C’È DEL MARCIO AL TRIBUNALE DI BRINDISI E CURCIO LO SCOPRE: IN CARCERE UN GIUDICE
Pesante inchiesta della Procura di Potenza: smascherato Galiano che lucrava sulle tragedie altrui e offriva «protezione» quasi come un boss
C’ è anche un giudice del Tribunale fallimentare di Brindisi tra le sei persone arrestate su mandato del Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Potenza, nell’ambito di un’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. Si tratta del giudice civile Gianmarco Galiano; altri due magistrati, Francesco Giliberti e Giuseppe Marseglia, quest’ultimo del Tribunale di Bari, sono indagati a piede libero.
A coordinare le complesse investigatizioni, per competenza territoriale la Procura dela Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, mentre le ordinanze cautelari personali sono state eseguite ieri dal Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Brindisi e della Sezione di Polizia Giudiziaria di questo presso il Tribunale del capoluogo lucano. Il Procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, si è recato personalmente a Brindisi per coordinare il lavoro della Guardia di Finanza, che ha effettuato importanti perquisizioni. Sono 21 in tutto le persone iscritte sul registro degli indagati. Gli indagati sono stati ritenuti, a vario titolo, dal Gip di Potenza, «gravemente indiziati» dei reati quali estorsione, corruzione passiva passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Gli accertamenti coordinati da lla Procura di Potenza hanno permesso, secondo gli inquirenti, di evidenziare come il giudice civile presso la Sezione Contenzioso del Tribunale di Brindisi, Gianmarco Galiano, avesse abusato delle sue funzioni giudiziarie facendone in alcuni casi moneta di scambio o strumento di indebita pressione, coinvolgendo, in parte delle sue illecite attività, imprenditori e liberi professionisti che ricevevano nomine e incarichi disposti dal medesimo Giudice nell’esercizio delle sue funzioni presso il Tribunale brindisino quale Giudice civile o fallimentare.
Le indagini, inoltre, attraverso minuziosi accertamenti di polizia economico-finanziaria svolti con «grande professionalità» dalla Guardia di Finanza brindisina, anche presso Istituti Bancari, hanno fatto emergere «rilevanti movimentazioni di denaro per centinaia di migliaia di euro in entrata sui conti correnti nella disponibilità del giudice Galiano, nonché cospicui investimenti dello stesso in diverse attività economiche fra cui l’acquisto di una masseria.
Più complessivamente le investigazioni facevano emergere «un tenore di vita assai elevato del Galiano» che appariva «sproporzionato» rispetto alle sue entrate ufficiali risultando altresì dedito ad attività economiche quali la conduzione di imprese agricole ed agrituristiche, gestione di attività di bed and breakfast, che avviava in seguito e nel corso della sua attività giudiziaria e degli illeciti a lui ascritti. Gli approfondimenti investigativi, per gli inquirenti lucani, hanno consentito anche di dimostrare a livello di gravità indiziaria che «tali rilevanti entrate del Galiano erano riconducibili a dazioni da parte di soggetti che avevano preso parte a procedimenti civili innanzi al Tribunale di Brindisi».
COSÌ IL GIUDICE GALIANO SPECULAVA SU MORTI E TRAGEDIE ALTRUI In particolare alcuni accrediti sono risultati provenire, attraverso complesse operazioni bancarie, dalle somme erogate a titolo di risarcimento danni riconosciuti da compagnie assicurative all’esito di alcuni sinistri. Uno di questi è collegato alla tragica vicenda risalente al 2007, relativa alla morte di una ragazza di 23 anni a seguito di incidente stradale. All’esito del contenzioso civile promosso dai genitori della defunta nei confronti della compagnia assicurativa, era stato riconosciuto un risarcimento pari a circa 1milione e 100mila euro, di cui «300 mila erano giunti nella disponibilità del giudice attraverso il conto intestato alla di lui suocera, allo stato, indagata per riciclaggio». La genesi dell’altro episodio invece si colloca nel 2011 e coincide con il parto complicato di un bambino che ha riportato «traumi permanenti causati da colpa medica».
