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DALL’ALLARME COVID AI “PROBLEMI” DI CONNESSIONE LO SHOW DEL CONSIGLIO È SERVITO

Una seduta imbarazzante. Dall’allontanamento per possibile contagio di Cariello alle telefonate per mantenere il numero legale: ecco il cambiamento

I l lavoro da remoto sicuramente su una cosa non riuscirà a rimpiazzare quello sul luogo di lavoro: la decenza del comportamento. La più grande dimostrazione non solo di disorganizzazione ma di effetti collaterali che lo “smart working” produce ci è stata data, ancora una volta, dall’ultima seduta del Consiglio regionale do Basilicata. Impossibile non parlare di decenza se per circa quattro ore si assiste a una seduta in streaming dei lavori dell’Assise lucana.

Il Consiglio regionale è il classico esempio, certamente non buono, di quello che non dovrebbe accadere in un luogo di lavoro soprattutto a quei livelli. Dalla mancanza di attenzione verso la possibile diffusione del virus fino al mal utilizzo della tecnologia (dai microfoni perennemente accesi alle telefonate in viva voce) senza dimenticare l’utilizzo di un linguaggio poco consono per dei rappresentanti istituzionali. Ma andiamo con ordine. Il paradosso, che avevamo già anticipato ieri, è che si è mostrato peggio del previsto è stata la scelta di svolgere la riunione urgente della maggioranza in presenza mentre i lavori del Consiglio erano stati convocati da remoto per evitare il contagio da virus.

Una precauzione quasi inutile guardando ai comportamenti adottati proprio dai consiglieri regionali. Uno su tutti, il leghista Pasquale Cariello che ieri, secondo fonti interne, sarebbe stato un possibile contagiato. L’autista del consigliere leghista sarebbe risultato positivo al virus, notizia che avrebbe appreso una volta giunto a Potenza da Scanzano Jonico. In pochi minuti il caso della positività avrebbe fatto il giro delle stanze del palazzo del Consiglio mettendo in allarme diversi consiglieri, soprattutto quelli della Lega. Cariello, nonostante il contatto diretto avuto con il suo autista, non avrebbe lasciato immediatamente gli uffici per recarsi nella sua abitazione e sottoporsi a quarantena in attesa di tampone. Ma avrebbe da prima partecipato alla riunione in presenza del centrodestra e poi raggiunto le sue stanze per partecipare al Consiglio regionale in modalità telematica. I ben informati riportano che è servito l’intervento del presidente del Consiglio Cicala e la minaccia di chiamare i Carabinieri per far abbandonare a Cariello le sue stanze.

L’allarme contagio scattato tra tutti i membri della maggioranza ha spinto il dirigente dell’ufficio Risorse Strumentali a far circolare una nota per chiedere a tutti quelli del terzo piano (dove si trovano gli uffici di Cariello) di recarsi nelle proprie abitazioni o in caso di impossibilità di restare chiusi nelle proprie in maniera precauzionale. Non è la prima volta certamente che in Consiglio c’è l’allarme contagio.

Già diversi sono stati gli uffici chiusi per sanificazione o le sedute stesse dell’Assise sospese a causa di riscontrate positività (motivo che ha indotto a istituire i lavori da remoto). Per permettere a Cariello di partecipare al Consiglio regionale vista anche la necessità della maggioranza di avere i numeri sufficienti per approvare la riforma sui consorzi si è dovuto attendere che il leghista giungesse a Scanzano nella sua abitazione. E così prima sospensione dei lavori.

Sospensione, che non è servita ad affinare le metodologie tecniche e comportamentali dei consiglieri. Nel corso della seduta, certamente spinti dagli animi surriscaldati di una riforma fondamentale da far approvare per il centrodestra, abbiamo assistito a telefonate in viva voce, chiacchierate in dialetto tra collaboratori e consiglieri, interferenze di trasmissioni (sembravano di carattere pubblicitario) e battutine fuori luogo sull’assenza di altri colleghi. Senza tralasciare le continue problematiche di “connessione” a cui molti consiglieri si sono appellati che hanno visto come conseguenza le continue telefonate tra i consiglieri per mantenere il numero legale e non far sciogliere la seduta. Certamente siamo di fronte a una emergenza epidemiologica che ha scombussolato il nostro quotidiano, nessuno lo nega. Abbiamo però assistito a un abuso della parola “stato d’emergenza” che ci dispiace dirlo con i lavori del Consiglio ha poco a che vedere.

Come possiamo pretendere che la generazione di oggi prenda esempio da questo modo di fare. Una generazione che ha dovuto rinunciare a tutto per colpa di questo Covid, come il semplice andare a scuola ed adattarsi alla didattica a distanza. Per mesi abbiamo assistito ad insegnanti e genitori disperati per i comportamenti degli alunni avanti alle telecamere dei loro pc per assistere alle lezioni. Eppure per qualcuno di loro senza adeguata tecnologia, connessione e possibilità forse era anche giustificabile una ribellione- Non certo per dei rappresentanti istituzionali che in quanto a potenzialità e mezzi non sono secondi a nessuno. Forse nel cambiamento tanto sbandierato è l’ora che si arrivi almeno a quello educativo. Vogliamo salutarvi con l’ultima frase ironica del consigliere Braia prima che si sciogliesse la seduta: «Ragazzi oggi è stato veramente bello stare con voi»!

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