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FCA DI MELFI, MANCANO COMPONENTI PRODOTTI IN CINA: 3MILA LAVORATORI IN CASSA INTEGRAZIONE

Stop produttivo per Compass e modelli ibridi Jeep. Lomio (Uilm): «Delocalizzazione è sbagliata». Evangelista (Fim Cisl): «Questione fisiologica»

Con una comunicazione diffusa nei giorni scorsi, la Fca Italy aveva reso noto che lo stabilimento di Melfi avrebbe proceduto «a sospensioni dell’attività lavorativa anche per il personale addetto o collegato al ciclo produttivo del modello Jeep Compass e delle versioni ibride dei modelli Jeep» annunciando al contempo il ricordo al «trattamento ordinario di integrazione salariale “emergenza Covid-19″». Alla base della sospensione lavorativo-produttiva, il mancato arrivo di alcuni materiali dalla Cina, i semiconduttori.

Il risultato: fabbriche senza pezzi e produzione globale in “caduta libera”, Melfi compresa. A farne le spese, oltre la linea 1 Compass, determinando anche il mancato avvio del terzo turno previsto per il 15 febbraio e della formazione dei lavoratori, oltre i lavoratori assegnati ai modelli Jeep Renegade Ice e Fiat 500X Ice come si legge nella nota dell’azienda, «sino a un numero massimo giornaliero di 3590 su di un totale di 7180 lavoratori dello stabilimento di Melfi». Una situazione difficile, che vedrà il primo stop, già in atto dallo scorso 11 gennaio, finire il 17 gennaio. In aggiunta, ci sarà un altro stop, che andrà dal 25 al 31 gennaio prossimo. L’azienda, nella nota, ha sottolineato che la «causa di tali sospensioni è la necessità di fronteggiare le ricadute della complessiva situazione determinata a seguito dell’emergenza Covid-19».

L’OPINIONE DEI SINDACATI Sulla questione, abbiamo ascoltato il segretario generale di Uilm Basilicata, che ha così commentato: «Un’ulteriore richiesta di cassa integrazione per la linea Compass con un fermo produttivo per la settimana dall’11 al 17 e dal 25 al 31 gennaio per mancanza di semiconduttori provenienti dalla Cina è l’ennesima riprova che l’industria globale è messa in seria difficoltà per le scelte sbagliate che negli anni hanno visto delocalizzare prodotti a basso valore aggiunto.

Questa fermata inoltre ha sottolineato il segretario Lomio rallenta la salita produttiva della linea della Compass che era prevista sui tre turni dal 15 febbraio e mette a casa più di 3000 lavoratori. Oggi più che mai c’è bisogno di rivedere tali scelte industriali» ha concluso il segretario Lomio. Anche il segretario generale della Fim Cisl Basilicata Gerardo Evangelista, è intervenuto sulla questione: «La carenza di semiconduttori a livello globale prosegue. Molti costruttori di automobili, come Fca, Ford, Toyota e Nissan hanno dovuto rallentare o fermare del tutto le linee produttive di diversi modelli. Basti pensare che per il gruppo Volkswagen questo problema è iniziato nelle scorse settimane.

Il mancato rifornimento dei componenti elettronici è dovuto principalmente alla pandemia e vista la situazione ancora in atto sono possibili altre fermate. Per quanto riguarda Melfi al momento la fermata ha riguardato la linea 1 Compass determinando anche il mancato avvio del terzo turno previsto per il 15 febbraio e della formazione dei lavoratori. Situazioni di questo tipo sono fisiologiche per imprese integrate nelle catene di valore globali. Oggi stiamo entrando dentro una scommessa globale e mondiale con il nuovo gruppo Stellantis. A noi interessano principalmente gli stabilimenti italiani e i posti di lavoro e Melfi in questo nuovo contesto ha la marcia giusta per mantenere e creare nuova occupazione. Per questo ci aspettiamo un piano industriale che metta in

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