CANALE SCOLMATORE, TRIPALDI BUTTA GIÙ LA MASCHERA: IL SUO ERA SOLO UN “BLUFF”
Policoro, altro che appalto per l’intervento da 1milione e mezzo di euro: il Commissario cerca ora i professionisti per tutti gli studi ambientali che mancano
Lavori da 1milione e 597mila euro per la realizzazione di un canale scolmatore in località “Torre Mozza” nel Comune di Policoro: il burocrate Domenico Tripaldi, Commissario straordinario delegato per l’attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico per la Regione Basilicata, ha buttato via la maschera.
Nel settembre scorso, prima l’approvazione del progetto definitivo e del relativo quadro economico «rimodulato» e poi quel “prendere o lasciare” della Conferenza di servizi decisoria con il termine perentorio di chiusura, 30 giorni, a seguito del quale l’ultimo via libera prodromico all’indizione dell’appalto. Peccato, però, che era tutto un “bluff”. Non solo, è stato inutilmente sprecato del tempo, altro, necessariamente, ancora verrà perduto. Ad ammetterlo, lo stesso Tripaldi che ha firmato la determina a contrarre per l’affidamento, mediante procedura negoziata, dei seguenti servizi: le relazioni specialistiche studio ambientale, la relazione geologica e, infine, la valutazione preventiva archeologica. Così, finalmente, i nodi sono venuti al pettine.
L’originario decreto Commissariale era caratterizzato da errori formali, a titolo esemplificativo, il fatto che le disposizioni del silenzio assenso non potevano essere invocate da Tripaldi in quanto «non si applicano nei casi in cui disposizioni dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi», ma anche e soprattutto da falle sostanziali. L’intervento da realizzare, infatti, è posto nel sito di interesse comunitario, poichè zona speciale di conservazione, “Costa Ionica Foce Agri”. Per cui, il burocrate Tripaldi, come prevedibile, non aveva altra scelta che l’inevitabile dietrofront.
Lui avrebbe voluto passare direttamente alla fase 3, «approvazione intervento», senza, però, prima aver compiuto la fase 1 e di conseguenza avendo completamente ignorato la fase 2. Fase 1 coincidente con un adeguato Studio di incidenza utile per sottoporre l’intervento a screening di incidenza. La cosiddetta VincA che non c’era e ancora manca. Il “bluff”, nel “bluff”: tra gli “assi” in mano a Tripaldi, una sorta di “foglio illustrativo” di scarne 23 pagine, contente accenni a «potenziali impatti ambientali».
Quell’“asso”, però, non è la la Valutazione di incidenza (Vinca), nè è ad essa paragonabile. La fase 1 propedeutica a una Valutazione di incidenza appropriata che è la Fase 2. Solo alla fine, la Fase 3 rappresentata dalla Conferenza decisoria, che è quella che nel caso di specie e in assenza dei 2 passaggi citati, Tripaldi aveva convocato a settembre. Tra i problemi dell’ultimo progetto, il cosiddetto «allagamento controllato» della limitrofa pineta di 34 ettari.
Per l’ingegnere Martino, che ha redatto il progetto di intervento, lo stesso sarebbe risultato efficace, se «le aree in argomento saranno allagate frequentemente “anche in occasione di eventi meteorici non particolarmente significati”». In questo modo, però, la pineta a rischio estinzione per «asfissia». Altro che via libera all’«allagamento controllato» della pineta e all’«abbattimento di piante e di arbusti solo nell’area di realizzazione delle opere di derivazione dal Canale»: tutto, di nuovo, stoppato.
Da ricordare, infatti, che agli attuali papocchi amministrativi di Tripaldi si arriva poichè già nel 2016 il precedente progetto, redatto dall’allora Consorzio di Bonifica dall’allora Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, era stato bocciato, nonostante secondo gli esperti del settore fosse migliore rispetto a quest’ultimo, sia dalla Commissione regionale per la Tutela del paesaggio, nonché, tramite «parere vincolante “contrario”», dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio della Basilicata. Dalla stessa Soprintendenza, anche l’Alsia aveva inviato nei tempi a Tripaldi il parere contrario, azionato il detonatore.
A fine settembre, la richiesta di poter visionare la documentazione preventiva dell’impatto archeologico ViaArch. Documentazione che, però, non casualmente non arrivava mai, poichè inesistente. Di qui, le gare d’appalto per l’individuazione dei professionisti che dovranno redarre le relazioni specialistiche studio ambientale, la relazione geologica e, infine, la valutazione preventiva archeologica