MARATEA, RIAPRONO LE SCUOLE DAL PRIMO MARZO
Il sindaco rassicura che non è stato rinvenuto nessun riscontro della variante inglese
La repentina diffusione del Covid a Maratea che fino a ieri, si contavano oltre 60 positivi tra cui anche bambini, ha creato un certo allarmismo nella comunità. Per questa ragione il sindaco Daniele Stoppelli ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado fino alla fine di febbraio. «È stato necessario per impedire che potesse esserci una ulteriore diffusione del contagio, ritengo che il primo marzo tutti possano tornare nelle aule in sicurezza» ha spiegato il sindaco. Nello scorso weekend si è dato corso ad una massiccia attività di screening, attraverso tamponi rapidi ha aggiunto il primo cittadino: «Abbiamo effettuato, complessivamente, 400 test antigenici -sedici dei quali sono risultati positivi e, credo già entro oggi, verranno tutti sottoposti al tampone molecolare di conferma.
Gli attualmente positivi sono 64 e, in totale, sono più di cento le persone in quarantena». In una recente diretta social il primo cittadino marateota era apparso piuttosto contrariato, per qualche comportamento nella sua comunità non di buon senso: Diciamo che in alcuni momenti è stato necessario essere maggiormente severi, ma siamo riusciti a governare il fenomeno ed a ristabilire la normalità». È stata inoltre scongiurata anche la possibilità che il repentino diffondersi del virus fosse dovuta alla possibilità dell’arrivare della variante inglese del virus. Le massime istituzioni sanitarie hanno effettuato i dovuti approfondimenti del caso per certificare che il nuovo ceppo del virus non fosse giunto anche in Basilicata. «La ricerca è centralizzata e non avviene nei singoli laboratori.
Prima di stabilire che si tratti effettivamente di variante inglese bisogna vengano fatte le sequenze e se n’è occupa l’Istituto Superiore della Sanità. Noi – ha precisato ancora Stoppelli – abbiamo chiesto si effettuino tutte le opportune verifiche, ma al momento non c’è alcun riscontro scientifico sulla possibilità che il nuovo ceppo sia potuto arrivare da noi»