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FACCIAMO RITORNARE IN LUCANIA CAMILLO LANGONE

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C’è uno scrittore lucano che secondo me è più legato alla Lucania di quanto sia disposto ad ammettere – vive a Parma da una vita, da sempre. Mi riferisco a Camillo Langone (1962), scrittore, giornalista (“Il Foglio”, “Panorama”, ecc.), autore di libri memorabili come “Maccheronica: guida reazionaria ai ristoranti italiani (2004) e “Il collezionista di città” (2006), critico letterario, enogastronomico e d’arte (è un grande esperto di arte italiana contemporanea neo-figurativa). Conosco Langone da molti anni, sin dai tempi dell’Università. Ricordo che una volta venne addirittura a trovarmi in una casa dove, giovanissimo, vivevo in maniera scapigliata. Ovviamente lo vidi scandalizzato, perché Langone è un dandy, uno snob, un intellettuale aristocratico. A me piacciono molto le persone che sanno esprimere idee, stili e posizioni politiche controcorrente e politicamente scorrette. Infatti leggo Langone da più di venticinque anni proprio perché so che, leggendolo, non leggerò mai cose scontate, banali e di senso comune. Cattolico integralista, reazionario, conservatore, tradizionalista, maschilista, anti-femminista, pro-caccia, carnivoro, anti-progressista: Langone riassume in sé tutte le caratteristiche che un intellettuale odierno non dovrebbe mai avere per avere successo. Ma a me piace proprio perché è così scostante com’è. L’unico argomento sul quale sento uno scricchiolio sentimentale tra noi è il fatto che lui, in Lucania, non ci torna quasi più, perché alla nostra terra e ai lucani rimprovera qualsiasi cosa. Ovviamente a un esteta arbasiniano come lui si perdona tutto; ma il fatto che non venga più a recensire ristoranti, messe e cantine lucane come in passato mi rende un po’ triste. Chissà che non si riesca, passata questa pandemia, a riportarlo a casa, questo geniaccio lucano provocatore e principesco.

diconsoli@lecronache.info

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