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VACCINI, PENALIZZATI SEMPRE PIÙ I DISABILI

Niente dosi per loro e gli operatori Aias, preoccupazione per i focolai nelle scuole, genitori in ansia per gli assistenti del centro non inseriti, ancora, tra i beneficiari

File notevoli agli ospedali da campo donati dal Qatar dedicati alla somministrazione del vaccino anti Covid, da quello di Potenza a quello di Matera. «La macchina per la somministrazione del vaccino agli over 80hanno dichiarato i direttori sanitarista funzionando regolarmente». Per ora però si vaccina solo una parte delle fasce deboli, gli anziani quelli con più di 80 primavere. Peccato che nella cosiddetta fascia debole c’è una categoria dimenticata, i disabili. Il vaccino, per le persone con disabilità, è ancora un futuro nebuloso. Forse ad aprile, forse prima? Difficile saperlo. Ma le associazioni dei familiari, dopo mesi di sacrifici, non ci stanno più.

«Chiediamo priorità nella vaccinazione per i nostri ragazzi e informazioni chiare su tempi e modalità di convocazione e somministrazione. E sul target: devono essere coinvolti anche gli operatori dell’Aias e delle scuole». La richiesta che abbiamo raccolto è chiara, vaccinare chi ha più bisogno e soprattutto che da circa un anno vive nella paura di poter aggravare ulteriormente la sua situazione. Impossibile non cogliere questa denuncia, soprattutto quando tra i più fragili ci sono tantissimi alunni con disabilità. Sono soprattutto loro quelli ad aver subito un maggiore peso della pandemia. Andare a scuola, cambiare abitudini e anche innescare la paura negli operatori che si occupano del loro benessere. L’ansia è reale, soprattutto in quelle famiglie potentine che in questi giorni hanno visto innescarsi diversi focolai nelle scuole. Molti dei loro figli sono proprio alunni di quelle scuole dell’obbligo.

Da essere categorie a rischio nei mesi caldi della pandemia ad essere dimenticati ora che si parla di vaccini il passo è stato breve: nel piano strategico vaccinale infatti non è chiaro se e quando saranno vaccinati. Come può un genitore di un ragazzo disabile aggravarsi anche della responsabilità di decidere se portare il proprio figlio a scuola rischiando un contagio oppure lasciarlo a casa, isolandolo dalla quotidianità tanto faticosamente guadagnata e non rispettare neanche la legge (parlando di scuola dell’obbligo). Ma nella loro disperazione si aggiunge anche il problema dei centri terapeutici. Tra le tante segnalazioni arrivate in questi giorni una su tutte simboleggia bene lo stato di caos ed ansia che stanno vivendo. Gli operatori dell’Aias di Potenza, a differenza dei colleghi di Melfi e San Fele, attenderebbero ancora il vaccino. Proprio quelli operatori sanitari che per la natura stessa del loro impegno sono a stretto contatto fisico con persone che devono assolutamente essere protette dal coronavirus. Questi ultimi, eseguendo minuziosamente le disposizioni anti-contagio vigenti, sono riusciti a ridurre solo al minimo i casi più particolari contribuendo in parte a non aggravare la situazione attuale.

Ma chiudere un centro Aias e azzerare ogni possibilità di contatto con chi non può fare a meno di quelle terapie è impensabile. Ogni persona con disabilità obtorto collo è costretta ad avere rapporti molto ravvicinati con assistenti diversi, per ragioni intrinseche che non sfuggiranno a nessuno. Costoro hanno altre relazioni sociali e così via. Per queste ragioni è importante vaccinare gli operatori Aias. Lo si fa perché non sono nella condizione di poter mantenere le distanze. Semplicemente non possono rispettare il dettato normativo sulla distanza sociale, pur provandoci. Per questa ragione, a prescindere dalla condizione di salute, sono più a rischio di contagio e al tempo stesso di contagiare altri. Quindi possono anche trasformarsi “super-diffusori” del Covid e disseminare il contagio.

Con la pandemia stiamo perdendo l’idea stessa di inclusione: decine di anni di battaglie oggi rischiano di infrangersi contro un muro invalicabile a causa dell’esigenza della protezione. Eppure la soluzione è a portata di mano.

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