LA PANDEMIA HA CANCELLATO 444MILA POSTI DI LAVORO, COLPITI SOPRATTUTTO DONNE E GIOVANI
La crisi del mercato del lavoro, una situazione senza precedenti: necessario incentivare investimenti ed economia
DI ALBERTO GIORDANO
L’ impatto del crisi pandemica impatta con la caduta degli occupati totali tornatisotto quota 23 milioni (22,8 milioni), ovvero l’1,9% in meno sul 2019, e dei disoccupati e degli inattivi. I dati registrati dall’Istat nel confronto tra dicembre 2019 e dicembre 2020 mostrano un calo di 444 mila occupati. L’aumento degli inattivi, tra cui molti scoraggiati, è stato pari a 42 mila unità rispetto a novembre 2019. Molti disoccupati dopo mesi di ricerche non trovando lavoro si sono trasformati come inattivi. Nel solo mese di dicembre rispetto al mese di novembre sono spariti 101 mila posti di lavoro, di cui 99 mila riferiti alle donne, inserite in prevalenza in attività di servizi, le più penalizzate dalla seconda ondata del Covid.
Inoltre a dicembre si sono ridotti i dipendenti permanenti (-16 mila), anche se il calo più consistente riguarda gli indipendenti (-79 mila unità rispetto a novembre). La pandemia ha così colpito pesantemente le donne, i giovani, gli autonomi e l’occupazione temporanea. Si tratta dei segmenti meno protetti dalle misure emergenziali messe a disposizione dal governo, ovvero il blocco dei licenziamenti, la Cig sostanzialmente per tutti e le indennità seppur discontinue.
Rispetto al dicembre 2019,secondo l’Istat,si contano 209 mila lavoratori indipendenti in meno. I dipendenti a tempo sono crollati di 393 mila unità, a testimonianza del fallimento del Decreto Dignità che ha irrigidito contratti a termine e in somministrazione. Il blocco dei licenziamenti ha spinto infatti le imprese a non rinnovare i contratti a termine alla scadenza.
Tra i giovani il tasso di disoccupazione è tornato a sfiorare il 30% (a dicembre il 29,7%). Eurostat indica come l’Italia sia in fondo alla classifica a livello europeo; peggio di noi fanno Spagna (40,7%) e Grecia (35% di ottobre). Sempre più distante la Germania che ha solo il 6,3% di under 25 senza un impiego grazie al sistema di formazione duale. L’unica dato positivo riguarda la fascia di età degli over 50, con un + 197mila unità sull’anno e 28 mila sul mese, connesso anche all’allungamento dell’età pensionabile. La fascia di età più in affanno è quella dei 35-49enni. In 12 mesi hanno perso 315 mila occupati, sul mese 74mila. Le difficoltà di rientro nel mercato del lavoro sono evidenti, con incentivi alle assunzioni troppo complessi e deboli e le politiche attive ancora al palo.
Il quadro non cambia se si analizzano i dati dell’Inps che a fine gennaio ha diffuso il saldo annualizzato, la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi 12mesi, dati riferiti fino a ottobre, che ha fatto registrare 662 mila contratti persi. L’Inps registra i contratti di lavoro, a differenza dell’Istat che rileva il numero degli occupati. Il saldo divenuto negativo a febbraio (-28mila) è peggiorato durante il lockdown a marzo (-283mila) e ancor di più ad aprile (-623mila). La dinamica negativa è proseguita, raggiungendo il picco a giugno (-813mila). A luglio è iniziata una inversione (-761 mila) proseguita nei mesi successivi. Ciò a determinato a ottobre un saldo annualizzato di -662 mila rapporti di lavoro. Non è cambiato da quando Mario Draghi allora alla guida della Banca d’Italia decise di dedicare una parte consistente delle sue ultime considerazioni da governatore dell’istituto centrale italiano a quello che definì «un incredibile spreco di talenti»: il talento delle donne. Sarà ora importante capire cosa farà il governo Draghi con il dipartimento per le Pari opportunità, da sempre ministero senza portafoglio, dipendente dalla presidenza del Consiglio dei ministri.
D’altra parte — sono parole di Draghi — la scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro «è un fattore cruciale di debolezza del sistema». E, allo stesso modo, non si può definire un Paese moderno quello in cui cisia un alto tasso di violenza contro le donne o di abusi contro i bambini, competenze anche queste delle Pari opportunità.
