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SMI: «NO A SOSPENSIONE PRESTAZIONE AGGIUNTIVA»

Dal sindacato, Borgese suona l’allarme: «Oltre al danno la beffa, ci opporremo per tutelare i diritti»

Se i controlli a campione dei Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (Nas), hanno fatto emergere, in Italia, situazioni irregolari nella conduzione di servizi sanitari di continuità assistenziale, comunemente conosciute come Guardie Mediche, con particolare riferimento, per 99 sedi su 390 presidi ispezionati, alle «criticità strutturali ed organizzative», per il servizio di emergenza-urgenza 118, ci ha pensato il sindacato dei Medici italiani (Smi) a suonare l’allarme. «Il 118 – ha dichiarato il responsabile nazionale del sindacato Medici italiani, Maurizio Borgese, Settore emergenza 118 – è un servizio salvavita e i medici che lavorano in questo sistema devono essere tutelati: il loro lavoro dev’essere un orgoglio per la nostra sanità».

Borgese ha commentato duramente la decisione di alcune Regioni di sospendere la prestazione aggiuntiva di 5,16 euro per i medici del 118 «Anche durante una così devastante pandemia i medici e i sanitari della medicina di Emergenza 118 – ha evidenziato Borgese- sono stati in prima linea, senza paura, assicurando un servizio fondamentale per i cittadini italiani. Siamo, adesso, all’assurdo, perché si pretende che i medici debbano restituire delle retribuzioni, giustamente e onestamente guadagnate, allo Stato. Oltre il danno la beffa!. Il danno, in quanto l’Inail non riconosce ancora l’infortunio sul lavoro a causa di Covid e la beffa nel ridare indietro dei soldi delle prestazioni aggiuntive, che ad oggi non sono più riconosciute».

«A tutto questo ci opporremo – ha concluso Maurizio Borgese, responsabile nazionale del sindacato Medici italiani (Smi) Settore emergenza 118 – per tutelare i diritti acquisiti di quelle figure mediche e sanitarie che sono da sempre impegnate nel contrasto alla pandemia da Covid 19»

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