A RISCHIO LA PRIMA CLASSE DELLA SCUOLA TORRACA
Petrullo: “è evidente che il “male” affonda le radici in un passato non tanto recente e si ricollega allo spopolamento di Potenza e del suo centro storico”
E’ notizia di questi giorni, anche se la circostanza doveva essere già nota da tempo a chi di dovere, che la scuola Torraca rischia di non poter iniziare l’anno scolastico prossimo con una prima classe. Che, tradotto, significa futura scomparsa definitiva della scuola.
E’ l’istituto scolastico storico del centro di Potenza.
Sebbene il “caso” sia stato reso noto soltanto da poco è evidente che il “male” affonda le radici in un passato non tanto recente e si ricollega allo spopolamento della Basilicata, di Potenza e del suo centro storico.
Chi volesse andare alla ricerca delle politiche portate avanti dalle varie amministrazioni negli ultimi decenni contro lo spopolamento si accorgerebbe che il nulla ha fatto man bassa.
Ma è inutile cercare colpe nel passato, piuttosto sarebbe il caso di rimboccarsi finalmente le maniche e affrontare il problema.
Il fatto che non si facciano più figli è una tragedia, perché significa rifiuto della vita, ovvero una visione egoistica della stessa, ma , purtroppo, il problema si interseca con quello di una crescente povertà, con la difficoltà di trovare lavoro, con la endemica deficienza di strutture e politiche di sostegno al lavoro e alla famiglia.
Se poi ci aggiungiamo che dei pochi figli che nascono molti sono costretti a trovar fortuna altrove, il quadro è tragicamente completo.
La politica, di fronte a questa vera e propria montagna di problemi, non può rimanere inerte, come incapace di affrontarli, facendo finta che esistano altre urgenze, perché questa è l’urgenza delle urgenze.
E deve finalmente chiedersi quale vocazione debba avere la Basilicata. Finora zeppa di apparenti contraddizioni, che vanno dal turismo alla cultura, dall’agricoltura di eccellenza alle estrazioni petrolifere, dalla grande industria alla gastronomia, deve capire dove indirizzarsi ponendo lo sguardo non al domani o al dopodomani, ma ai prossimi decenni.
Deve chiedersi se sia possibile coniugare tutte queste naturali predisposizioni e se sì in quale maniera, ovvero cosa eliminare e non coltivare più.
Ogni sforzo della politica deve poi essere indirizzato a quell’obiettivo, una volta determinato, perché solo in questo modo anche il problema della natalità troverebbe sbocco, perché questo è l’ultimo anello della catena.
I lucani non hanno più fiducia, sono spaventati, il futuro è incerto, ancor di più quello dei loro figli e noi ancora si combatte per poter arrivare a Roma in minor tempo di un sardo o un siciliano o un friulano.
Tante potenzialità frustrate da un inconcepibile immobilismo, che finisce per essere figlio di una totale inconsapevolezza dei veri problemi.
Ma c’è un filo conduttore che parte da Matera e finisce all’università, che si incrocia con un altro filo conduttore che dalla Val d’Agri conduce a Melfi, come c’è un collegamento fra Maratea, il Pollino e la costa ionica, passando dai laghi di Monticchio e le montagne di Castelmezzano, come c’è un filo fra Senise e Sarconi e tanti altri ancora. Tutti questi fili di collegamento sono il segno di un’abbondanza naturale e umana che solo un cieco può continuare a non far emergere in senso positivo.
La Basilicata può. Ora deve, anche.
Buona Destra
Luciano Petrullo