TEMPA ROSSA, INCONTRO “BLINDATO” IN REGIONE
Bocche cucite da via Verrastro: Bardi e Rosa avrebbero chiesto al colosso francese un maggiore impegno nel rispetto dei «cinque piani d’azione» e dell’Aia
Un incontro, l’ennesimo, per tirare, l’ennesima, linea di demarcazione fra un passato “oscuro” ed un futuro, si spera, più roseo: si è tenuto ieri in Regione l’incontro, blindatissimo, annunciato in esclusiva da Cronache nei giorni scorsi, tra amministrazione Bardi e dirigenza Total. Al centro, com’è lecito attendersi, la situazione dell’impianto estrattivo “Tempa Rossa” che, come dettagliato chirurgicamente nella nostra lunga inchiesta, non ha iniziato nel migliore dei modi il 2021. Un 2021 che potrebbe, a grandi linee, riassumersi con tre parole: fiammate, diffide e sanzioni. Un vertice, com’è emerso dalla “partecipazione” all’incontro, alla luce dei «recenti eventi che si sono reiterati presso la concessione Tempa Rossa» e che hanno «determinato diverse sollecitazioni di diversa natura, politica e amministrativa, all’Ufficio di Presidenza della Regione Basilicata».
Un incontro, come specificato, “riservatissimo” alla sola presenza di Bardi, dell’assessore Rosa e, pare, del capo di Gabinetto Busciolano e naturalmente dei dirigenti Total. Nonostante le “bocche cucite”, parrebbe che la Regione abbia chiesto con maggior forza al colosso francese di adempiere e rispettare i “famosi” «cinque piani d’azione», che la stessa Regione annunciò successivamente ad un meeting con l’azienda francese, tenutosi il primo febbraio scorso a dieci giorni dalla diffida emanata proprio dalla Regione Basilicata, oltre che le prescrizioni A.i.a. Resta dunque alta l’allerta sull’impianto estrattivo che, come Cronache ha riportato, nei primi due mesi dell’anno è stato “protagonista” di una decina di fiammate circa, in alcuni casi anche due in un singolo giorno. In aggiunta, gli eventi registrati sono spesso durati diverse ore, oltre a portare con sé i “soliti” fumi maleodoranti che, in diversi casi, i cittadini della vicina Corleto Perticara hanno avvertito.
2021: BREVE STORIA “TRISTE”
Due mesi complicati per Total: tante le fiammate occorse tra gennaio e febbraio (circa una decina), una diffida da parte di via Verrastro scaturita in un incontro, proprio in Regione, tenutosi lo scorso primo febbraio dove l’amministrazione regionale, in quel frangente rappresentata dal presidente Bardi e dell’assessore Rosa, discusse con il colosso petrolifero degli “eventi di torcia” avvenuti il 14, 15 e 17 gennaio (che, tra l’altro, rientreranno circa un mese dopo nelle “fiammate” contestate e alla base delle sanzioni). Nel frangente dell’incontro dello scorso primo febbraio, Total sottolineò, così come si evinse dal documento diramato dalla Regione Basilicata, che in quei frangenti le problematiche riscontrate nei citati giorni erano connesse a «spegnimento caldaia, errata lettura del trasmettitore di vibrazioni, errata lettura del trasmettitore di pressione dovuta all’abbassamento delle temperature».
In quel frangente, Total esplicò che «le fiammate sono un elemento di protezione di questo impianto così complesso e ci aiutano a comprendere gli eventuali aspetti da modificare in presenza di eventi inaspettati come, ad esempio, un abbassamento improvviso delle temperature, o alcune vibrazioni». In aggiunta, il colosso francese spiegò anche che, in relazione, alle altre fiammate prolungate avvenute in diverse occasioni dal 25 al 28 gennaio, «l’incremento di visibilità della fiamma è stato dovuto a un improvviso fuori specifica del gpl prodotto nell’impianto e al successivo invio alla torcia di sicurezza».
Bardi, in quel frangente, impose a Total i famosi «cinque piani d’azione», in cui impegnava Total a «nel più breve tempo possibile» alla concretizzazione di diverse azioni, tra cui «un piano della coibentazione dell’impianto e relativo cronoprogramma, un piano della ridondanza per il raddoppio dei rilevatori di misurazione finalizzato a ridurre al massimo gli errori, un piano per la mitigazione dei rilasci, un piano di riduzione, per questa fase, della produzione complessiva giornaliera, e, infine, un piano per la diminuzione dell’emungimento dai pozzi con maggiore carica acida».
