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PDL DISMISSIONE PATRIMONIO RIFORMA FONDIARIA, SÌ DA III CCP

Sulla proposta, d’iniziativa del consigliere Cariello della Lega, audito il direttore dell’Alsia, Aniello Crescenzi. Lo strumento legislativo passa ora all’esame dell’Aula

La terza commissione consiliare, presieduta da Piergiorgio Quarto, (Bp), riunitasi oggi in modalità telematica, ha audito il direttore dell’Alsia, Aniello Crescenzi, in merito alla proposta di legge, d’iniziativa del consigliere Cariello (Lega) che detta modifiche all’articolo 40 della Legge regionale del 24 luglio 2017, la numero 19 riguardante disposizioni per le procedure di dismissione del patrimonio rinveniente dall’azione di riforma fondiaria. La pdl è stata approvata a maggioranza (hanno votato a favore Quarto, Bellettieri e Acito, Baldassarre, Aliandro con delega di Sileo, e Trerotola, contrari Carlucci e Cifarelli), con emendamenti presentati dai consiglieri Bellettieri e Cifarelli.

La pdl nasce dalla necessità, si legge nella relazione, di “rinviare a un regolamento di dismissione il prezzo di vendita dei fabbricati, degli annessi e delle opere insistenti sui terreni, stabilendo di non ancorare il parametro a un valore fisso, così come previsto dall’articolo 40 della legge regionale n. 19, così da rendere il prezzo variabile in base alle circostanze che si presenteranno di volta in volta e di spostare i termini: in particolare per la detenzione dei beni deve essere corrisposto, entro il 31 dicembre di ogni anno, a partire dal 2021, un canone annuale d’uso pari all’1,5 per cento dei prezzi, mentre per la dentenzione pregressa dei beni, i detentori sono tenuti a corrispondere un analogo canone, per un periodo di cinque anni antecedenti al 31 dicembre 2020. Per la detenzione, a qualunque titolo, di immobili per i quali siano consentite utilizzazioni complementari all’agricoltura ed extraagricole, viene precisato nella relazione di accompagnamento, deve essere corrisposto, entro il 31 dicembre di ogni anno, a partire dal 2021, un canone annuale d’uso pari al 3 per cento per i fabbricati e all’1 per cento per i suoli edificati, edificabili e per i terreni extragricoli, dei prezzi di vendita, mentre per la detenzione pregressa dei citati immobili i dententori senza titolo sono tenuti a corrispondere un analogo canone per un periodo di cinque anni antecedenti al 31 dicembre 2020, mentre per l’avvenuta detenzione di immobili, oggetto di concessione amministrativa in vigore, si devono corrispondere i canoni fissati nelle concessioni medesime, maggiorati di rivaltuzione monetaria. Queste ultime modifiche, viene sottolineato nella relazione della pdl, si rendono necessarie per adeguare le previsioni normative alla piena attuazione del regolamento approvato nel 2019 dalla Giunta regionale, e la cui applicazione è stata più volte rinviata anche a seguito dell’emergenza da covid-19”.

Con l’emendamento presentato da Bellettieri si stabilisce che il regolamento debba far riferimento non solo alla fase di dismissione del patrimonio riveniente dall’azione di riforma fondiaria ma anche a quella di gestione. Con il primo emendamento di Cifarelli si prevede che nelle procedure di dismissione del patrimonio vengono eliminati i precedenti riferimenti temporali, fissando un arco retroattivo di 5 anni per il recupero dei crediti, con il secondo, invece, si stabilisce che il regolamento venga approvato dalla Giunta previo parere della competente Commissione Consiliare

