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L’ARPAB FA LE PULCI A TOTAL, UN DOSSIER VERITÀ NELLA GESTIONE DELL’IMPIANTO

Sulle anomalie il Dg Tisci mette nero su bianco: «Motivazioni non accettabili, lacunose e contradditorie». Ora tocca alla Regione decidere

La fase di prova è stata ormai superata da tempo, è da oltre un mese il Centro olio a Corleto Perticara è a regime. È il secondo impianto del genere dopo quello dell’Eni di Viggiano, l’altro fronte petrolifero lucano. Eppure dalla Total continuano a parlare di messa a punto dell’impianto giustificando così i problemi che sono emersi in questi giorni. Sotto la lente di ingrandimento dell’Arpab continua ad esserci il Centro olio di Tempa Rossa che ha registrato improvvise fiammate con un’inevitabile scia di inquinanti. L’ultima registrata solamente venerdì scorso.

A quanto pare ai francesi l’annuncio, fatto solamente sette giorni fa, della Regione Basilicata di forti sanzioni dopo la registrazioni di diverse anomalie e la richiesta di minori estrazioni non ha poi più di tanto smosso la loro percezione della situazione che si sta verificando a Tempa Rossa. A ribadire il concetto e a fare le pulci a tutte quelle situazioni anomale che i francesi vorrebbero quasi sminuire ci ha pensato l’Arpab. Secondo un dossier che l’Arpab (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), diretta da Antonio Tisci, che ha inoltrato alla Regione Basilicata questo fine settimana si legge, nero su bianco, come siano diverse le «omissioni» riportate alla richiesta di chiarimenti da parte della Total a tali fenomeni. L’Agenzia nella relazione sottolinea che «non sono accettabili le motivazioni del gestore nel giustificare gli eventi occorsi come “fisiologici nell’ambito di un normale processo di stabilizzazione del Centro olio Tempa Rossa”».

I dirigenti della multinazionale del petrolio francese hanno provato più volte, con il loro charm, ad indicare questi fenomeni come assestamenti. Eppure da oltre un mese, come dicevamo, il Centro olio ha terminato le prove di produzione. Cosa deve assestarsi ancora se si è entrati in una produzione a pieno regime? In particolare, l’Arpab fa rilevare che la Total non spiega esattamente quali sono le motivazioni del guasto e conseguentemente non indica il modo in cui intervenire per far fronte al guasto stesso definendo le motivazioni tecniche addotte dal gestore «lacunose e contraddittorie». Analizzando nel dettaglio gli episodi l’Arpab ritiene che la situazione necessiti di una vigilanza costante e continua. Appena insediatosi alla guida dell’agenzia, il direttore Tisci si è confrontato con i sindaci dell’area che gravita attorno all’impianto offrendo la massima disponibilità, attenzione e ascolto sulle problematiche relative alla convivenza con il Centro olio.

Impegni confermati dai fatti, dal momento che proprio il primo intervento dell’Arpab è scaturito da un messaggio su wathsapp del sindaco di Corleto Perticara, Mario Montano, allarmato dalla fiammata anomala del 17 gennaio scorso. In particolare, secondo il direttore dell’Arpab, l’«over range» che preoccupa molto è quello dell’anidride solforosa, rilevato nel termodistruttore E2. «La società petrolifera – spiega Tisci – parla ancora di semplici inconvenienti dovuti alla fase di avviamento», motivazione che convince poco non solo l’Arpab ma anche la stessa Regione. Non solo. Proprio su questo episodio la Total avrebbe inviato «un rapporto con grafici non leggibili e apparentemente privi di unità di misura, senza chiaro riferimento alle parti di impianto monitorate». Senza motivare la causa dell’evento in quella data Total imputerebbe la causa a una questione “climatica”. Un tubicino, per la rilevazione della pressione differenziale, esposto agli agenti atmosferici avrebbe causato problemi di raffreddamento. Per ovviare a tale problematica Total avrebbe fatto sapere di aver risolto nell’immediato «apponendo un telo di plastica intorno al tubicino». È la stessa Arpab a far notare l’ovvietà alla Regione «atteso che il Centro olio è posto sulla cresta del rilevo e ad alta quota» quindi le condizioni atmosferiche erano più che note.

