Svelata la mappa del deposito nucleare. Da Nord a Sud, ecco le zone idonee
Si cercherà di convincere i Comuni ricompresi nella mappatura a farsi avanti: ci sono incentivi, occasioni di crescita, prospettive di lavoro e di benessere, soprattutto nelle aree marginali che si stanno spopolando
Avviso pubblico
Consultazione pubblica per l’avvio della procedura per la localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, ex D.lgs. n. 31/2010
Sogin S.p.A, con sede in Roma, via Marsala 51/c, ai sensi degli articoli 25, 26 e 27 del Decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 è il soggetto responsabile della localizzazione, realizzazione e dell’esercizio del Deposito Nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico. Sogin S.p.A., tenendo conto dei criteri previsti nella Guida Tecnica n. 29 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) elaborati sulla base degli standard dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), definisce una proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. Sogin S.p.A, con sede in Roma, via Marsala 51/c, ai sensi degli articoli 25, 26 e 27 del Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 è il soggetto responsabile della localizzazione, realizzazione e dell’esercizio del Deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico. Sogin S.p.A., tenendo conto dei criteri previsti nella Guida Tecnica n. 29 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) elaborati sulla base degli standard dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), definisce una proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico.
La relativa consultazione pubblica è svolta nel rispetto dei principi e delle previsioni di cui alla Legge 7 agosto 1990, n. 241 sul procedimento amministrativo, nonché della Direttiva n. 2/2017 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione recante le Linee guida per la consultazione pubblica in Italia.
a) l’amministrazione competente è Sogin S.p.A., con sede in Roma, Via Marsala 51/c;
b) l’oggetto del procedimento promosso è la consultazione pubblica per la localizzazione del sito dove ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, sulla base della proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI);
c) l’ufficio Sogin competente è la funzione Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, il domicilio digitale dell’amministrazione al quale rivolgere tutte le comunicazioni nell’ambito del presente procedimento è
Le osservazioni e proposte vanno inoltrate entro 60 giorni dalla pubblicazione della proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, il progetto preliminare e la documentazione correlata (ex art. 27, commi 2 e 3 del D.lgs. n. 31/2010);
c-bis) la data entro la quale deve concludersi il procedimento è 30 giorni, decorrenti dalla scadenza del termine suddetto. In caso di mancata conclusione del procedimento, entro tale termine è possibile proporre ricorso al TAR del Lazio ai sensi dell’art. 31 del Decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104;
d) le modalità con le quali, attraverso il punto di accesso telematico di cui all’articolo 64-bis del Decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 o con altre modalità telematiche, è possibile prendere visione degli atti, accedere al fascicolo informatico di cui all’articolo 41 dello stesso D.lgs. n. 82/2005 ed esercitare in via telematica i diritti previsti dalla presente legge, sono previste sul sito
Il trattamento dei dati personali sottesi alla consultazione pubblica avverrà conformemente a quanto previsto dal GDPR (General Data Protection Regulation) di cui al Regolamento UE 2016/679 e relative normative di attuazione, secondo le modalità specificate nella informativa ex art. 13 del GDPR disponibile sul sito depositonazionale.it.
Il presente avviso è pubblicato su cinque quotidiani a diffusione nazionale.
Svelata la mappa del deposito nucleare.
Da Nord a Sud, ecco le zone idonee
di Jacopo Giliberto Il Sole 24 ORE
Tolto il segreto di Stato: la Sogin ha pubblicato la Cnapi, la carta dei luoghi in cui potrà essere costruito lo stoccaggio nazionale dei rifiuti radioattivi
Arriva una nuova mappa.
La mappa del deposito atomico da costruire. Mentre gli italiani vengono spaventati dalla mappa che divide le regioni rosse, arancio, gialle secondo gli andamenti del contagio virale, il Governo ha tolto il segreto e ha pubblicato la Cnapi, sigla improbabile di Carta nazionale delle aree più idonee sulle 67 selezionate.
Anche qui i colori, ma diversi da quelli sanitari; verde smeraldo (punteggio più alto), verde pisello (buono), celeste (isole) e giallo (zone possibili ma meno adeguate).