Il direttore dell’Alsia, Aniello Crescenzi, condividendo quanto auspicato dal presidente della Commissione Piergioro Quarto: procedere celermente nella fase di trasferimento dei beni per portare, finalmente, a compimento la riforma, ha precisato che “Questo è un obiettivo per tutti noi”.  “La pdl – ha precisato – a cui è stato dato un contributo anche da parte dell’Alsia, ha come obiettivo quello di accelerare i tempi e superare problemi nell’applicare il quadro normativo vigente relativamente alla dismissione dei beni. L’articolo 40 della legge 19 del 2017 che detta le procedure per la dissmissione del patrimonio è stato l’elemento che ha consentito di poter predisporre il censimento dei beni dell’ex riforma agraria e che attualemnte fino a fine mese è ancora aperto per eventuali osservazioni da parte degli aventi diritti. All’interno dell’art 40 vengono richiamate delle procedure e dei riferimenti temporali certi a cui bisognava riferirsi per procedere alla dismissione ed eventualemente poter intervenire con il pagamento dei canoni da parte dei detentori dei beni e, in particolar modo, si riferisce a 5 anni antecedenti alla data del 31 dicembre del 2017. Abbiamo rilevato che se oggi andiamo ad applicare questa norma ci possono essere numerosi interventi ostativi sulla base di quanto dettato dal Codice civile, con l’art 2948, comma 3, rispetto alle pigioni delle case, i fitti dei beni rustici e ogni altro corrispettivo di locazioni la norma civile prevede la prescrizione di 5 anni.  Ciò significa che di fatto non possiamo rispettare il dettato di legge se noi lo facessimo andremo incontro a una serie di ricorsi”. “Ci si potrebbe chiedere – ha continuato Crescenzi – perché si è arrivati ad oggi per applicare questa legge. A ciò rispondo richiamando quanto successo: il censimento è stato pubblicato il 4 novembre del 2019, con una scadenza di 60 giorni, per cui il 4 gennaio il censimento dei beni doveva essere compiuto. Antecedente al 4 gennaio sono preventute una serie di sollecitazioni e, tra queste, quella del Comune di Bella che ci chiedeva una proroga della chiusura del censimento Visto anche il numero esiguo di richieste pervenute a quella data si è intervenuto con una proroga per quanto riguarda la chiusura del censimento. Proroga che è stata emanata ed ha come scadenza maggio 2020. A maggio 2020 si interviene con una nuova proroga, questa volta a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, per cui si è provveduto ad emanare un nuovo provvedimento di differimento dei termini e cio anche sulla base delle condizioni di difficoltà economico-sociali e delle criticità in agricoltura nate a seguito della pandemia, evidenziate dal dipartimento regionale all’agricoltura”.

Sull’argomento sono intervenuti i consiglieri Bellettieri e Acito, Cifarelli, Trerotola e Aliandro. Il consigliere Trerotola ha sottolineato l’esigenza di prevedere il frazionamento dei canoni così da andare incontro alle esigenze dei cittadini, mentre Acito ha chiesto che il regolamento si basi su una impostazione matematica, riducendo, così, al minimo la discrezionalità e che sia frutto di un confronto con gli addetti ai lavori.

Successivamente l’organismo consiliare per gli altri punti all’ordine del giorno ha deciso di rinviarne la discussione per acquisire ulteriori elementi di valtuzione, programmando alcune audizioni. Le proposte all’ordine del giorno erano quella di Polese e Braia, la numero 62 del 2020 riguardante “Ulteriori norme per il rilancio dell’economia della Regione Basilicata”; quella di Cifarelli, Sileo, Braia, Cariello e Acito che detta “Modifiche alla legge regionale 9 gennaio del 1995, n. 2 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeotera e per il prelievo venatorio”; quella di Pittella e Cifarelli, la numero 49 del 2020 “Basilicata terra di sport e salute”.

Ai lavori erano presenti, oltre al presidente Quarto (Bp), i consiglieri Acito e Bellettieri (Fi), Baldassarre (Idea), Carlucci (M5s), Braia e Polese (Iv), Cifarelli (Pd), Trerotola (Pl), Aliandro (Lega) e Vizziello (Fdi).

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