LA “CIAMBOTTA” LUCANA È RICETTA ANTICA
Per coerenza tradizione da rispettare
DI GIUSEPPE DOMENICO NIGRO
La tradizione della ciambotta lucana è antica. È una squisitezza gastronomica che consiste nel miscuglio di vari alimenti ed è strettamente connessa a quella della transumanza. Gli antichi pastori si spostavano e conoscevano nuove zone, nuove usanze culinarie e così mescolavano i cibi, le vivande.
Questa tradizione è rimasta viva soprattutto nell’ambito della politica. I pastori sono scomparsi e sono rimasti i “pastoracchi”, come li definiva Romeo Porfidio. I “pastoracchi” sono i pastori senza pecore e per questo cambiano casacca facilmente. Si tratta di una tradizione che era molto viva nella sinistra storica, memore del trasformismo di Agostino Depretis e di Giolitti. Ma constatiamo, purtroppo, che questa tradizione in Basilicata è in uso anche nella destra: ci sono i transumanti, i cangiatori di casacca, i quali in barba al mandato elettorale ricevuto, fanno quello che vogliono. Tradiscono gli elettori, se ne fregano. Passano da una postazione all’altra con tanta facilità, e soprattutto dove le torte da dividere risultano più grandi e sontuose.
Ciò può accadere, ad esempio, nei paesi più ricchi dove scorre sotto l’oro nero, dove ci sono più danari da gestire, o può accadere trai banchetti regionali, nei convivi delle regge regionali. Hanno costruito negli anni a Potenza una reggia regionale, dove ci sono i nuovi nobili. Ma non era meglio la buonanima?C’era solo un partito e c’era poco da cambiare! O i Borboni: almeno c’era solo il re che mangiava, ma non tutti questi cortigiani che hanno fatto fallire la regione.
La destra è peggio della sinistra, si è rivelata una delusione: anche qua ci sono i cambiatori di casacca, i trasformisti, i transumanti. Anzi oltre ai vecchi si sono aggiunti i giovani, i qualunquisti, i giovanotti della via Gluck, che fanno lo stesso mestiere: le farse di carnevale e le prelibate ”chiacchiere” di carnevale. Il guaio è che le fanno tutto l’anno. Qui non cambierà mai niente. Il popolo è arrabbiato e tutti se ne vanno. Ci resteranno solo i vecchi rimbambiti e i cinghiali. Noi speravamo in un grande cambiamento con la destra, ma ci siamo accorti che qui non cambia mai niente.
C’è un immobilismo atavico, dove sono sempre le stesse lobby al comando, solo che cambiano vestito, partono da arlecchino e tornano da pulcinella, e così da pantalone, gianduia, colombina e meneghino. Qui è sempre carnevale. Ci mancavano solo le maschere del Covid. Ma le maschere già c’erano, tutti i giorni. Pirandello l’aveva capito bene: l’uomo è una maschera. O meglio: Nella tua vita incontrerai molte maschere e pochi volti!