Il 30 dicembre la Sogin, la società pubblica di gestione del nucleare, ha ricevuto il nullaosta del Governo e nella notte tra il 4 e il 5 gennaio ha pubblicato sul sito web
https://www.depositonazionale.it/
la documentazione completa, il progetto e la carta segretissima, attesissima e temutissima per anni, tenuta dal 2015 sotto riservatezza assoluta con minaccia di sanzioni penali per chi ne rivelasse dettagli.
Le “aree potenzialmente idonee” delineate sulla carta Cnapi sono le aree idonee a ospitare lo spauracchio agitato da tutti i comitati nimby, dagli ecologisti di risulta e da gran parte dei Governi che si sono alternati dal 2003: è la carta delle zone fra cui sarà scelto il luogo in cui costruire con 1,5 miliardi il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, rifiuti che oggi sono distribuiti dal Piemonte alla Sicilia in una ventina di depositi locali.
E c’è già chi insorge in via preventiva contro l’ipotesi di entrare nella mappatura, come la reattiva Sardegna.
Le 23 zone più interessate: Viterbo, Alessandria e le altre
La carta non dice il punto in cui bisognerà costruire il deposito.
Delinea invece tutti i 67 luoghi in cui ci sono le condizioni tecniche per costruirlo e assegna i voti con una graduatoria.
Ne emerge una mappa di 12 zone “verde smeraldo” con candidature molto solide che si concentrano in Piemonte (due in provincia di Torino e cinque in provincia di Alessandria) e nel Lazio (cinque in provincia di Viterbo).
Due delle cinque aree alessandrine sono state le uniche che hanno conseguito il punteggio pieno con lode.
Altre 11 zone “verde chiaro” comprendono altri lotti molto buoni per localizzarvi un deposito ma meno interessanti.
Nel dettaglio, fra le 23 zone “verde smeraldo” (ottime) e “verde chiaro” (buone) due aree sono state selezionate in provincia di Torino (l’area di Carmagnola e un’area fra Calusio Mazze e Rondissone), 6 nella provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento; Fubine-Quargnento; Alessandria-Oviglio; Bosco Marengo-Frugarolo; Bosco Marengo-Novi Ligure; Castelnuovo Bormida-Sezzadio), un’area a Siena (in val d’Orcia fra Pienza e Trequanda) e una a Grosseto (Campagnatico).
Molto interessata la provincia di Viterbo con 7 aree idonee; la zona a cavallo tra le Murge e la provincia di Matera è molto coinvolta: un territorio in provincia di Bari (Gravina), due vaste aree tra Bari (Altamura) e Matera, una nella provincia di Matera e altre due zone ampie fra Matera e Taranto (Laterza).
Le altre aree nella lista di 67 ma meno interessanti
Nella prima selezione di 67 aree idonee erano entrate, ma hanno una votazione molto bassa con colore celeste o giallo, anche alcune zone in provincia di Potenza e nelle due grandi isole Sicilia (in provincia di Caltanissetta, Trapani e Palermo con i comuni di Calatafimi-Segesta, Petralia Sottana e Butera) e la Sardegna (4 aree idonee in provincia di Oristano e 10 nella provincia del Sulcis, tutte sulle ondulazioni che circondano il Campidano: Siapiccia, Albagiara, Assolo, Mogorella, Usellus, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Tuili, Ussaramanna, Gergei, Las Plassas, Villamar, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Guasila, Ortacesus)
Fra tutte quelle in provincia di Viterbo (fra cui alcune sono in zona “verde”) ci sono Ischia di Castro, Canino-Cellere-Ischia di Castro, Montalto di Castro 1, Montalto di Castro 2, Canino 1 e 2, Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Piansano-Tuscania, Piansano-Tuscania, Tuscania, Canino-Montalto di Castro 1 e 2, Arlena di Castro-Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Tuscania 1 e 2, Tarquinia-Tuscania, Soriano nel Cimino, Soriano nel Cimino-Vasanello-Vignanello, Gallese-Vignanello, Corchiano-Vignanello, Corchiano-Gallese, Corchiano.
