L’ULTIMA SPERANZA DI BUBBICO
Tacco&Spillo
C’era da aspettarselo che Filippo Bubbico, classe 1954, nonostante la sonora bocciatura inferta dai lucani alle elezioni del 2018 e le lussuose pantofole indossate da pensionato, mantenesse ancora l’ambizione a rinfilarsi sulla scena pubblica, di cui lui, come altri reduci della sinistra giurassica, hanno una vera e propria erotica di potere con l’arroganza teologica di considerarsi ormai immarcescibili e necessari. Naturalmente, a dispetto della sua ritrosia calvinista, una qualche avvisaglia si era notata nell’intervista di riapparizione con cui inneggiava ad un’opposizione intransigente contro la destra governaiola ed improvvisata del presidente Vito Bardi, pensionato pure lui e di stanza quasi abituale a Napoli, in terrazza Posillipo e con vista mare. Ora se il proposito d’opposizione si è subito impiccato con l’andamento obliquo e di levità ammiccante di Carlo Trerotola, è andata molto meglio con l’ultima Speranza a morire che per il fortunato Bubbico, è stata quella di Roberto, emaciato ministro della salute che lo ha propiziato, a 120mila euro, nella società pubblica Acquirente Unico anziché occuparsi a tempo pieno del primato europeo che ha l’Italia nel tasso di letalità da Covid-19. Ha scritto Emanuela Breda: “La speranza è l’ultima a morire, perché moriamo prima noi”.