BUROCRAZIA LUCANA, DOPO 10 ANNI L’ASP PAGA I BUONI PASTO
L’Ufficio legale si arrende all’evidenza, ai dipendenti dell’ex Asl 1 di Venosa liquidati i ticket 2009-2010
Vicende di ordinari paradossi lucani che risalgono fin alle scaturigini della burocrazia, ma addebitabili anche alle peculiari gestioni amministrative regionali. C’è voluto un decennio affinchè l’Azienda sanitaria locale di Potenza (Asp) riconoscesse a 3 dipendenti dell’ex Azienda Usl numero 1 di Venosa, il corrispettivo economico per i «buoni pasto» relativi alle annualità 2009-2010. Dieci anni ed anche una sentenza del Giudice del Lavoro del Tribunale di Potenza che, in base al principio dell’ora per allora, ha sancito come legittimo il diritto che i dipendenti avevano denunciato come negato.
L’analisi documentale, difficilmente poteva condurre a diverso esito. Il relativo Contratto collettivo integrativo di lavoro per il personale del Comparto dell’ex Asl 1 di Venosa, prevedeva testualmente che «hanno diritto alla mensa tutti i dipendenti nei giorni di effettiva presenza al lavoro (…) per il personale operante alla struttura centrale nonché alle sedi distaccate, constate le difficoltà per l’istituzione del servizio mensa, si provvederà a garantire l’esercizio del diritto dei lavoratori attraverso il sistema dei ticket restaurant». Nonostante ciò, il diritto a ricevere i buoni pasto «non è stato riconosciuto».
Dinanzi al giudice del lavoro, come emerso, riscontrati 2 elementi determinanti: che la la sede di lavoro, la Struttura Centrale dell’ex Asl, fosse «priva del servizio mensa» e, in secondo luogo, che quella istituita presso il Presidio ospedaliero non era «agevolmente raggiungibile». Ciò in base al dato temporale del tempo concesso per la pausa pranzo: 30 minuti. A distanza di 10 anni e soltanto poco più di 24 ore fa, dall’Unità operativa complessa (Uoc) “Attività Legale” dell’Asp hanno finalmente riconosciuto la «sostanziale fondatezza» delle richieste dei 3 dipendenti, contestualmente consigliando al Dg Lorenzo Bochicchio di «considerare» la possibilità di accordi bonari sia per evitare di pagare gli interessi, «anch’essi dovuti», che le spese le legali che «seguirebbero la soccombenza». I dipendenti hanno accettato.
Di qui l’accordo transattivo per l’importo corrispondente al valore dei ticket mensa di cui non hanno usufruito nel periodo 2009-2010. Considerando anche le richieste di altri dipendenti delle medesima ex Asl, che tramite i rappresentanti sindacali avevano già preannunciano identici ricorsi, dall’Asp dopo 10 anni staccato l’assegno per chiudere la faccenda ticket mensa: 34mila e 780euro.