In Basilicata sono ricomprese nella mappa delle candidature diverse località a Genzano di Lucania (Potenza), Acerenza, Oppido Lucano (Potenza) e Irsina (Matera)
Infiammazioni politiche e allergie sociali
Da decenni il Governo pianifica la realizzazione di un deposito nazionale temporaneo ad alta sicurezza in cui riunire i materiali radioattivi meno pericolosi che l’Italia continua a produrre. (Per i materiali più pericolosi è verosimile il ricorso a un deposito sotterraneo consortile fra più Paesi europei).
Lo snodo fra questo bisogno e la sua realizzazione è avvenuto nel 2003, ai tempi del Governo Berlusconi 2.
In autunno il generale Carlo Jean, commissario del Governo, avviò la procedura per costruire un deposito sotterraneo, definitivo, geologico per rifiuti ad altissima radioattività nel sottosuolo salino della piana di Metaponto, dove la provincia di Matera è lambita dallo Ionio.
Comune di Scanzano Ionico, località Terzo Cavone.
Esplose una mezza rivoluzione, anticipatrice dei fenomeni simili che poi si videro in Valsusa contro l’alta velocità e nel Salento contro il metanodotto Tap.
Oltre a una parte della cittadinanza, che attorno alla contestazione ritrovò quei legami sociali e quell’identità che il cambiamento della società andava dissolvendo, la contestazione contro il progetto concentrò tutti i politici in cerca di visibilità elettorale, le associazioni in cerca di adesioni, i gruppi di contestazione sociale non solamente italiani.
Il progetto venne accantonato e condizionò il sentimento dei governanti per la costruzione del meno impegnativo ma obbligatorio deposito nazionale: da allora, tutti i Governi ebbero il terrore di confrontarsi con il tema.
(Nota a margine: in Valsusa il contenzioso continua mentre si sta costruendo la linea ferroviaria; in Puglia il gasdotto Tap è finito da alcuni mesi e da alcuni giorni sta consegnando il metano).
Per esempio, ecco la Sardegna
Una regione dalla reattività alta è la Sardegna.
Prima ancora che la Sogin potesse aver pubblicato qualsiasi carta, con un tempismo imbarazzante alcuni politici sardi lunedì 4 gennaio avevano già messo le mani avanti con una dichiarazione dalla pelle sensibile. Ecco la nota congiunta del segretario del Pd sardo, Emanuele Cani, e del capogruppo Pd in Consiglio regionale, Gianfranco Ganau: «Apprendiamo che sarebbe prossima la pubblicazione della relazione tecnica predisposta dalla Sogin, per l’individuazione delle aree idonee allo smaltimento di scorie nucleari sul territorio nazionale. In attesa dell’ufficializzazione e che siano quindi pubblicati i risultati dello studio che potrebbe vedere la Sardegna come sede idonea, ribadiamo con forza la contrarietà ad accogliere il deposito di scorie nucleari sul nostro territorio regionale». E poi «l’unanime posizione più volte ribadita dall’intera popolazione sarda», e ancora «una seria mobilitazione in difesa dei sardi», perché la Sardegna «ha già dato tanto al Paese in materia di servitù militari e non solo».
Un percorso fermo dal 2003
La normativa per il futuro deposito nucleare nazionale impiegò sette anni per essere scritta. Nel 2010 (decreto legislativo numero 31) furono stabilite le regole ma la carta Cnapi venne rinviata di anno in anno, ritoccata, sospesa, rifatta e così via. Finalmente il 2 gennaio 2015 la Cnapi fu consegnata in modo ufficiale e formale e in contemporanea venne sepolta in cassaforte, coperta dal segreto. Ogni tanto qualche ministro ha annunciato l’imminente pubblicazione della carta Cnapi, come fece nel marzo 2018 Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico del Governo Gentiloni.
I criteri per scegliere i luoghi
Come sono stati scelti i luoghi potenzialmente idonei? Nel 2014 l’Ispra dettò i criteri di selezione: dovranno essere luoghi poco abitati, con una sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni. Non a quote troppo elevate (non oltre i 700 metri sul livello del mare), non su pendenze eccessive. Non troppo vicine al mare. Non molto vicine a autostrade e ferrovie, ma abbastanza vicine ad autostrade e ferrovie per poter essere raggiunte comodamente dai carichi di materiale da stoccarvi.
