito a caratterizzarsi per una azione politica corposa. Eppure non è certo il meno attrezzato.
MASSIMO ZULLINO 7
Ora detto che la politica è arte anche di strategia non c’è dubbio che Zullino spesso in piena dissonanza con il suo partito, con il centrodestra e anche con il presidente del Consiglio e addirittura con il presidente della Regione riesce a imporre la propria volontà come nessuno. Vedere legge sul Garante unico per avere la prova della sua abilità.