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ARLAB, COME IL CENTRODESTRA HA COMMISSARIATO IL LAVORO

Dalla governance regionale, gestione disastrosa: Corte dei Conti disattesa, il “mistero” del Dg e il passivo in Bilancio

Agenzia regionale per il lavoro e l’apprendimento (Arlab): il centrodestra ha mischiato le carte, ma, di fatto, la paradossale situazione di stallo continua a permanere. Seppur in presenza di vari indizi convergenti, resta ancora un’ipotesi, che, però, col trascorrere del tempo rafforza di concretezza: il centrodestra pare aver scambiato la postazione di Direttore generale dell’Arpab per una poltrona da “spoil system”, quando così non è né può mai essere. La stessa Corte dei Conti ha definito l’Arlab quale “Agenzia tecnica e indipendente”.

ARLAB: LO STRANO “SPOIL SYSTEM” E IL “LAVORO” COMMISSARIATO DAL CDX SENZA UN MOTIVO

Ad ogni modo il relativo avviso pubblico per l’individuazione del Dg è stato pubblicato il 10 ottobre del 2019 e i termini per la presentazione delle domande sono scaduti il mese successivo, il 28 novembre. Da allora «nelle more» della nomina, a tutt’oggi mancante, il governatore Bardi è arrivato al conferimento del secondo incarico di Commissario ad Acta, Antonio Corona, passando per il niet di Arturo Agostino che inizialmente scelto dalla Giunta per subentrare a Rocco Coronato, ha, tuttavia, poi comunicato la «propria impossibilità ad accettare».

Se non è danno erariale, tra le varie, per esempio, c’è la questione dei contratti di lavoro dei collaboratori esterni all’ Agenzia, già da tempo attenzionata e sotto osservazione da parte di diversi organi di controllo, o di altra tipologia in riferimento a violazioni di legge, quello del centrodestra regionale sull’Arlab è un danno quantomeno morale. Chiaro il messaggio che l’Avvocatura regionale, già lo scorso giugno, ha inviato al centrodestra: la nomina del Dirigente generale di Arlab, «deve avvenire entro termini ragionevoli che consentano di scongiurare l’ipotesi di un consolidamento, in gestione straordinaria, delle funzioni di governo dell’Agenzia e l’elusione della normativa sugli organi di detto ente». Eppure nulla.

L’Agenzia è stata, per tutto il 2020, è e lo rimarrà per non si quanto tempo ancora, bloccata: il Commissario può solo svolgere amministrazione ordinaria e straordinaria, avente carattere di necessità e urgenza. Non solo, al di là di vari aspetti legati a determinate assunzioni a tempo determinato, i conti effettivi, quelli economici, neanche tornano. Adesso, nel 2021, è stato nuovamente bocciato il Bilancio di Previsione finanziario per il triennio 20202022. Le due vicende, l’Avviso pubblico per il Dg e quella del Bilancio rimandato dalla Regione indietro all’Arpab sono separate, ma corrono su binari paralleli. Riprendendo le fila della prima questione citata, nel dicembre scorso il Consiglio regionale all’interno della legge regionale dall’altisonante denominazione, “Disposizioni di integrazione e manutenzione del sistema normativo regionale”, quella con all’interno la “Salva Coviello” sui soldi pubblici dei gruppi consiliari da restituire per illecito o irregolare utilizzo, ha inserito anche le modifiche dei requisiti che il Dg dell’Arlab deve possedere.

