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SCORIE, SE LA BASILICATA VINCE MA PERDE LO STATO

Lettere lucane

L’Italia ha l’obbligo di mettere in sicurezza i suoi rifiuti radioattivi. Oggi le scorie nucleari sono stoccate in luoghi di fortuna, e sono un grande pericolo per la salute. Nel 2003 il Governo Berlusconi, recependo la normativa europea, decise di indicare in Scanzano Jonico il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. La politica lucana (il governo era di centrosinistra, ma il movimento No Scorie fu trasversale), i sindacati, le associazioni e i cittadini si ribellarono e si mobilitarono per alcune settimane, riuscendo, dopo un lungo braccio di ferro, a far ritirare il decreto governativo. All’epoca ero un ambientalista un po’ naif, tanto che scrissi un editoriale minaccioso sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” intitolato “Quell’occhio freddo del popolo lucano”. Si dice che quella di Scanzano fu una grande vittoria del popolo lucano. Ma nessuno dice l’altra parte della verità, ovvero che quella di Scanzano fu una grave sconfitta dello Stato.

Quando Filippo Bubbico era al Governo nazionale – con Bubbico ho avuto un rapporto molto stretto, segnato negli anni da alcune assai profonde fratture – gli posi pubblicamente questa domanda, ma senza ricevere risposta: con che faccia ora andrete in un’altra Regione a imporre il Deposito unico dopo che nel 2003 riusciste a far ritirare il decreto? E chi potrà impedire a un’altra Regione di “fare come in Basilicata”? Non starò qui a discutere laicamente del senso di responsabilità di un Paese di fronte ai propri doveri – e non lo farò per un semplice motivo: perché mi pare che gli italiani abbiano definitivamente deciso di lasciare i rifiuti radioattivi in siti di fortuna. Capisco i politici regionali che sentono il dovere di timbrare il cartellino del populismo dicendo ancora una volta “no” alle scorie. Ma c’è qualcuno che sa spiegarmi come farà lo Stato italiano a superare l’ipoteca Nimby del 2003?

diconsoli@lecronache.info

 

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