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DISABILI DIMENTICATI DAL VACCINO, L’APPELLO DI UN PADRE A BARDI

La paura del contagio raccontata attraverso le parole di chi, da mesi, lotta per ricevere una dose per il figlio 18enne. Ma dalla Regione nessuna risposta

Tutti non vedono l’ora di vaccinarsi. E tutti non vedono l’ora di poter tornare alla vita normale. Ma c’è chi del vaccino ne avrebbe bisogno prima di altri, proprio per potersi avvicinare prima a una vita normale. Non è una questione di egoismo, anzi, si tratta semplicemente di persone che hanno sofferto e stanno soffrendo molto più di altre dell’emergenza Covid. I disabili non autosufficienti e con patologie non sono inseriti tra coloro che hanno una corsia preferenziale per vaccinarsi contro il Covid-19. Eppure un’infezione da Coronavirus potrebbe significare per loro una condanna a morte. La campagna di vaccinazione anti Covid-19 prosegue senza sosta anche in Basilicata e nei giorni scorsi hanno inziato a vaccinare gli over 80 ma a chiedere di poter essere sottoposti alla preziosa cura di protezione sono i familiari di ragazzi o persone portatori di disabilità.

Tra di loro c’è Raffaele Olita, il padre di Flavio diciottenne affetto dalla Distrofia Muscolare di Duchenne. Nel Piano regionale per la somminustrazione del vaccino Covid dopo i sanitari sarebbe toccato alle personese fragili ricevere le prime dosi disponbili. Ma se per gli over 80 qualcosa si è mosso dopo le lineee guida dettate dalla Conferenza Stato-Regioni sulle persone con fragilità tutto rimane incerto. Raffaele ha perciò deciso di screvere una lettera al governatore lucano Bardi, all’assessore regionale alla Sanità Leone e al Dg Esposito per comprendere i tempi e modi con cui la Regione ha scelto di di introdurre queste nelle fasce deboli anche i disabili nel Piano vaccinale. Lettera che ad oggi non ha sortito alcun effetto, nessuna risposta è giunta a Raffaele che ha perciò deciso du rivolgersi alla stampa per dare maggiore risalto al suo appello. Di seguito il testo integrale della lettera inviata da Raffaele Olita.

*** Sig. Presidente Bardi, sig. Assessore Leone, Dott. Esposito, buongiorno.

Mi chiamo Raffaele Olita e sono il papà di Flavio, un ragazzo di diciotto anni affetto da una grave patologia neurodegenerativa che immagino conoscerete bene, parliamo della Distrofia Muscolare di Duchenne. Come tutte le persone di coscienza, poche o tante che siano, dal 4 marzo del 2020 la mia famiglia si è fermata, rimasta sospesa come in una bolla, fuori dal mondo e dal tempo. Scrivo perchè come è desiderio di tutti, vorremmo tornare a riprenderci la nostra vita, e fin qui niente di nuovo, se non fosse per il fatto che ancora una volta per la società risultiamo invisibili, nemmeno più tristemente ultimi.

Dopo un intero anno di costrizioni e rinunce, con un livello massimo di attenzione a svolgere quei piccoli gesti quotidiani al fine di salvaguardare la fragilità di mio figlio, che non vede da tempo immemorabile il volto di un parente o di un amico dal vivo, relegato tra le mura domestiche, l’unica speranza riposta nella ripresa sembra debba essere questo tanto agognato vaccino, ma che a quanto pare resterà ancora per chissà quanto tempo una chimera, almeno per noi. Sterile ed infruttuoso sarebbe sottolineare come il sistema sia fallaceo, nei cui meandri, cosi come appreso dalla recente cronaca, pare si destreggino come navigati esploratori tutti quei cosiddetti “furbetti del quartierino”, a loro volta spalleggiati da compiacenti operatori del sistema, ma è pur sempre opportuno ricordarlo che sin qui pare non siano state poche le persone alle quali è stato somministrato il vaccino anti covid, pur non avendone diritto, almeno sino ad ora.

Questo per dire cosa, che se da una parte la macchina organizzativa si preoccupa di stabilire quali siano le categorie alle quali dare la priorità per la somministrazione del vaccino e dall’altra parte c’è chi pur non avendone diritto lo fa e basta, in mezzo ci siamo noi, o per meglio dire le persone fragili, ed in particolare mi riferisco alle persone diversamente abili. Non è il caso di disquisire sulle diverse fragilità o sulle diverse abilità di chi purtroppo convive con le stesse, è invece necessario che queste persone e chi si prende cura di loro, i cosiddetti “caregiver”, vengano protette più di altre o almeno trattate alla stregua di altre persone per le quali già vi è stata considerazione.

Pare assurdo ed incomprensibile come nonostante le parole del Commissario Arcuri dessero una chiara indicazione su come gestire la fase due, e cioè quella di inserire nella campagna vaccinale le persone diversamente abili in compagnia degli ultra ottantenni, ma nulla ancora è stato detto a tale proposito di cosi preciso e puntuale da avere certezze sul da farsi. L’auspicio è che in tempi rapidissimi il buon senso e la ragionevolezza prevalgano su tutto il resto. Sarei ben lieto di ricevere un cenno di risposta alla presente, e perchè no, disponibile anche ad un incontro chiarificatore. Cordialità

OLITA RAFFAELE

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