«L’UNICA VERA SANZIONE A TOTAL È IL BLOCCO DELL’IMPIANTO»
Le associazioni non credono alle giustificaioni della compagnia: «Sussiste il fondato timore per la salute e la sicurezza dei cittadini»
Nelle scorse settimane, le fiammate e le ricostruzioni sul reale processo che ha portato a queste “anomalie” del Centro Oli nella Valle del Sauro avevano suscitato i timori dei centri coinvolti, associazioni ambientaliste e sindacati. L’incontro in Regione, tra dipartimento Ambiente e dirigenti della multinazionale Total aveva provato a buttare acqua sul fuoco. In realtà le associazioni pare abbiano accolto con molto disappunto le giustificazioni della multinazionale francese.
«I recenti sforamenti a Tempa Rossa per: anidride solforosa, monossido di carbonio, rumore etc sono nel dettaglio noti solo a pochissimi, ma quello che manca è il ragionamento tecnico e politico. Tempa Rossa non doveva partire la baseline era incompleta già due anni fa». A tuonare sono le associazioni Cova Contro, Medici per l’Ambiente Basilicata e Mediterraneo No Triv. Total nell’incontro di via Verrastro aveva documentato come le anomalie fossero da addebitare «a un improvviso fuori specifica del gpl prodotto nell’impianto e al successivo invio alla torcia di sicurezza. Spegnimento caldaia, errata lettura del trasmettitore di vibrazioni, errata lettura del trasmettitore di pressione dovuta all’abbassamento delle temperature. Le fiammate – hanno detto – sono un elemento di protezione di questo impianto così complesso e ci aiutano a comprendere gli eventuali aspetti da modificare in presenza di eventi inaspettati come, ad esempio, un abbassamento improvviso delle temperature, o alcune vibrazioni».
Parole che non hanno convinto le associaioni che tornano a sottolineare le mancanze affinchè le estrazioni procedano in sicurezza: «Manca una rete di controllo delle deposizioni atmosferiche (deposimetri), manca una rete SME (controlli continui al camino) completamente pubblica e di esclusivo accesso pubblico che misuri le emissioni direttamente ai camini prima della diluizione in aria, manca il monitoraggio sanitario di persone e cibi, manca ancora l’individuazione delle sorgenti contaminanti di falda che in questi anni hanno comportato numerosi ordinanze di divieto di utilizzo dell’acqua di falda su Corleto.
Manca il principio della scatola nera ove tutto sia subito e chiaramente registrato ed inviolabile dall’esterno. Manca la partecipazione popolare, ricordiamo tutti la conferenza stampa del 4 dicembre 2019 quando Bardi e Rosa rifiutarono le domande dal pubblico, mai attuata la pubblica inchiesta come previsto dal dlgs 152/2006 art 24, mai fatto un censimento delle discariche abusive di rifiuti petroliferi ravvisabili da una veloce ricognizione satellitare delle aree pozzo locali. Non ancora normati né gli idrocarburi metanici in aria, né il bario in acqua, né la tipizzazione costante degli idrocarburi (fingerprinting per capire l’origine degli idrocarburi) né mai sancita una fascia di rispetto tra industria ed agricoltura e difatti ancora si pascola e si coltiva a ridosso dell’impianto». «Non esiste un vero monitoraggio continuo -aggiungono-, specifico e terzo sulla sismicità e la subsidenza, nulla sappiamo della composizione chimica del petrolio saurino, dati che servirebbero per evitare le figuracce già fatte in Val d’Agri e non abbiamo mai visto una vera prova esterna al piano di emergenza di Tempa Rossa con il coinvolgimento di massa sia della popolazione rurale vicino il centro oli che di quella urbana. Non andava autorizzato il gas flaring, il cui solo inquinamento luminoso impatterà sulla fauna boschiva limitrofa (Parco di Gallipoli Cognato e bosco Montepiano) ignorata dalla finta baseline ambientale.
