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COVID E GIUSTIZIA: «INSERIRE TUTTI GLI OPERATORI DEL DIRITTO TRA LE CATEGORIE DA VACCINARE»

Richiesta del consigliere nazionale Brienza e la delegata Cassa Dipalma indirizzato al presidente della Regione Basilicata

Protocolli, mascherine, udienze da remoto, sanificazione. La giustizia risente dell’emergenza sanitaria da Covid-19, ma non si può fermare. E tra le tante richieste ed esigenze del mondo degli operatori della giustizia c’è anche quella di inserire avvocati, magistrati e personale amministrativo del Tribunale, tra le categorie da inserire nella vaccinazione. In Toscana, ad esempio, il personale dell’amministrazione della giustizia, compresi gli avvocati, si può prenotare da ieri, come categoria prioritaria al vaccino anti Covid.

Perchè considerati tutti attori di un servizio essenziale. La stessa richiesta viene fatta anche da Giampaolo Brienza, nella qualità di Consigliere Nazionale Forense, e Katia Di Palma, nella qualità di Delegata della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, entrambi rappresentanti del Distretto di Basilicata. La richiesta è semplice: inserire gli operatori del diritto nel piano vaccinale. Udienze calendarizzate (logicamente c’è chi riesce ad organizzarsi meglio di altri), detenuti che non vengono più portati in tribunale e direttissime da remoto, collegati dalle caserme o dalla Questura, il difensore di turno autorizzato a presenziare online e non più fisso in aula. Tutti accorgimenti che si scontrano con una sede di giustizia inadeguata.

E così gli avvocati lucani in una lettera inviata la presidente della Regione Bardi hanno sollecitato l’inclusione nell’elenco dei lavoratori vulnerabili a cui somministrare in via prioritaria il vaccino contro il Covid-19 della categoria degli avvocati. Uan richiesta più che fondata considerato che, secondo gli ultimi dati nazionali, le istanze assistenziali giunte a Cassa Forense da parte di avvocati che hanno contratto il virus o che sono stati costretti all’isolamento per contatti a rischio sono state oltre 11mila.

Nasce per questo l’esigenza di «tutelare i colleghi che si espongono quotidianamente al rischio di contagio al fine di onorare il proprio dovere professionale e di assicurare il funzionamento della giustizia». Inoltre, Brienza e Di Palma aggiungono che, a seguito della sospensione disposta durante la fase emergenziale, le attività sono riprese mediante l’adozione di specifiche procedure precauzionali, nonché la riduzione degli accessi negli uffici giudiziari e nelle aule di udienza, affermando che proprio queste sedi sono state spesso focolai di trasmissione del Covid19, comportando, di conseguenza, la sanificazione dei luoghi, la sospensione delle attività e l’obbligo di quarantena fiduciaria, con l’inevitabile prolungamento della durata dei processi giudiziari e l’aggravio economico di costi per lo Stato.

La richiesta fatta dai rappresentanti del Tribunale di Potenza non può che riguardare chiunque operi nei tribunali, e va intesa come correttamente deve intendersi: non come rivendicazione di un privilegio di categorie ma in ragione della funzione essenziale della giustizia. E che può considerarsi altrettanto necessaria e condivisibile la richiesta, giustificata dalla necessità di riprendere in maniera adeguata e sicura l’attività giudiziaria e l’accesso negli uffici giudiziari. Altre figure all’intero del mondo forense appoggiano l’idea della vaccinazione preferenziale per avvocati, magistrati, ma anche per tutti gli altri soggetti impiegati nel settore.

 

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