L’ERRORE COME REGOLA DI BARDI
Tacco&Spillo
Non è certo un mistero che Vito Bardi, nella sua esperienza di governo, non abbia prodotto nulla di significativo se non le solite chiacchiere propagandate dei suoi assessori, qualcuno dei quali perfino tristemente sgrammaticato, oltre la farcitura economica degli stipendi del suo staff di fiduciari napoletani e per i quali s’è guadagnato anche l’ironia dei media nazionali. Eppure l’età avanzata con cui, in accomodamento anagrafico, si è scelto l’ottuagenario consulente Leonardo Cuoco pur disponendo di un nucleo di valutazione esperto e motivato non basta a spiegare le ragioni della sua inconcludenza come anche la dissipatezza napoletana con cui ha mantenuto in vita e prorogato l’establishment burocratico regionale che pure ha sempre criticato per l’operato col centrosinistra. Ora, nonostante l’animazione contraria dei consiglieri regionali Pittella, Braia, Cifarelli, con in testa Direr e sindacati confederali ed i rilievi dell’ufficio legislativo sulla mancata relazione finanziaria, Bardi e centrodestra, fuori da coscienza giuridica, hanno approvato il nuovo ordinamento della Regione che fa strage della separazione tra politica e amministrazione e su cui, siamo sicuri, la Corte dei Conti si eserciterà con il dovuto cipiglio. Ha scritto Luc de Clapiers de Vauvenargues:“La coscienza è la più mutevole delle regole”.