LA QUESTIONE FEMMINILE NEL MEZZOGIORNO E IN BASILICATA
Le donne sono fortemente sottoutilizzate e la loro valorizzazione non è solo una questione di equità, ma anche per una questione strettamente economica. Una redistribuzione del lavoro a favore delle donne potrebbe portare a un tasso di occupazione femminile al 60% con positivi effetti indotti sulla produttività media italiana del 7% (fonte: Banca d’Italia). Il fenomeno della crisi del mercato del lavoro è amplificata nel Mezzogiorno. Le regioni meridionali sono le ultime tra quelle dell’Unione europea per tasso di occupazione femminile. L’emergenza sanitaria ha cancellato l’incremento di occupazione femminile faticosamente conseguito fino al 2018, riportandola a un solo punto percentuale sopra i livelli del 2008.
Nel Mezzogiorno si è scesi al 31,7% nelsecondo trimestre 2020 (era il 31,3 per cento nel 2008), percentuale contenuta solo grazie al calo demografico. L’incremento del tasso di occupazione femminile conseguito dal 2008 al 2019 concerne posti di lavoro non qualificati, situazioni contrattualmente precarie, part-time o a tempo determinato. Quasi il 25% delle donne meridionali ha un contratto a termine da almeno 5 anni, contro il 13% delle donne settentrionali.
IL CASO DELLA REGIONE BASILICATA
La situazione in Basilicata è particolarmente precaria. Il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nel 2019 era pari al 37,7% (35% nel 2008), e nel primo semestre 2020 si è ridotto del 2,4%. Come noto le donne hanno retribuzioni mediamente inferiori agli uomini, ancora di più nel Mezzogiorno. In Italia la quota di donne occupate in posizioni professionali altamente specializzate (anche quelle manageriali) è scesa dal 44% del 2008 al 38% del 2019. Il fenomeno delle perdite è più evidente nel Mezzogiorno. Il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, nel settore bancario (per motivi riorganizzativi), il rallentamento dell’occupazione nelle grandi imprese sono all’origine del fenomeno. Esiste un’offerta qualificata di lavoro femminile, ma è carente la domanda; occorre evitare che lo smartworking diventi una forma di lavoro riservata alle donne. Ruolo determinante sostenere le politiche attive del lavoro per le donne delle varie fasce d’età, attraverso una formazione continua anche a distanza, come pure una rimodellazione delle competenze per coloro che intendano rientrare nel mercato del lavoro.
UNA OPPORTUNITÀ DI FINANZIAMENTO IMPRESA DONNA
La nuova edizione della misura Selfiemployment (Invitalia), offre una nuova opportunità per le donne in cerca di lavoro. finanziando a tasso zero fino a 50 mila euro le microimprese. I finanziamenti per l’avviamento dell’attività imprenditoriale sono applicabili in tutta Italia e per qualsiasisettore. Attenzione particolare è rivolta alle donne inattive e ai disoccupati di lunga durata, senza limiti di età, oltre che ai Neet iscritti al Programma Garanzia Giovani. Beneficiari: a) le imprese individuali, società di persone, società cooperative, cooperative sociali e associazioni professionali e società di professionisti costituite da non più di 1 2mesi dalla data di presentazione della domanda; b) le imprese individuali, società di persone, società cooperative, cooperative sociali (non ancora costituite), ma a condizione che vengano costituite entro 90 giorni dall’ammissione al finanziamento). Le forme societarie e associative devono esser e costituite da persone fisiche.
Le spese ammissibili riguardano le spese materiali e immateriali e le spese generali. Le spese per le risorse umane sono ammesse a determinate condizioni (non devono beneficiare di sgravi contributivi). Le attività ammissibili riguardano 3 tipologie d’intervento: Microcredito per interventi con programmi di spesa tra i 5 mila a 25 mila euro; microcredito esteso, per iniziative con programmi di spesa tra 25001 euro e i 35 mila euro; piccoli prestiti con programmi dispesa tra i 35001 euro e i 50 mila euro. Per i tre casi il finanziamento è pari al 100% delle spese ammissibili. Il Mezzogiorno ha uno stanziamento disponibile di 52.696.064,00 euro (Pon Spao). Rientrano in questa linea di finanziamento anche le donne.
La misura ha introdotto modifiche rispetto al passato. Le opportunità finanziarie e operative sono più vantaggiose, in particolare: documentazione più agile e snella per la presentazione della domanda; allungamento del periodo richiesto (da 60 a 90 giorni) per la costituzione della nuova società/ditta individuale; allungamento del periodo (da 6 a 12 mesi) per l’inizio della restituzione del finanziamento Microcredito e Microcredito esteso; per i Piccoli Prestiti.