NEL 2020 I LUCANI HANNO «MEDIAMENTE PERSO 2MILA E 600EURO DI REDDITO»
Tra gli allarmi segnalati dalla Cgia di Mestre, la fine del blocco dei licenziamenti e l’accesso al credito per le PMI
In attesa degli ulteriori approfondimenti con dati dettagliati per realtà territoriali, secondo le stime dell’Associazione artigiani e piccole imprese (Cgia Mestre), i lucani hanno mediamente perso nel 2020, «2mila e 600 euro di reddito» e «quest’anno ne riguadagnerà poco meno di mille e 400euro». L’effetto «rimbalzo» dell’economia, colmerà soltanto in parte la forte «contrazione registrata nel 2020». Secondo i risultati della Cgia di Mestre, a livello generale, a fronte di una caduta che nel 2020 «parrebbe attestarsi al 9,9 per cento», nel 2021, invece, il Pil «dovrebbe tornare a crescere del 4,1 per cento». Di conseguenza, in valori assoluti e nominali, emerge che nel 2020 «la crisi avrebbe bruciato 156 miliardi di euro di ricchezza presente nel Paese». Come spiegato dal il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Mestre, Paolo Zabeo, «è verosimile sostenere che torneremo a una situazione pre Covid non prima del 2024». Per i lucani, come per tutti gli italiani, come ha aggiunto Zabeo, «il vero problema non riguarderà, in particolar modo, la nuova definizione di default, ma l’atteggiamento molto misurato che gli istituti di credito saranno obbligati a tenere».
«La nuova definizione di default ha precisato il segretario Renato Mason costringerà le banche a tenere un comportamento molto prudente nei confronti delle famiglie e delle imprese. Con l’abbassamento della soglia di sconfinamento, infatti, registreremo una impennata dei crediti deteriorati. È evidente che l’applicazione di queste misure indurrà moltissimi Istituti di credito ad adottare un atteggiamento di grande cautela nell’erogare i prestiti, per evitare, nel giro di pochi anni, di dover sostenere delle perdite di bilancio importanti. Alla luce di tutto ciò, appare evidente che a partire da quest’anno per tantissime Pmi sarà molto difficile accedere al credito bancario».
In riferimento all’economia lucana, da non sottovalutare il rischio «tracollo» delle esportazioni. Contromisure importanti, ancor di più per la Basilicata, saranno quelle sul fronte occupazionale. Come ricordato dalla Cgia, nel 2009, «annus horribilis dell’economia italiana degli ultimi 75 anni», «il Pil scese del 5,5 per cento e il tasso di disoccupazione, nel giro di 2 anni, passò dal 6 al 12 per cento». Numeri che potrebbero risultare raddoppiati a seguito dell’epidemia Covid, con «una caduta verticale del genere avrà degli effetti molto negativi sul mercato del lavoro». Un primissimo allarme riguarda il blocco dei licenziamenti. Quando verrà meno, «previsto per il prossimo 31 marzo», ci sarà il rischio di «vedere aumentare a dismisura il numero delle persone senza una occupazione: un problema che colpirà soprattutto i giovani e le donne».