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È IL GIORNO DEL GIÙ LA MASCHERA, BARDI INCONTRA A ROMA LA MELONI

“Si capirà se dietro alla campagna acquisti di Fratelli d’Italia c’è anche la manina del governatore”

Un incontro concordato per proseguire nel piano di indebolimento della Lega con mutamenti in Giunta o uno scontro per dare il ben servito ai Fratelli d’Italia portandola all’opposizione? Sono queste le due ipotesi che domani smaschereranno se dietro l’operazione esodo c’è la manina del Governatore o meno. Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, e’ atteso, infatti, domani a un delicato tavolo romano con i vertici nazionali di Fratelli d’Italia. All’incontro dovrebbe partecipare addirittura la stessa Giorgia Meloni, sintomo che gli argomenti da trattare non sono per nulla marginali, Il presidente Bardi sarà, quindi, ricevuto dai massimi dirigenti nazionali del partito e, dopo gli smottamenti coi cambi di casacca in Consiglio regionale, cosa accadrà? Sono due le ipotesi. Quella che si verificherà farà capire molto su quanto sta accadendo in queste ore in Basilicata. Visto che il mercato dei consiglieri vede contrapposta la Lega a Fratelli d’Italia un po’ in tutta la Regione, anche nel consiglio comunale del capoluogo, come raccontiamo nelle pagine più avanti di questo giornale.

LA PRIMA IPOTESI: NUOVA SCACCHIERA IN CONSIGLIO VOLUTA DA BARDI

A quanto pare l’operazione sarebbe di marginalizzare la Lega e che vede probabilmente il presidente Bardi essere tra i fautori della partita, anche senza metterci il petto in prima persona. Questo per depotenziare i mal sopportati Pepe & co. Se ciò fosse vero con l’incontro si andrebbe verso un azzeramento della attuale Giunta regionale, con l’inserimento di almeno un altro uomo o donna vicino a Fratelli d’Italia. I ben informati riportano della possibilità di un altro esterno, oltre a Gianni Rosa.

Questa volta si tratterebbe di una donna, in rappresentanza del Materano e quindi del duo Vizziello- Quarto.Una mossa strategica, considerato che qualsiasi innesto in Giunta proveniente da un eletto porterebbe tra i banchi del Consiglio regionale esponenti di partiti diversi da Fratelli d’Italia. Considerato che i nuovi “fratellini” sono tutti stati eletti in altri partiti. Ovviamente questa possibilità è in campo solo se Bardi è della partita sin dall’origine del terremoto. E dunque non dovrebbe avere alcuna difficoltà a rispondere “presente” alla richiesta della Meloni di un altro assessore. Questo perché per come è stato incartato il mazzo la Lega difficilmente può mantenere ancora tre postazioni di rilievo (2 in Giunta e il presidente del Consiglio regionale), visto che adesso ha perso un consigliere, che è andato ad aumentare il numero già cospicuo di Fratelli d’Italia (che arriva a 4).

La Lega in questo momento ha solo un consigliere in più rispetto agli altri alleati (Fratelli d’Italia e Forza Italia, se si considera che quest’ultima ha anche Bardi che e’ pure consigliere). 5 sono i leghisti, 4 invece ne contano rispettivamente FdI e FI. Con l’ingresso di una donna di Fratelli d’Italia, verrebbe sacrificata l’assessora leghista Donatella Merra che ormai da tempo non ha più un buon rapporto con il governatore Bardi. La Lega dovrà così accontentarsi di solo due postazioni come tutti gli altri alleati. Con la differenza però che avendo un consigliere in più, le due postazioni sono più pesanti. Fanelli infatti manterrebbe la vicepresidenza della Giunta e Cicala la presidenza del Consiglio. Ecco quindi che i rapporti di forza sarebbero riequilibrati secondo il nuovo scacchiere in Consiglio.

Ecco quindi che la partecipazione al golpe che ha rimpolpato le truppe di Fratelli d’Italia vedrebbe senza dubbio, se non protagonista, almeno piacevolmente partecipe anche Bardi, il cui intento dichiarato sarebbe scavare la fossa agli intemperanti leghisti, Zullino in primis, come si spiegherà più avanti.

SECONDA IPOTESI: MUTUARE LO SCHEMA DRAGHI

La prima ipotesi potrebbe non verificarsi se, come si diceva, il governatore Bardi non è direttamente coinvolto nell’operazione Fratelli d’Italia e che quindi non starebbe giocando ad indebolire la Lega. Posizione che porterebbe il Generale a notificare alla Meloni la volontà di seguire il modello Draghi, visto il mercato delle vacche a tutte le latitudini e l’esigenza di un governo regionale forte che traghetti la Basilicata nella emergenza pandemica. A questo punto l’orizzonte temporale si sposterebbe a novembre, quando si libererà la casella della presidenza del Consiglio regionale, per scadenza del mandato di Cicala. Se Bardi fosse effettivamente estraneo all’operazione Fratelli d’Italia, potrebbe dire alla Meloni che non solo non gli dà l’assessorato in più, ma che mutuando lo schema “unità nazionale” è necessario un governo regionale con “tutti dentro”, dal Pd alla Lega, passando per i Cinque Stelle. In quest’ottica i 4 consiglieri di Fratelli d’Italia diventerebbero la minoranza. Visto che certamente la Meloni non entrerebbe in uno schema del genere, non avendolo fatto nemmeno a livello nazionale. Questa parrebbe l’ipotesi più plausibile ed opportuna in questo momento.

E dunque se così non dovesse essere, i dubbi che serpeggiano in questi giorni sull’atteggiamento ostile di Bardi nei confronti della Lega troverebbero conferma. Non è un caso che tutti quelli che sono ora in Fratelli d’Italia sono i più vicini al presidente, da Rosa a Quarto (eletto proprio con la lista di Bardi), passando da Baldassarre fino al fido Coviello, per il quale si parla già di una delega pesante: l’attuazione della riforma sanitaria. Bardi si libererebbe così da quelle che ritiene delle zavorre estremiste e che mal si conciliano con il suo essere moderato: da Pepe a Zullino. Con il primo che potrebbe avere un maggior protagonismo se diventasse sottosegretario come si vocifera e il secondo che, ripresosi come tutti si augurano quanto prima dal covid, tornerà in pista più forte di prima con il ruolo di vicario regionale del partito. Insomma ci sono tutti gli indizi per immaginare che Bardi sia tra gli artefici del colpaccio, mal digerendo entrambi. Una ipotesi che appunto non troverebbe conferma solo se il governatore rientri da Roma senza l’accordo con la Meloni.

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