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PMI, FONDO DI GARANZIA: BASILICATA BOCCIATA

L’analisi quantitativa fino al 2019 è impietosa: le domande accolte sono «circa lo 0,5% per totale»

Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese: per la Basilcata, più precisamente per il centrosinistra, bocciatura sonora. A sancire il fallimento lucano, la Sezione centrale di controllo sulle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti. L’analisi della magistratura contabile si arresta ai dati rilevati con riferimento all’anno 2019, con proiezioni al 2020, tenuto conto che il Decreto legislativo 23 del 2020 ha rimodulato l’ampiezza e le caratteristiche del Fondo.

IL FONDO DI GARANZIA Attraverso il Fondo lo Stato favorisce l’accesso al credito di imprese caratterizzate da limitate dimensioni strutturali e da scarsa capitalizzazione, ma che presentino requisiti di affidabilità ed evidenzino potenzialità di credibile progettualità, rendendosi garante nei confronti degli istituti erogatori del credito, e stimolando l’afflusso alle imprese della liquidità necessaria all’attività economica. Esso è finanziato anche con risorse europee ed è stato rafforzato, negli ultimi anni, per contrastare gli effetti della stretta creditizia da parte degli istituti bancari. Nel tempo, alla liste dei soggetti beneficiari, si sono aggiunte le Pmi innnovative, le startup innovative, gli incubatori certificati e i professionisti iscritti agli ordini professionali e quelli esercenti «professione non organizzata in ordini o collegi», aderenti alle associazioni professionali iscritte nell’elenco tenuto dal Ministero dello sviluppo economico. Negli «ultimi 4 anni», in base a disposizioni di legge, sono stati stanziati circa 3,6 miliardi a favore del Fondo, destinatario, inoltre, di ulteriori 550 milioni di euro tramite contributi e fondi comunitari.

Per quanto riguarda i controlli documentali, avvengono su un campione casuale di operazioni ammesse all’intervento del Fondo. La scelta a campione deve riguardare almeno il 10% delle richieste relative ad operazioni finanziarie a fronte di investimenti e almeno il 5% delle restanti richieste. BASILICATA NELLA TOP THREE DELLE PEGGIORI D’ITALIA L’analisi della Corte dei Conti ha, come espressamente precisato nella relazione, natura «quantitativa» e non anche qualitativa. Nel periodo esaminato, 2012-2018, è in Lombardia che si registra il maggior numero di domande accolte, seguita da Veneto, Toscana, Sicilia e Campania, mentre «quelle che evidenziano più basse percentuali sono la Basilicata (circa 0,5% sul totale), il Molise (sempre circa 0,5%), e la Val d’Aosta (circa 0,2%)».

Sotto il sotto il profilo dell’importo complessivo dei finanziamenti agevolati e garantiti dal Fondo, sempre nel periodo 2012-2018, la Basilicata non si è rivelata meritevole neanche della menzione numerica da parte della Corte dei Conti. La Sezione di controllo, infatti, ha precisato che se la Lombardia resta, anche sotto questo aspetto, la prima regione, con 22,1 miliardi, (circa il 22,2% sul totale) e garanzie per un totale di 14,8 miliardi (circa il 22,3% sul totale) e il Veneto la seconda, con 12,9 miliardi di finanziamento (quasi il 13,5% del totale) e 8,6 miliardi di importo garantito, circa il 13,5% del totale, al terzo posto si attesta la Campania (9,4 miliardi di finanziamenti, circa 9,4% del totale), con un importo garantito di circa 7 miliardi (circa 10,6% sul totale).

Per la cronaca, seguono il Piemonte con un volume di finanziamenti di circa 8,8 miliardi (quasi l’8,8% del totale) e 5,4 miliardi di importo garantito, circa l’8,2% del totale, e, al quinto posto, l’Emilia-Romagna, con un volume di finanziamenti di 8,3 miliardi (circa l’8,2% sul totale) e 5,5 miliardi di importo garantito, circa l’8,4% sul totale. L’analisi della Corte dei Conti, come precisato, è prettamente di natura quantitativa. Quando l’implementazione con le tabelle territoriali sarà ultimata, l’ulteriore batosta, questa qualitativa e, pertanto, nel merito, potrebbe per la Basilicata essere la seguente: finanziato poco ed anche male.

Ferdinando Moliterni

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