DOPO LUNGHE TRATTATIVE LA RIFORMA PASSA FI ORA, PERÒ, VUOLE LA TESTA DI CICALA
Api Bas è realtà ma grazie ad un solo voto. Il presidente del Consiglio diserta, ma nella seduta streaming “spia” i colleghi
POTENZA. L’Api Bas vede la luce. È stato un parto travagliato ma alla fine, nonostante i voti risicati, la riforma Cupparo sui consorzi industriali ha avuto l’ok del Consiglio regionale. Ovviamente la maretta nel centrodestra resta ed è anche palese. Forza Italia ha portato a casa il risultato non senza scendere, però, a compromessi.
Ci sono volute ore di trattative per poter permettere agli “scettici” del centrodestra di presentarsi in Consiglio e approvare la legge. Il vertice di maggioranza del centrodestra convocato con urgenza ieri mattina si è chiuso con una trattativa. Il presidente Bardi ha dovuto presentare delle modifiche sulla riforma per permettere che la questione si chiudesse una volta per tutti.
UNA QUESTIONE POLITICA
Il presidente Bardisi è dovuto dimostrare molto paziente alle trattative chieste da alcuni membri della maggioranza. Nelle modiche alla prima riforma è stato inserito l’articolo 9-bis su una apposita “Commissione di Lavoro”, composta dall’assessore regionale, da 4 consiglieri, da un rappresentante dell’Ufficio di Gabinetto del Presidente Bardi e dall’ufficio legislativo.
È stata poi inserita la possibilità al Consorzio di Matera di scegliere se aderire o meno alla presente legge. In questo modo i materani avrebbero margine di manovra e di autonomia, potendo così garantire che non vengano inghiottiti dai debiti del consorzio di Potenza Una mossa strategica che ha permesso a Bardi di garantirsi anche i voti di Fratelli d’Italia anche se non tutti. Se infatti i voti di Forza Italia erano certi quelli di Fratelli d’Italia e della Lega meno.
Le rimostranze sulla riforma del consigliere di FdI Vizziello erano note, tanto da portare alla crisi in maggioranza delle scorse settimane. Quello che era in bilico era la posizione dei due nuovi fratellini: Quarto e Baldassarre. Se nella scorsa seduta si erano espressi favorevolmente alla riforma con l’adesione a FdI non era così scontata la loro posizione.
Bardi ha dovuto così creare questa “Commissione di Lavoro” per far rientrare anche le posizioni favorevoli di Quarto e Baldassarre. Solo con la promessa di una assoluta vigilanza sulla nascita dell’Api Bas i due nuovi fratellini hanno espresso il voto favorevole. L’unico a rimanere sui suoi passi è stato Vizziello che però ha mostrato un segno distensivo, partecipando ai lavori e non facendo venir meno il numero legale (come successo nella scorsa seduta) pur votando in modo contrario.
Non è stato invece così semplice mediare con i componenti della Lega. Con l’assenza giustificata dal contagio Covid del consigliere leghista Zullino le altre presenze dovevano essere certe per mantenere il numero legale. Se gli altri leghisti hanno mostrato coesione con la linea dettata dalla maggioranza il presidente del Consiglio Carmine Cicala si è dato alla fuga. E così la seduta si è contraddistinta da una certa tensione nel mantenere vigile ogni presenza. Si è dovuto addirittura attendere che il consigliere leghista Cariello ritornasse nella sua abitazione per partecipare ai lavori dopo che ha dovuto abbandonare gli uffici regionali per la positività di un suo collaboratore.
Anche a ogni piccolo problema di connessione o tecnico i consiglieri erano in allarme, tanto da telefonarsi tra di loro per garantire che fossero presenti. Una seduta che ha evidenziato tutte le crepe di una maggioranza che solo in apparenza si mostra compatta ma che nasconde, ormai da mesi, malumori e insoddisfazioni.
FORZA ITALIA CHIEDE LA TESTA DI CICALA
L’assenza del presidente del Consiglio Carmine Cicala non è passata di certo inosservata. Anche, perchè non è la prima volta che il leghista diserta i lavori del Consiglio. Un’assenza improvvisa giustificata dietro a motivazioni di carattere personale. Una mossa che ha sancito definitivamente la rottura con Forza Italia, considerato che non è la prima volta che Cicala non si presenta alla seduta in cui era all’ordine del giorno proprio la discussione sulla riforma dei consorzi industriali. Una riforma voluta fortemente dagli azzurri a cui però Cicala sembra non aver voluto dare il suo sostegno. Nonostante alla riunione di maggioranza il presidente del Consiglio si è detto favorevole all’approvazione e ha aperto anche i lavori dell’Assise alla prima sospensione si è dato alla macchia.
Durante la pausa Cicala non avrebbe detto immediatamente che non avrebbe potuto più partecipare ai lavori ma ha tentato di prendere tempo nel più classico dei modi, con delle scuse. Solo dopo le numerose sollecitazioni degli azzurri Cicala ha dovuto cedere e ha notificato che per un imprevisto avrebbe preso il suo posto Baldassarre.
Una notizia che in un Consiglio normale non avrebbe destato malumori ma che invece verificatasi proprio nel giorno in cui i forzisti si giocavano tutto ha assunto tutto un altro sapore. La sua assenza ha creato scompiglio, perchè se Vizziello non avesse garantito di partecipare anche questa volta il numero legale non sarebbe stato raggiunto e la discussione sulla riforma sarebbe stata rinviata. Portando come l’altra volta ad un atto di forza FI, con le dimissioni dell’assessore Cupparo.
Gli azzurri non hanno ben digerito questa senza anche perchè durante i lavori del Consiglio più volte Cicala, pur risultando assente, si collegava per sentore come proseguissero i lavori, quasi a voler giocare a nascondino con i suoi stessi colleghi. Che notando questo suo modo di fare non hanno risparmiate battute al vetriolo contro lo stesso Cicala.
Come dargli torto. Non solo per aver dimostrato di non essere coerente con le scelte della maggioranza ma per non aver, ancora una volta, applicato la terzietà che il suo ruolo avrebbe. Il presidente del Consiglio dovrebbe essere assente ai lavori solo in caso di reali motivazioni e non certo per disaccordi con i colleghi di partito. Il ruolo del presidente è quello di garante dei diritti dell’Aula, solo dopo si aggiungono quelle di carattere strettamente politico. Avrebbe potuto partecipare e astenersi sulla votazione o dirsi contrario come Vizziello, dando però ai suoi colleghi di procedere ai lavori. Una vicenda che certamente non resterà impunita.
Gia durante il Consiglio, i ben informati, parlano di messaggi duri tra gli esponenti leghista e i forzisti. Sintomo che una nuova guerra nella maggioranza è nell’aria.