Ma i comitati di opposizione avranno un’arma facilissima per dire no alla collocazione del deposito, ovunque sia: il criterio di approfondimento numero 11 afferma che per la scelta del luogo bisogna valutare con attenzione le zone con «produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico». Cioè in Italia: ovunque.
Ospedali, parafulmini, rilevatori e altre radioattività
Il deposito nazionale non riguarda le scorie più pericolose, quelle con radioattività più alta per le quali la soluzione sarà individuata in modo congiunto con altri Paesi.
Il problema che il deposito vuole risolvere sono i rifiuti radioattivi a media e bassa attività, quelli che si producono ogni giorno: reagenti farmaceutici, mezzi radiodiagnostici degli ospedali e terapie nucleari, radiografie industriali, guanti e le tute dei tecnici ospedalieri, controlli micrometrici di spessore delle laminazioni siderurgiche, il torio luminescente dei vecchi quadranti degli orologi. Perfino i parafulmini e i rilevatori di fumo che lampeggiano sul soffitto di cabine di nave e camere d’albergo contengono americio radioattivo.
In Italia conserviamo 31mila metri cubi di scorie irraggiate. Una parte di queste scorie perde pericolosità perché la radioattività decade con il passare del tempo, ma ogni anno ne aggiungiamo molte di più.
Si stima che fra una cinquantina d’anni i nostri figli e nipoti dovranno gestirne 45mila metri cubi in più rispetto a quelli di oggi, per un totale di 75mila-80mila metri cubi.
Il ministero dell’Ambiente e il sottosegretario Morassut
Il ministero dell’Ambiente ha diffuso un comunicato.
Eccone uno stralcio:
«Poche ore fa, con il nulla osta del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, la Sogin ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. Un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri, atteso da molti anni, che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo».
Aggiunge il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut:
«Si tratta di una forte assunzione di responsabilità da parte del Governo che non si sottrae dal risolvere una questione da anni al centro di dibattito e non più rimandabile. È un provvedimento da tempo atteso e sollecitato anche dalle associazioni ambientaliste, che consentirà di dare avvio ad un processo partecipativo pubblico e trasparente al termine del quale sarà definita la localizzazione dell’opera. Un impegno che questo Governo assume anche in ottemperanza agli indirizzi comunitari e nel rispetto della piena partecipazione delle comunità alle decisioni».
Morassut lancia anche un segnale a Greenpeace, l’organizzazione che ha chiesto all’Italia di aprire la procedura internazionale per poter esprimere un parere diplomatico sul nucleare francese: il ministero sta preparando
«una nota indirizzata alle autorità francesi per chiedere il coinvolgimento del nostro Paese»
I passi successivi
L’Europa dice giustamente che ogni Paese deve avere un suo deposito nazionale per i rifiuti irraggiati meno pericolosi.
In genere è un capannone strablindato e superprotetto dentro al quale ci sono celle multibarriera.
La stima dei costi complessivi si aggira sugli 1,5 miliardi, comprese le infrastrutture, anche se l’esperienza internazionale dice che impianti con ottime caratteristiche tecniche possono costare assai meno, anche un terzo.
Le norme adottate nel 2010 dicono che, pubblicata la Cnapi e sottoposta per quattro mesi al parere dei cittadini, si terrà un seminario nazionale per esaminare il tema.
Al seminario parteciperanno enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca.
In base alla sintesi di questo processo di partecipazione, la Sogin aggiornerà la Cnapi, che verrà nuovamente sottoposta ai pareri dei ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e delle Infrastrutture e trasporti e dell’ispettorato di controllo nucleare Isin.
Ascoltati questi pareri, lo Sviluppo Economico convaliderà la versione definitiva della carta, ovvero la Cnai, la Carta Nazionale delle Aree Idonee.
Si cercherà di convincere i Comuni ricompresi nella mappatura a farsi avanti: ci sono incentivi, occasioni di crescita, prospettive di lavoro e di benessere, soprattutto nelle aree marginali che si stanno spopolando.
I vantaggi saranno più forti della paura del deposito?
#sapevatelo2021