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PER LA REGIONE È UN “ROSSO” SALVEZZA, EVITATI I FOCOLAI NELLE SCUOLE

La spinta sulle massime restrizioni sarebbe arrivata più da via Verrastro che dal Ministero. Bardi ha infatti stoppato tutta la didattica in presenza

Dai divieti minimi della zona gialla a quelli più stringenti per le zone rosse. Senza passare nemmeno una settimana da “osservati speciali”, con le misure intermedie previste per le zone arancioni. È questo il verdetto arrivato venerdì sera, dalla consueta cabina di regia ministeriale. Una notizia che ha lasciato tutti basiti, soprattutto i sindaci di diversi comuni lucani che contano pochissimi contagi (molti addirittura sotto le 10 unità).

A far scattare la prima volta la zona rossa in Basilicata, con la stretta su spostamenti, attività economiche e scuola (destinata a durare per almeno due settimane), sarebbe stata una volontà regionale. I rumors che trapelano in queste ore parlano di una costante interlocuzione tra il ministro della Salute Roberto speranza e il governatore della Regione Basilicata Vito Bardi. Parrebbe infatti che più che il ministro, sia stato il governatore ad essere propenso alla zona rossa. Dal ministero ad un certo punto era trapelata l’idea della zona arancione. Ma Bardi, evidentemente anche per il suo passato militare, avrebbe preferito la chiusura totale così da avere meno affanni e più rigore nella lotta al virus.

Della serie: meglio rossi che con tanti altri “problemi” da affrontare. E così la scelta, invece di prenderla in prima persona lo stesso governatore come fatto dal presidente del Molise Bardi avrebbe preferito scaricarla sul Ministero spingendo però che si chiudesse tutto. A riprova di ciò, la decisone presa dalla unità di crisi regionale di chiudere tutte le scuole di ogni ordine e grado. Anche elementari e totalmente le Medie che a differenza, in altre realtà rosse, restano comunque aperte secondo le disposizioni governative.

Dai dati emergerebbe che il 30% dei contagi in Basilicata derivano dalle scuole. Motivo che ha spinto via Verrastro a una chiusura definitiva, in modo che si consenta ai vertici regionali di controllare meglio l’emergenza. Cosa che ad oggi, con la riapertura delle scuole hanno dimostrato di non riuscire a fare.

All’annuncio della zona rossa lucana non sono mancate, come prevedibile, una serie di voci critiche sull’operato della Regione nella gestione dell’emergenza sanitaria. Come quella del sindaco di Tursi, Salvatore Cosma, che ha denunciato «inadempienze» da parte dell’unità di crisi anti virus di via Verrastro. Mentre un ex componente della stessa unità di crisi come Vincenzo Barile, dimessosi in polemica dopo una serie di scontri interni, ha ricordato che «l’epidemia non si combatte attendendo gli eventi» ma con «impegno, visione, competenza, organizzazione, e capacità di programmazione di medio e lungo periodo».

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