Motivo che induce Tisci a indicare come «la situazione di gestione dell’impianto appaiono in vari casi precarie, come pure le soluzioni correttive messe in campo». Provando a verificare la situazione della fiammata anomala del 19 gennaio scorso le cose non sembrano andare meglio. In questo arco temporale sarebbero stati superati di quindici volte i limiti di legge, sia per quanto riguarda il rumore che per quanto riguarda la qualità dell’aria. In alcuni casi i rilevamenti sono risultati “over range”, vale a dire oltre il limite massimo previsto dagli strumenti di misurazione. Ma dai dati diventa difficile ricostruire il vero monitoraggio in quanto, l’Arpab evidenzia come alcuni «dei superamenti rilevati non sono stati comunicati perchè il gestore li ha invalidati poichè la caldaia viene dichiarata in stato di FERMO per alcune fasce orarie».

E ancora. Per gli eventi registrati dal 24 al 28 gennaio scorso Arpab evidenzia nelle motivazioni della Total «non vengono neanche allegati i grafici di portata e che il gestore indica come “L’incremento di visibilità della fiamma è stato dovuto a un improvviso fuori specifica del gpl prodotto nell’impianto e al successivo invio alla torcia di sicurezza”. Motivazioni che risultano lacunose e contraddittorie». Parole che il Dg Tisci aveva già affermato nelle scorse settimane come a preoccupare fosse proprio la comunicazione che definisce «lacunosa» della compagnia rispetto alle prescrizioni incluse nella delibera di giunta regionale del 2011. Dalla Total assicurano che la stazione di monitoraggio non ha registrato alcuna anomalia: sono dichiarazioni che cozzano contro i rilievi dell’Arpab. Tisci conferma: «Ho continuato a ricevere altre segnalazioni su ulteriori superamenti dei limiti previsti e violazioni delle prescrizioni indicate da un decreto della giunta regionale. Continuerò a informare la Regione che dovrà prendere una decisione. Dal canto loro i miei dirigenti continueranno a fare il lroor dovere: controllare e indicare tutto ciò che non va bene. Ho detto loro di utilizzare il pugno duro con la Total perchè è un impianto che non abbiamo ereditato ma che si è avviato solamente ora e abbiamo il dovere di imporre rispetto dell’ambiente e sicurezza».

La palla ora passa nella mani della Regione a cui spetterà come preannunciato anche dal dossier prendere atto di tali situazioni e valutare il da farsi. Secondo i media nazionali a Corleto Perticara le proteste non sembrano superare il mugugno, con 161 dipendenti diretti assunti nel centro oli e 389 addetti indiretti che lavorano nei servizi, nelle manutenzioni e in altre attività correlate. Le iniziative della Total probabilmente fanno abbassare il tono ai brontolamenti no-triv di chi abita la valle del fiume Sauro. Per esempio la Total ha finanziato fra gli abitanti di Corleto Perticara le campagne gratuite di tamponi per rassicurare dai contagi virali.

Ma aiutano soprattutto le iniezioni di denaro. Le compagnie verseranno alla Regione 50 più 30 centesimi per barile estratto e daranno fondi e finanziamenti di ogni colore e tinta. E soprattutto il metano estratto sarà tutto della Regione Basilicata. La fornitura gratuita minima ai lucani sarà di 40 milioni di metri cubi di metano l’anno. Ma se l’Arpab dopo anni di silenzio con la nuova gestione guidata da Tisci è riuscita a garantire un dossier verità sulle lacune riscontrate nella gestione dell’impianto la Regione può veramente girarsi dall’altra parte, anche se ha numerosi benefici? Forse all’annuncio di Bardi delle sanzioni dovrebbero arrivare anche i fatti, l’Arpab la scelta di come comportarsi davanti a tale “giustificazioni” della Total l’ha servita su un piatto d’argento ora tocca alla Regione pronunciarsi.

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