“CON LA ZES, È GIUSTO CHIUDERE LA BANCA?”
Don Giuseppe Ditolve chiede di scongiurare la chiusura della filiale della Popolare Pugliese
Per chi si ricorda, gli anni verdi di Pisticci Scalo fino al 2000, è stata una periferia roccaforte per l’intero territorio pisticcese, grazie anche, alla presenza delle aziende, dove da ogni parte dei paesi limitrofi, venivano a lavorare e dove ancora oggi, ci sono famiglie che ci lavorano. Soprattutto, se pensiamo che a breve, da notizie mass mediatiche e da quello che gli amministratori hanno riferito, sarà riqualificato il quartiere ex-Snam e per di più, si parla da tempo, della nascita di una una zona di sviluppo economico, la cosiddetta ZES. Da alcuni anni, purtroppo, questo cuore pulsante della comunità pisticcese è simbolo di degrado ed abbandono anche e in modo particolare, dal punto di vista di qualsiasi colore di bandiera politica.
Con rammarico, abbiamo appreso notizia di una eventuale chiusura a giorni, della Banca Popolare Pugliese, una filiale che ha e continua a produrre bene, ed è l’unico servizio fondamentale che è rimasto. Allora, mi chiedo, se è vero che ci sarà la ZES è opportuno chiuderla in questo momento particolare che tutti sappiamo. Vorrei ricordare a tutto il popolo pisticcese che quando in una comunità si incomincia a vedere un pazzle in meno è una sconfitta da parte di tutti, e proprio per questo, dobbiamo sentirci uniti al di là delle proprie posizioni, altrimenti, si rischia di aver dimenticato l’identità del nostro essere comunità.
Il punto centrale quando si parla di periferie è per me il recupero, doveroso e responsabile di queste zone (vedi anche Tinchi) nelle quali, a ben vedere l’operato del governo comunale negli anni, sembrano abitare e vivere cittadini di “serie b”: l’idea comune che si ha di periferia nasce dalle pratiche di abbandono del territorio, siano queste politiche, economiche sociali.
Questa periferia dello Scalo, è stata lesa di servizi essenziali, una delle quali ad esempio è appunto la mediateca messa in piedi con soldi europei e lasciata deperire dall’inizio, questo a mio avviso è una delle vergogne all’italiana, dove il popolo dovrebbe, come affermo da anni, risvegliare la propria coscienza addormentata dal lassismo terrificante.
Per non parlare del degrado ambientale del verde, sociale e antropologico in cui oggi riversa la comunità di Pisticci Scalo che a mio dire, imputabile alla mancata volontà di pianificazione del territorio, che oramai, sembra un luogo fantasma; cittadini lasciati soli a sé e privati di tutto, colpa anche loro che non si sono mobilitati forse perché una piccola popolazione quasi all’80% fatta di anziani? A parte questo, è inconcepibile quanto detto.
Parlare di periferia è un dovere civile e l’abbandono del territorio ha privato i cittadini del “diritto alla città”: punto fondamentale di una vita dignitosa di quei cittadini che oggi si sentono “fuori dal mondo”. L’invito che faccio a tutti, comprese le istituzioni civili e militari, opponiamoci al degrado! Sappiamo che governare la città è un compito complesso. Rriprendiamoci a cuore queste aree di periferie, reintegriamole in un piano di sviluppo organizzato, integrato, e ridiamo la dignità ai cittadini, questa è la soluzione!
Don Giuseppe Ditolve
Parroco della Chiesa di San Giuseppe Lavoratore in Pisticci Scalo