DG ARLAB: IL CDX MODIFICA I REQUISITI E ALLARGA LE MAGLIE

Così le maglie, da stringenti si sono allargate. Se in origine era prevista, «l’esperienza almeno quinquennale di direzione tecnica o amministrativa in enti, aziende, strutture pubbliche o private, in posizione dirigenziale con autonomia gestionale e diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche o finanziarie, svolta nei dieci anni precedenti la pubblicazione dell’avviso», adesso, invece, fatta salva l’esperienza almeno quinquennale di direzione tecnica o amministrativa in enti, aziende, strutture pubbliche o private, è stata introdotta la disgiunzione, «o che abbia conseguito una esperienza professionale, culturale e scientifica desumibile da documentate esperienze lavorative nei settori delle politiche attive del lavoro o dell’apprendimento permanente, di ricerca o di attività di docenza». Sono stati, in questo modo, spalancati enormi portoni per l’ingresso di ogni. La Giunta di centrodestra ha scelto il Commissario Corona, citando la nuova legge regionale dello scorso dicembre, nonché l’ormai noto del nelle more della “procedura” per l’individuazione del nuovo Dg. Un nuovo Avviso pubblico, però, non risulta bandito per cui non si comprende ancor di più il perché dello stallo. La fantasia amministrativa al centrodestra regionale di certo non manca, basti pensare che caso più unico che raro, nel conferimento dell’incarico di Commissario ad Acta ad Rocco Coronato, dicembre 2019, contestualmente, proprio nello stesso atto, il governatore Bardi e tutti gli assessori deliberavano anche «la proroga dei contratti di lavoro di collaboratori esterni». Detto ciò, tutto è possibile allora, per cui la fantasia amministrativa del centrodestra potrebbe anche portare a dedurre che i nuovi requisiti siano da intendersi come retroattivi. Parrebbe che, a riguardo dell’originario avviso pubblico, ci sarebbero state 16 candidature e tra queste soltanto 2 quelle idonee con il possesso dei requisiti, allora, previsti. Sembra che il “predestinato” dello “spoil system” sia rimasto fuori e in qualche modo bisogna farlo rientrare.

COMMISSARIAMENTO ARLAB E CONSEGUENZE NEGATIVE

Le conseguenze del Commissariamento dell’Arlab sono plurime e negativamente evidenti. Per esempio, agevolmente comprensibile la seguente vicenda. Tra i danni maggiori, l’impossibilità da parte della Arlab di poter procedere come è avvenuto in quasi tutte le regioni d’Italia, tranne che in Calabria e Sicilia, al proprio Piano assunzionale Arlab, dove, a partire dal dicembre 2019 era prevista una prima fase per procedere alle prime circa 30 contrattualizzazioni, e nel corso del 2020/ 2021 per almeno altre 90 unità con profili professionali specifici a favore dei Centri per l’impiego dell’intera regione.

Il Piano Triennale dei fabbisogni era stato presentato in Regione già nel 2019 e le procedure sui criteri di selezione erano già state deliberate dalla Arlab nel luglio dello stesso anno. La Regione Basilicata, inoltre, aveva trasferito all’Agenzia Arlab, la somma di 2milioni e 934mila euro, girate dal Ministero del Lavoro, a favore del potenziamento dei Centri per l’impiego. Vi sono poi le indicazioni della Corte dei Conti della Basilicata, nelle conclusioni al Controllo effettuato sulla Agenzia Arlab, che rappresentano una molteplicità di impegni disattesi finora dalla Giunta regionale e dal governatore Bardi. Mistero sull’esito della prima tranche di 1milione 600mila euro.

IL PASSIVO E I CONTI CHE NON TORNANO

A chiudere il cerchio, momentaneamente, di una gestione disastrosa da parte del centrodestra dell’Agenzia lucana per il lavoro, il Bilancio rispedito al mittente. Per l’Arlab, tra le altre cose, la perdita dipenderebbe dal fatto che il contributo della Regione è sotto dimensionato in relazione al costo da sostenere in termini di oneri correnti, quali le retribuzioni, i costi di funzionamento e via discorrendo. Al dicembre del 2019, il risultato di amministrazione presunto, registrava un negativo pari a meno 4milioni e 159mila euro. Pochi mesi dopo, nel marzo dell’anno scorso, dall’allora Commissario la nuova comunicazione: risultato di amministrazione presunto 2019, meno 3milioni e 190mila euro, con la possibile ulteriore riduzione in meno 2milioni e 623mila euro.

Due i «rimedi» proposti dall’Arlab: o il rientro, data la non copertura integrale dei costi, del personale interessato, dall’Agenzia al “ruolo ordinario regionale», oppure l’approvazione da parte del Consiglio Regionale di uno specifico piano di rientro a valenza biennale. Considerato che per la Regione, i “rimedi” previsti dall’Arlab «non sono attinenti alle previsioni legislative» prescritte dal decreto legislativo 118 del 2011, lo stesso che per il Consiglio dei Ministri proprio la Giunta Bardi ha violato in riferimento alla prima variazione di bilancio dell’anno scorso, di qui l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale, e che vi è «assoluta incertezza nella determinazione del risultato presunto di amministrazione al 31 dicembre 2019», faldone rispedito al mittente.

Ferdinando Moliterni

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