LE SANZIONI
Fast Forward: con una nota del 23 febbraio dell’Ufficio Compatibilità ambientale, il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata ha notificato alla Total, gestore del Centro Olio Tempa Rossa, la determina del 18 febbraio 2021 con la quale sono state comminate alla società petrolifera sanzioni per 30 mila euro, riferite agli eventi anomali verificatisi dal 14 al 18 gennaio: eventi centrali, così come vi raccontammo nella nostra lunga inchiesta, negli ultimi due mesi circa, che ha coperto non solo il gran numero di fiammate verificatesi tra gennaio e febbraio nell’impianto, ma anche le questioni inerenti i processi di intervento disposti da Regione e Arpab, tra diffide, piani di azione e controlli serrati.
Le contestazioni, ha fatto sapere la Regione Basilicata, riguardano «l’inosservanza di quattro prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia)». Alla Total, in particolare, è stata contestata «la violazione dell’obbligo di una corretta comunicazione in quanto non è stato possibile valutare in maniera certa l’entità degli eventi e dei malfunzionamenti». Inoltre, ha fatto sapere la Regione, «si è sanzionata la circostanza che non è stato possibile verificare il rispetto dei valori limite e delle prescrizioni di carattere gestionale».
La Regione ha quantificato quindi l’ammontare della sanzione a 30mila euro. In modo particolare, ritenendo di applicare sanzioni che, orientativamente, sono state comminate in misura di 4 o 5 volte superiore al «valore minimo previsto» dalle norme specifiche. Sull’entità della sanzione, sono sorte alcune polemiche però, senza “sostrato”: infatti, non è una competenza regionale stabilire i quantitativi massimi e minimi applicabili. Infatti, secondo il Testo unico ambientale 152/2006 , il minimo previsto è di 1500 euro e il massimo è di 15mila euro «nei confronti di colui che pur essendo in possesso dell’autorizzazione integrata ambientale, non ne osserva le prescrizioni». Quindi, in quest’ottica, 30mila euro è la multa massima che si poteva comminare, grazie al rilevamento di più infrazioni e, di conseguenza, di più contestazioni. In aggiunta, è stato fissato il termine di «30 giorni dalla notifica su esteso provvedimento per il pagamento o la rateizzazione della stessa».
LA “GUERRA DEI VALORI” TRA ARPAB E TOTAL
Ma la “storia triste” non si è conclusa: Total ha difatti nei giorni scorsi annunciato la «trasformazione per 28 tecnici del Centro Olio del contratto di impiego da determinato a indeterminato, a seguito di un percorso culminato con l’ottenimento del certificato di “Upstream Operator Training” rilasciato da Oleum, il Centro di formazione di mestieri tecnici del Petrolio del gruppo Total». Una notizia “agrodolce”, proprio in misura degli avvenimenti sin qui concisamente riassunti e che, nonostante la sua fattiva essenza positiva, ha cozzato contro il muro di polemiche “infuocate” (è il caso di dirlo) degli ultimi mesi.
Ma, quasi contemporaneamente all’annuncio del colosso, sono fuoriusciti i dati allarmanti dell’Arpab, in relazione all’evento di torcia registrato lo scorso 13 e 14 febbraio, in cui la stessa Agenzia Regionale aveva sottolineato «per quanto riguarda le polveri, un superamento fino a 270 volte il limite orario. Per l’anidride solforosa il superamento è stato di 100 volte il limite orario e l’ossido di azoto di quattro volte il limite orario».
Pressapoco il giorno dopo, Total rispose in merito ai citati eventi che, in caso di una «fermata improvvisa degli impianti, possono verificarsi fasi di spegnimento e di accensione di apparecchiature dotate di sistemi “Sme”, durante le quali le stesse apparecchiature non potranno rispettare i limiti emissivi propri del normale funzionamento, come tra l’altro contemplato dalla stessa Autorizzazione Integrata Ambientale». In aggiunta, il colosso estrattivo sottolineava che durante «l’evento contestato sono stati riscontrati i seguenti valori validati: il massimo valore medio orario di anidride solforosa registrato dalle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria è stato di 14,73 mg/m3, cioè più di venti volte inferiore alla soglia di legge stabilita a 350 mg/m3; il massimo valore medio orario di ossido di azoto registrato dalle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria è stato di 4,38 mg/m3 contro un limite normativo pari a 200 mg/m3»