All’esito del contenzioso civile promosso dai genitori del piccolo contro la compagnia assicurativa, era stato riconosciuto un risarcimento pari a circa 2 milioni di euro, di cui «150 mila erano stati estorti dal giudice, transitando, anche in questo caso, dai conti correnti della suocera». Attraverso condotte, qualificate in prima istanza dalla Procura di Potenza, e poi dal Gip, come «corruttive ed estorsive», in sostanza, il giudice Galiano «con minacce, o in cambio del buon esito delle cause risarcitorie», si faceva erogare indebite somme di denaro. In tali procedure tra l’altro, risultava nominata l’ex moglie , l’avvocato Federica Spina, quale legale patrocinante, anche lei raggiunta da misura cautelare con gli addebiti di estorsione, corruzione ed altro.
IL GIUDICE E LA «PROTEZIONE GIUDIZIARIA» ASSICURATA IN CAMBIO DI SOLDI E FAVORI In un caso, risultava a livello di gravità indiziaria, che le somme di denaro incassate dal Galiano erano state ottenute con la minaccia di sottrarre la potestà sul figlio, nei confronti di genitori che avevano un bambino gravemente disabile. In altro caso, non solo venivano ottenute dal Galiano, in cambio della «protezione giudiziaria da lui assicurata», le somme sopra indicate, ma il Giudice otteneva, altresì, «che sua moglie fosse nominata dai corruttori quale erede testamentaria».
Oggetto di specifici approfondimenti investigativi anche le elargizioni, per complessivi 220 mila euro, che l’imprenditore Massimo Bianco, per mezzo della sua azienda “Soavegel”, aveva concesso al giudice Galiano, quale corrispettivo della «protezione giudiziaria» da questi assicurata, sotto forma di quelle che, sulla base di gravi indizi, «si è ritenuto essere sponsorizzazioni “fittizie” o “gonfiate”», che Soavegel assicurava ad associazioni sportive create ad arte dal Galiano e dal Pepe Milizia, che gestivano, «solo sulla carta», un veliero di proprietà del Galiano ma, come detto, «fittiziamente nella disponibilità di tali associazioni», che in sostanza, non solo, consentivano al Galiano di utilizzare e godersi l’imbarcazione senza oneri a proprio carico, ma che di fatto rappresentavano una ulteriore entrata per il magistrato. Tali erogazioni dell’industriale al giudice rappresentavano la contropartita di una tutela giudiziaria che il Galiano assicurava al Bianco che, per ovvie ragioni, aveva, sia attraverso le sue imprese che attraverso suoi congiunti, numerosi procedimenti civili pendenti innannzi al Tribunale di Brindisi.
LA GENESI DELL’INCHIESTA: IL COMMERCIALISTA CHE SCRIVEVA LE SENTENZE AL GIUDICE L’intera vicenda processuale ha tratto origine da alcune perquisizioni, effettuate dalle Fiamme Gialle brindisine nell’ambito di altro procedimento penale incardinato presso la Procura della Repubblica di Brindisi nel luglio 2017 nello studio di Pepe Milizia,durante le quali veniva sottoposta a sequestro numerosa documentazione cartacea e digitale. Le indagini consentivano di appurare che il citato professionista si era prestato a predisporre, per conto del Galiano, le motivazioni di sentenze pronunciate in esito a processi tributari nell’ambito dei quali il predetto ricopriva l’incarico di Giudice presso la “Commissione Tributaria Regionale Puglia”. Inoltre questo Ufficio contestava, altresì, al Galiano ed a quello che appariva essere il suo braccio destro, il commercialista Pepe Milizia, nonchè ad altri professionisti brindisini che prestavano spesso la loro opera presso il Tribunale di Brindisi il delitto di associazione per delinquere finalizzato al mercimonio degli incarichi e dei provvedimenti giudiziari, sodalizio nel cui ambito, da una parte il Galiano distribuiva incarichi ai suoi amici professionisti e, dall’altra, questi ultimi si prestavano ad agevolare il Galiano nelle sue diverse attività di occultamento-reinvestimento di proventi illeciti. In tale contesto veniva accertato, in particolare, l’affidamento, da parte di Galiano, alla ristretta cerchia di amici e sodali, di numerosi e remunerativi incarichi professionali, per circa 400 mila euro complessivi quelli individuati. Oltre ai provvedimenti cautelari, il Gip ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro e beni per un valore complessivo di circa 1milione e 2mila euro.