IL SEN. MOLES LA SPUNTA SU TUTTI E CON LA NOMINA PIÙ IMPORTANTE
Tra i lucani, nessuna riconferma. La sfida “tolvese” la perde il leghista Pepe che ora rischia pure il partito
La Basilicata ha un altro ministro. Può sembrare una provocazione, ma non lo è. Giuseppe Moles è, infatti, il nuovo sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, con delega all’informazione e all’editoria. Sì, perché i sottosegretari alla presidenza hanno lo stesso rango istituzionale dei ministri. Carta costituzionale alla mano, i ministri hanno specifiche deleghe del presidente del consiglio e a loro volta hanno sotto di loro vice e sottosegretari.
Ma sopra di loro, quale primus inter pares, c’è il Presidente del Consiglio. I sottosegretari alla presidenza del consiglio dei ministri, invece non sottostanno a nessun dicastero, ma fanno parte della presidenza del consiglio e per conto direttamente del premier svolgono una delega. Insomma, sono veri e propri ministri. E insieme alla delega ai servizi segreti, la postazione più importante che il Presidente del Consiglio deve delegare è proprio quella legata all’esercizio dell’articolo 21 della Costituzione, quella che deve garantire una corretta informazione e il pluralismo dell’editoria.
MOLES BATTE TUTTI
Nessuno dei sottosegretari lucani, come in questi giorni avevamo abbondantemente scritto, dando originariamente in pole proprio Moles, riesce a conservare lo scranno. Margiotta non è mai stato veramente della partita, colpa delle quote rosa e qualcuno dice anche complice la manina di Renzi che non avrebbe dimenticato l’adesione a base riformista nel partito democratico, ma questi sono i “si dice”. La Liuzzi invece fino all’ultimo una partita se l’era giocata, ma è rimasta stritolata dal regolamento interno dei conti dei Cinque Stelle e anche da qualche polemica di troppo, sempre raccolta nei giorni scorsi da queste colonne, per la nomina del compagno a collaboratore dello staff del sindaco grillino di Matera Bennardi.
LE DICHIARAZIONI A CALDO
È un Moles emozionato, come non spesso accade sentirlo, quello che risponde al cronista di Cronache per commentare la nomina appena ottenuta. «Non me lo aspettavo» dice subito al telefono. E ammette: «È una grandissima emozione, è un incarico importante che cercherò di onorare nel migliore dei modi». Come dargli torto, nelle ore che avevano preceduto la nomina per lui erano diverse le deleghe di cui si era parlato: dalla cultura agli interni, passando per la difesa.
Ma che alla fine si arrivasse addirittura a vederlo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, e con quella delega, è stata una sorpresa per tutti. Siamo certi anche per lui, ma come in queste settimane abbiamo scritto su queste colonne, la militanza, l’essere tra i fondatori di Forza Italia, il rapporto privilegiato con Berlusconi e la competenza alla fine hanno prevalso. Anche superiormente o, per dirla a modo suo, “compatibilmente” alle sue aspettative.
LA SODDISFAZIONE DI BARDI
“La nomina a sottosegretario all’editoria del senatore Giuseppe Moles è motivo di orgoglio per l’intera comunità lucana”, ha così subito commentato il governatore azzurro Bardi. “A Moles ha aggiunto -vanno le mie più sincere congratulazioni per l’alto incarico che gli è stato conferito. Sono sicuro che da Palazzo Chigi saprà fare, nell’interesse della Nazione, anche quello della Basilicata”.
E ADESSO PEPE?
Degli altri lucani, l’outsider era il sindaco-senatore Pepe. Tolvese, come le origini di Moles, era andato in all-in per un posto da sottosegretario, che potesse in qualche modo riequilibrare la debacle che la Lega sta subendo a livello regionale dopo l’abbandono finanche del fedelissimo, a questo punto ex, capogruppo in consiglio regionale Coviello passato a Fratelli d’Italia. Una fuoriuscita quella di Coviello che non è soltanto simbolica, ma che sta portando con se una serie importante di amministratori locali. Quale migliore occasione sarebbe stata dunque quella di un sottosegretariato per provare a fermare l’emorragia che investe la Lega in Basilicata? Tra l’altro con Pepe responsabile del partito per il Mezzogiorno e uomo di Salvini che pure doveva riequilibrare la forte presenza dell’aria nord del capo corrente Giorgetti, se neanche così, viste queste condizioni, Pepe ce l’ha fatta, c’è da pensare che per Salvini davvero non possa che fare più che il commissario della sgangherata provincia di Avellino.
Postazione commissariale che nessuno voleva, viste anche le tristi vicende che avevano anticipato il suo arrivo. Anche in questo ragionamento c’è un però, perché sul destino di Pepe non è detta l’ultima parola. Il non essere stato nominato sottosegretario può anche essere viatico per la nomina, non più tardi delle prossime ore però, a segretario regionale del partito. Se ciò non avvenisse la sconfitta allora si potrebbe dire totale. Staremo a vedere.