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NELSON, UN PICCOLO LUCANO DALLA PELLE NERA

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Per quanto io possa essere progressista e laico, devo ammettere di essere cresciuto con degli orizzonti antropologici e culturali limitati. Faccio un esempio. A dieci anni avrei accettato con grande difficoltà l’idea di considerare lucano un uomo dalla pelle nera; e non già per ostilità – sono figlio di emigrati in terra straniera, e dunque assai refrattario al razzismo – ma per intima adesione a concetti circolari come comunità, appartenenza, identità. Oggi, al contrario, certe aperture mi risultano molto più semplici. Faccio queste riflessioni dopo aver letto una commovente cronaca su un giornale dell’area Sud della Basilicata, “La Siritide”, di Mariapaola Vergallito. La giornalista ha raccontato la nascita di un bambino – il suo nome è Nelson – all’interno di un’ambulanza del 118. Nelson, figlio di una coppia nigeriana di Senise, è nato la scorsa notte alle ore 4.20 dopo che il padre, in extremis, aveva chiamato il pronto soccorso. Gli operatori sanitari erano in procinto di dirigersi verso l’ospedale di Policoro ma, vedendo che le contrazioni erano sempre più ravvicinate, hanno pensato bene di far nascere il bambino in paese, esattamente – e sembra quasi un messaggio in bottiglia della storia – in via Aquilante Persiani, noto garibaldino di Senise. Perché mi sono commosso per questa cronaca? Non già per il fatto che il nostro Servizio Sanitario abbia dato assistenza e cura a una madre africana e al suo bambino (anche se non bisognerebbe mai dare per scontata la grande civiltà di una Sanità universale e gratuita). No, io mi sono commosso perché ho sentito che quel bambino – che per sempre porterà dentro di sé la forza tellurica della sua terra d’origine – potrebbe amare i nostri paesi, le nostre campagne e i nostri concittadini proprio come un lucano con la pelle nera, magari avendo cura di noi quando saremo noi ad avere bisogno di lui.

diconsoli@lecronache.info

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