COLOMBO COSTITUENTE: L’ITALIA E L’EUROPA
Lo statista lucano al centro del 3° appuntamento del ciclo di incontri organizzato dall’associazione Nitti, “Radici morali”
Dopo Giuseppe Alberganti e Bruno Buozzi, è stato Emilio Colombo, padre costituente, parlamentare, ministro, presidente del Consiglio dei Ministri, presidente del Consiglio dell’Unione europea e presidente del Parlamento europeo, il protagonista del terzo appuntamento di “Radici morali”, il ciclo di webinar dedicato a personaggi del nostro Paese che hanno avuto, nel secolo scorso, un grande significato nella trasmissione di valori, principi ed esperienze che hanno permesso di difendere e di rigenerare la nostra democrazia anche attorno a cause settoriali, a norme innovative, a battaglie di cambiamento. “Radici Morali” è organizzato dall’associazione “Francesco Saverio Nitti” con l’attivo patrocinio dell’omonima Fondazione e rientra nei percorsi di eccellenza del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi della Basilicata. L’evento è stato aperto da Gianluca Tartaglia, direttore dell’associazione Nitti, che ha delineato le finalità del ciclo di conferenze, evidenziandone l’elevato valore culturale e formativo e sottolineando la bella sinergia messa in campo dai partner coinvolti..
Il presidente della Fondazione Nitti Stefano Rolando, introducendo i lavori, ha tratteggiato il profilo politico e istituzionale di Emilio Colombo, tra dimensione locale e impegno ai vertici delle più importanti istituzioni del primo cinquantennio repubblicano. Significativo, al riguardo, è stato il riferimento al rapporto tra Nitti e Colombo, nel crocevia storico in cui si verificò il simbolico passaggio di testimone tra due generazioni che segnavano anche un rilevante cambio di passo tra primo e secondo Novecento. L’incontro è stato animato dalle domande di Francesca Bosso e di Davide Di Bono, entrambi iscritti al corso di magistrale in Storia e civiltà europee dell’Università degli Studi della Basilicata, a Donato Verrastro, docente di Storia contemporanea presso l’ateneo lucano, coautore insieme ad Elena Vigilante del libro “Emilio Colombo, l’ultimo costituente” edito da Laterza e autore della biografia di Colombo del dizionario biografico degli italiani della Treccani. «L’elemento che meglio descrive la dimensione politico-istituzionale di Emilio Colombo è stato il suo profilo di costituente ha affermato Donato Verrastro-.
Lo fu, giovanissimo nel processo di costruzione dell’Italia democratica, quando le giovani leve del mondo cattolico, aggrumate intorno alla figura di Alcide De Gasperi, gettarono le basi della storia repubblicana del Paese. Fu allora che prese le mosse anche un nuovo meridionalismo che, intorno ai processi di sviluppo del mondo agrario e industriale, tracciava le linee fondative del diritto di cittadinanza nella neonata Repubblica italiana». «Fu costituente nel processo di costruzione della comune casa europea ha aggiunto Verrastro -, impegnandosi negli anni per il rilancio costante del pensiero europeista (dal Compromesso del Lussemburgo, che ricordiamo proprio oggi a 55 anni dalla sottoscrizione, all’atto Colombo-Gensher, dalle spinte impresse al rafforzamento dell’Europa all’interno del contesto geopolitico internazionale alla Presidenza del Parlamento europeo), profondamente innervato del desiderio di aggiungere più politica a quella che si annunciava come un’operazione di semplice riequilibrio tra interessi economici. Fu costituente nel tracciare, con Guido Carli, i rigorosi provvedimenti di politica economica secondo il motto “crescita nella stabilità” e nel contribuire, da ministro degli Affari esteri, al consolidamento del ruolo internazionale dell’Italia». «Ripercorrere la biografia di Emilio Colombo ha concluso Donato Verrastro -, pertanto, rappresenta un pretesto per un viaggio immersivo nella storia italiana del secondo Novecento, ancor più significativo se colto tra continuità e discontinuità con Francesco Saverio Nitti: due generazioni a confronto, tra visioni alternative e passaggi di testimone, ma entrambe impegnate nel ribadire, come Colombo avrebbe ricordato nel suo ultimo intervento istituzionale a un mese dalla morte, che i popoli non si guidano solo col rigore, ma anche con la speranza».