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IL MIRACOLO CAPOVOLTO DELLA BASILICATA

Tacco&Spillo

Ci mancava pure il reportage francese sulla gestione pandemica a far ritrovare verve propagandistica al dirigente della sanità lucana Ernesto Esposito, impegnato da Napoli a menare vanto sulla bontà delle strategie messe in campo dalla Regione. Ora con tutto il rispetto per il laicismo che dai tempi della Rivoluzione soffia sulla Francia, la grandeur titolata “Miracolo Basilicata” andrebbe quantomeno ritoccata verso il basso, con l’aggettivazione meno trionfalistica di “capovolto”. L’aggiunta lessicale, non affatto inutile, ha il merito di sostenere sia la memoria breve di Esposito che restituire la prova di verità su quello che non si è fatto o si è fatto male e che pare essere sfuggito al cipiglio giornalistico d’oltralpe. Così pur in veloce elenco vanno rievocati i 343 decessi, alcuni dei quali oggetto d’indagini della magistratura e i 3000 tamponi promessi dal governatore Bardi e ridotti ad un terzo; il pacco dell’ospedale del Qatar, finito sotto gli strali della Corte dei Conti ed il riconteggio surreale tra positivi e guariti della piattaforma Covid-19, orfana della bravura scientifica di Vincenzo Barile; il soccorso rosso di Puglia e Lazio per i vaccini antinfluenzali e l’assenza di un piano per il recupero delle liste d’attesa. Ha scritto Oscar Wilde: “Non credo ai miracoli. Ne ho visti troppi”.

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