Andava già installato un sistema di videosorveglianza fisso, ottico e termico, per monitorare il “gas venting” ed i rilasci di gas incombusti anche da punti non censiti per le emissioni fuggitive e non convogliate. Inidoneo il sistema che impone di dover dipendere dai cellulari delle persone del posto per documentare una fiammata o una anomalia. Manca un server digitale moderno che gestisca tutti i dati ambientali raccolti, dal pubblico e dal privato, e soprattutto mancano investimenti nella medicina ambientale come nei controlli/audit terzi che in ambito petrolifero sarebbero doverosi visti i gap tecnologici che ci sono tra controllato e controllori. Ricordiamo che gli sforamenti da monossido di carbonio ed anidride solforosa, ma abbiamo motivo di credere che altri parametri siano concreti, e che potrebbero però avere avere effetti sanitari pesanti. L’esposizione a questi gas clima alteranti a lungo termine, e contemporaneamente, può comportare patologie croniche ed acute a danno dell’apparato cardio-respiratorio, e nei bambini è stata osservata una diminuzione del peso dei neonati. Invece l’esposizione ad elevati livelli di monossido di carbonio causa anche problemi neurologici e di memoria».
«Le attuali dgr che hanno autorizzato l’Aia e l’avvio di Tempa Rossa -continauno-a nostro parere sono assolutamente lacunose e precarie sotto numerosi aspetti: non esistono dati per il monitoraggio delle perdite della rete di oleodotti locali, idem per gli obblighi di trasparenza sulle sostanze chimiche usate nelle lavorazioni, non sono noti finanche i rapporti di organico interni al centro oli tra condizioni di sicurezza richieste ed effettiva manodopera impiegata.
Urge aprire un dibattito serio sulle BAT-MTD ovvero le migliori tecnologie disponibili che non sono mai state attuate in Basilicata assecondando l’esigenza di contenimento dei costi da parte delle compagnie petrolifere. Esistono brevetti e tecnologie utili ad evitare il dannoso gas flaring/venting ma la politica non vuole imporle eppure potrebbero anche trasformarsi in investimenti e lavoro sul posto, si preferisce investire sulla scuola di droni piuttosto che sull’abbattimento termico dei gas tossici, (https://www.dnvgl.it/news/dnv-gl-presenta-nuove-soluzioni-per-risolvere-il-problema-del-gas-flaring-con-beneficio-economico-51697), il flaring uccide persone, ambiente e clima sprecando prezioso gas che invece potremmo recuperare. Ad oggi nonostante gli impatti sanitari dell’inquinamento già accertati dallo Studio Sentieri, e dalla VIS del CNR di Pisa, la regione pur di incassare royalties e voti, volutamente ha omesso l’avvio di un serio e costante screening sanitario di medicina ambientale».
«Taranto, Viggiano, la Val Basento ed il Covid non hanno insegnato nulla, la prevenzione arriva solo ad emergenza scoppiata. Le anomalie a Tempa Rossa hanno costellato tutto il 2020, e cosa è stato fatto per prevenire le prime anomalie del 2021? Un anno perso su tutti i fronti, dalle trattative alla prevenzione, si è pensato alla scuola di pilotaggio per droni mentre il territorio viene avvelenato ed illuso. Davvero crediamo che la giunta lucana, di oggi come ieri, sia libera di bloccare le attività visto il ricatto delle royalties e di altre contropartite meno note ma ugualmente immorali?» Sono le domande delle associazioni che sollecitano la Giunta a dare risposte. Poco convincente sembra essere ststa l’affermazione di Bardi negli scorsi giorni sulla richiesta alla compagnia di estrarre di meno.
Nonostante la Regione abbia detto alla Total di attivare i 5 punti di azione per estrarre in sicurezza. «A nostro parere, quindi, susussiste il fondato timore per la salute e la sicurezza dei cittadini motivo che, quindi, suggerisce di dover disporre il blocco di Tempa Rossa e l’applicazione di azioni urgenti come da anni richieste dalle associazioni firmatarie di questo comunicato» concludono. «L’unica vera sanzione a Total è il blocco dell’impianto» giovedì 4 febbraio 2021 Provincia 11 www.lecronache.info Ddl Api-Bas, Cupparo ci “riprova”: il Ddl torna in Consiglio, ma l’esito non è scontato La proposta si arenò nella scorsa assise regionale, portando a crisi e dimissioni dell’assessore. E in caso di un